Gianfranco Morra
sociologo italiano (1930-2021)
Gianfranco Morra, sociologo e saggista italiano.
Citazioni di Gianfranco Morra
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Di certo le rivelazioni della Commissione Mitrokhin daranno una risposta alla domanda più importante della storia della guerra fredda in Italia: mentre il nostro Paese era legato con un patto difensivo alla Nato, come giudicare un partito che ottiene danaro da un paese nemico per sostenere i suoi progetti di invasione e di conquista con un'organizzazione paramilitare, dotata di armi e radio ricetrasmittenti chiamata "Gladio rossa"? Il cui fine era di insorgere e combattere, se necessario, a fianco degli eserciti sovietici, qualora i "liberatori" fossero entrati in Italia dall'Est.[1]
- Il PCI decretò la morte politica di Craxi, suo principale rivale a sinistra, proprio negli anni in cui la caduta del Muro di Berlino liberava l'Europa dal comunismo e lo costringeva [a virare verso la socialdemocrazia].[2]
- Purtroppo gli italiani hanno copiato l'America nelle cose meno valide (musica rock, bevande, fast food, moda banale, lingua monisillabica, serial televisivi), trascurando invece la loro tradizione più valida: che è quella della libertà e di una democrazia insieme laica e religiosa, che difende i diritti di tutti come punto di partenza, affinché siano i più dotati e volenterosi ad emergere per il bene comune.[3]
- Ogni guerra, per l'islamico è "santa", è un jihad. In essa si affrontano due combattenti: uno forte dell'unica vera fede, quella predicata da Maometto, e l'altro che va persuaso, con le buone o con le cattive, ad abbracciarla.[4]
- Il federalismo fa tacere le dispute tra laici e cattolici, mostra la loro necessaria collaborazione. E rompe le barriere tra nordisti e sudisti. Esso vale per tutte le regioni d'Italia, dato che esprime la linea portante della politica europea: primato della persona e della famiglia, ruolo strumentale dello stato e principio di sussidarietà.[5]
- Per mezzo secolo l'Italia è stata funestata da un totalitarismo politico, quello dei comunisti, fortunatamente fermato dalla Dc e dagli Usa. La caduta del comunismo ha costretto i nipotini di Gramsci a fare i conti con la democrazia, anche se pochi compagni ritardati ancora resistono nella casamatta dell’utopia.[6]
Da Libero, 31 dicembre 2003
- Se si dice "no" all'uso della forza (Saddam Hussein, i Black bloc) si lasciano i deboli in balìa di forti e colpevoli.
- I no global compiono una esaltazione moralistica e patetica della non violenza, accompagnata dall'uso indiscriminato di mezzi violenti.
- I politici buonisti ci danno una politica moralistica e irresponsabile: il buonista vi governa male? Non diminuisce le tasse? Non riesce ad assicurare servizi efficienti? Fa niente: ha titolo al potere perché animato da buone intenzioni.