Gisèle Vienne

Coreografa, artista e regista teatrale franco-austriaca

Gisèle Vienne (1976 – vivente) coreografa, artista e regista teatrale franco-austriaca.

Gisèle Vienne, lo spazio del pensiero è nel movimento

Intervista di Lucrezia Ercolani, ilmanifesto.it, 16 settembre 2022.

  • [La sofferenza che si vive in età adolescenziale è al centro del tuo lavoro. Cosa ti attrae in questo spazio?] È un'età critica, in cui veniamo spinti ad uniformarci al copione che la società ha previsto per noi. Per me la sociologia è lo studio di questi copioni, che non sono affatto naturali, ma costruiti come quelli per gli attori. Non recitarli nel modo giusto implica essere tagliati fuori dalla comunità umana, un'esperienza di isolamento molto dolorosa. È un processo che inizia dall'infanzia, ma credo che durante l'adolescenza venga dichiarato in maniera più forte: questo sarà il tuo modo di vestirti, di muoverti, questa sarà la tua sessualità, e così via. Non c'è un'unica possibilità ma se si vuole rientrare nella normalità, il ventaglio non è ampio. Non la definirei quindi una crisi adolescenziale, ma una crisi politica e sociologica vissuta nella propria carne. Spesso nei miei lavori ci sono rimandi a culture alternative, legate alla musica techno, metal o punk, perché ammiro chi riesce a pensare e agire contro questi copioni, a stare insieme provando a immaginare dei cambiamenti nella società.
  • [Questo discorso come si intreccia con le marionette che realizzi?] Nella nostra cultura riconosciamo le marionette in quanto oggetti – non è così ovunque, ad esempio in Giappone – ma avendo una forma umana, nel nostro sguardo su di loro c'è sempre una certa ambiguità. Per questo, lavorare sulle marionette è per me un ottimo modo per mettere in questione lo sguardo che abbiamo nei confronti di diverse categorie di persone. Non guardare qualcuno, non riconoscerlo in quanto soggetto, è per me il primo passo della violenza. In una performance si è di fronte a un pubblico e il discorso sulle variazioni del guardare diventa pregnante.
  • [La ricerca sul movimento è per te fondamentale. Spesso nelle performance ci sono momenti di immobilità, sono anch'essi un rimando al teatro di figura?] Sono stata molto influenzata da modalità alterate di movimento che possiamo trovare ad esempio nei video di musica elettronica, un aspetto molto presente nello spettacolo Crowd. Mi interrogo sul perché alcuni modi di danzare e di muoverci ci esaltano. L'immobilità è un punto di contatto tra una possibilità del corpo e forme della rappresentazione come la scultura o la fotografia, per me è centrale in quanto possibilità espressiva del silenzio. Possiamo chiederci cos'è il silenzio in musica, oppure in architettura, in letteratura e anche nella performance. Il silenzio è plurale ma non è mai puro, c'è sempre qualcosa che risuona o che viene anticipato. Il corpo fermo non esiste mai, nemmeno da morto, e questo ha un aspetto cruciale in termini di composizione.

Citazioni su Gisèle Vienne modifica

  • L'ho incontrata a un workshop e mi è piaciuto subito il suo modo di lavorare, quello che cerca nell'arte e nella sua forma. Sta inventando un linguaggio, un sistema di segni. Cerca di spostare la nostra percezione. La pièce parte da un testo di Robert Walser su un ragazzo che finge di suicidarsi per capire se sua madre lo ama. Su questa base abbiamo lavorato con Gisèle, con la coprotagonista Henrietta Wallberg e con gli ideatori del suono e delle luci per creare un nuovo tipo di linguaggio, e spostare il focus della pièce sulla violenza che può nascondersi all'interno della famiglia. Una violenza con cui puoi cancellare chi hai davanti. (Adèle Haenel)

Altri progetti modifica