Giovanni Giraud

drammaturgo e poeta italiano (1776-1834)

Giovanni Giraud (1776 – 1834), drammaturgo, poeta e banchiere italiano.

Lapide commemorativa di Giovanni Giraud nell'atrio della basilica romana di S. Eustachio

Citazioni di Giovanni Giraud

modifica
  • [Ad una dama romana]
    Sopra d'un nastro bianco che tenea stretto al cinto, | Questo gentil mottetto in nero era dipinto: | Pulsate ed aperietur[1].[2]

Incipit di L'aio nell'imbarazzo

modifica
Il marchese Giulio e Leonarda.

Marchese Senza fare tante ciance, avete detto a don Gregorio che voglio parlargli?
Leonarda Signorsí.
Marchese Tanto basta.
Leonarda Ma siccome ancora non viene, non voleva supponeste che io...
Marchese Verrà, verrà.
Leonarda Mi pare però che sia una mancanza farsi desiderare, quando un aio vien chiamato dal padrone.
Marchese Andate: non v'imbarazzate di questo. Voi siete una buona donna, ma non volete, in tanti anni che siete in mia casa, ancora deporre il vizio di ciarlare e di mischiarvi in ciò che non vi spetta.

Citazioni su Giovanni Giraud

modifica
  • Egli romano conosceva più specialmente il linguaggio romano, e quello adoperò, senza aggraziarlo, né sceverarlo da francesismi appartenenti più alla parte cólta della cittadinanza che alla plebe; se avesse avuto egual pratica e familiarità col linguaggio toscano, senza dubbio avrebbe formato un'elocuzione più spigliata e briosa e più schiettamente italiana. (Giovanni Mestica)
  • Poteva anche riuscire a ben maggiore eccellenza, se avesse studiato nei libri le finezze dell'arte che non s'imparano pienamente con la sola osservazione della natura; onde, benché dotato di felicissimo ingegno drammatico, rimase molto addietro al Goldoni e specialmente al Molière, da lui tenuti a modelli. Dove dice: «Non vanto letture, non millanto erudizione», dà per un rispetto una lode a sé stesso, e per l'altro un biasimo anche maggiore. (Giovanni Mestica)
  • Giovanni Giraud rappresentava il tipo del romano scetticamente gaudioso e noncurante, pronto al vilipendio e allo scherno: tipo di una razza, alla quale non eran freno, anzi contrastavano, le tradizioni classiche, le pompe cattoliche, le austere rovine d'una grandezza fatta d'ideale dominatore.
  • Napoleone I (che lodava poco e ammirava meno) nella luna di miele dei cento giorni si sentiva, a quanto pare, in vena di compiacenza; si congratulò con l'acclamato commediografo romano, pronunciandone il nome alla francese: Girò. Ma il conte subito a correggerlo: Gi-ra-ud. — Sta bene, ripigliò Napoleone, dunque Girò. — E il conte-poeta a ripetere, col dittongo disciolto: Gi-ra-ud. — Napoleone, indispettito, gli voltò le spalle.
  • Nessuno di noi avrebbe ricevuto in casa quella lingua viperea del Giraud; e mostrò coraggio la contessa d'Albany nel chiudergli le proprie celebri sale, onde fu colpita da un epigramma del poeta vendicativo: altri, invece, gli aprivano le braccia per paura di quella penna e di quella lingua.
  1. Bussate e [vi] sarà aperto. (Luca, XI, 9)
  2. Citato in Raffaello Barbiera, Verso l'ideale. Profili di letteratura e d'arte, Libreria Editrice Nazionale, Milano, 1905, Seconda serie, p. 135.

Bibliografia

modifica

Altri progetti

modifica