Giuseppe Hazzaya (710 – ?), monaco e mistico siriaco.

Lettera sui tre gradi della vita monastica

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  • Avendo io resistito un breve momento, [il demone] fu scacciato per la potenza della croce e lasciò la mia lingua; cominciai a rendere lode a Dio e a recitare, un versetto dopo l'altro, i salmi di Davide; e quanto più rimanevo fermo in questa dura tribolazione che si era abbattuta su di me, tanto più essa svaniva e si dissolveva davanti a me.
  • Bada, fratello mio, che a causa di un eccesso di salmi tu non cada nell'accidia e, per questo, tu abbandoni le tue ore [canoniche].
  • Vi sono molti "sapienti" che, nella loro ignoranza, dicono: "Non abbiamo bisogno della salmodia sensibile, poiché abbiamo la salmodia intelligibile. Salmodiamo con il cuore e non cerchiamo la salmodia della bocca". Ma parlano così perché sono stati colpiti dall'ardore del vento della vanagloria. Questi sapienti stolti avrebbero dovuto chiedersi: è possibile che vi sia vita in un'anima senza corpo? Può l'uomo essere costituito da una parte soltanto?

Bibliografia

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  • Giuseppe Hazzaya, Lettre sur les trois étapes de la vie monastique, traduzione di Sabino Chialà, Brepols, 1999.

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