Gino Birindelli
ammiraglio e politico italiano
Gino Birindelli (1911 – 2008), ammiraglio e politico italiano.
Dal suo testamento spirituale
Da L'Etica - II, Rivista Marittima, marzo 2006; riportato in parte su tricolore-Italia.com, numero 119, 1° maggio 2006, p. 8
- Lo scopo della vita è creare, fare, dare. L'azione è gioia dello spirito.
- Non chiedere mai alcunché ad alcuno se non a te stesso. Chiedi al tuo Dio solo e sempre la forza di "non chiedere", ma ringrazialo continuamente per ciò che sei stato capace di fare.
- La forza più grande dell'uomo è la volontà, quella che permette di "strappare le stelle dal cielo", di porre "il cielo come solo limite alle proprie capacità ed aspirazioni", quella che spinge l'handicappato a cimentarsi nell'agone sportivo, a rendersi autosufficiente con il lavoro.
- Assisiti senza fine chi si impegna con perseverante sacrificio all'elevazione materiale e spirituale propria ed altrui. Ogni atto di solidarietà che proponi sia, prima di tutto ed in buona misura, a tuo carico.
- Una più grande Famiglia donataci da Dio. Questa è la patria e ad essa *come tale *si devono dedizione e devozione assolute.
- La Civiltà è il rispetto si se stessi, degli altri, delle altrui opinioni. La Cultura ha lo scopo precipuo di incrementare il grado di Civiltà degli individui.
- La Libertà e la Pace sono *solo e sempre *il prodotto dell'impegno duro, indefesso, doloroso degli uomini di buona volontà. La costruzione umana su cui si poggia la Pace ha, come chiave di volta, la Giustizia; quella su cui poggia la Libertà ha il Coraggio.
- Il coraggio vero, quello che conta, è il Coraggio Morale. Esso deriva dall'onestà, dal senso del dovere, dall'impegno con se stesso a tutelare i diritti umani di tutti.
- La forza dell'Amore è immensa ed immensamente benefica se ogni suo atto è ispirato e strettamente legato al rispetto della Legge degli uomini onde esso non degeneri in mollezza o, addirittura, in acquiescenza alla sua violazione. Tutto ciò che, nell'empito di Amore, viene dato a qualcuno in termini di tolleranza o perdono è, infatti, sottratto surrettiziamente e definitivamente alla cogenza della norma su cui si basa l'ordinata convivenza della società civile.
- "In medio stat virtus" è saggia norma di vita ma la realizzazione della "medianità virtuosa" si deve ottenere solo e sempre attraverso la pratica del precetto si-si/no-no, del confronto con l'opposto, della competizione, mai con il compromesso. La competizione leale consente infatti di evitare lo scontro crudele; impedisce che la Pace degradi nel nirvana.
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