Giuseppe Finzi (letterato)

critico letterario, filologo e giornalista italiano (1852-1922)

Giuseppe Finzi (1852 – 1922), letterato italiano.

Citazioni di Giuseppe Finzi

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  • [...] il fermarsi del pensiero sopra certi postulati o certe verità o certi aspetti e contrasti delle cose è spesso opportuno, talvolta necessario, sempre dilettevole. Oltre a ciò il significare un concetto che magari alla prima abbiamo creduto nostro, con la configurazione datagli da un altro e maggior scrittore non pure gli accresce autorità agli occhi altrui, ed anco ai nostri, ma eziandio procura a noi una sorta di soddisfazione. Il più importante poi è che assai frequentemente noi vediamo in queste citazioni prendere determinatezza e consistenza delle idee che, a così dire, s'appiattavano timide, vaghe, indefinite, come in nube, nella nostra mente; onde ci sembra che esprimerle con parole altrui debba conferir loro pienezza ed efficacia.[1]
  • Il pensiero è un patrimonio universale, che si trasmette senza inventario di generazione in generazione; il tempo lo modifica, qualcosa via via di caduco o avvizzito ne toglie, molto vi aggiunge e le menti tanto più largamente lo fruiscono quanto più hanno capacità di comprenderlo e di possederlo.[2]
  • La prosa, scrisse il De Sanctis, è la riflessione della vita. Conviene pertanto che il prosatore, quanto alla contenenza, sappia e possa accogliere in sé gli elementi universali della vita e dello spirito umano non meno che i particolari della storia, delle circostanze vogliam dire transitorie, ma necessarie, dei tempi e dei luoghi. E quanto alla forma, poiché il genio delle nazioni e la storia e lo spirito delle lingue non sono sempre e da per tutto uguali, conviene che il prosatore s'adegui agli elementi formali e tradizionali che sono in fiore quando e dove egli scrive.[3]
  1. Dal proemio del Dizionario di citazioni latine ed italiane, Remo Sandron, Milano-Palermo-Napoli, 1902, p. XI.
  2. Da Lezioni di storia della letteratura italiana, vol. IV, parte II, Ermanno Loescher, Torino-Roma, 1895, p. 211.
  3. Da Lezioni di storia della letteratura italiana, cit., p. 196.

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