Gian Carlo Passeroni
poeta italiano
(Reindirizzamento da Giancarlo Passeroni)
Gian Carlo Passeroni (1713 – 1803), poeta italiano.
Citazioni di Gian Carlo Passeroni
modificaRime
modificaCitazioni
modifica- Se è Romano, sarà qualch'uom servile | qualche schiavo cioè, qualche facchino | della feccia del popolo più vile, | per lo meno sarà Transteverino.[1]
- Non conoscendo Dio, come mai puoi | Vantarti di dottrina? essendo cieco, | De' colori esser giudice tu vuoi.[fonte 1] (Cap. III)
- Il più tristo mestier che mai sia stato, | Che sia, che mai sarà nel mondo tutto, | A mio parere, è quel del letterato.[fonte 2] (Cap. IV)
- Stampano i dotti e stampan gli ignoranti | Libri diversi; e peggiorando invecchia | Il mondo, in mezzo di tanti libri e tanti.[fonte 3] (Cap. VI)
- Chi stampa un libro, par che sia obbligato | A saper, quasi fosse Angiol celeste, | Quanto è mai stato scritto, oppur sognato.[fonte 4] (Cap. VII)
Citazioni su Gian Carlo Passeroni
modifica- Carlo Passeroni fu un poeta mediocre. Ma egli possedeva nobile rettitudine, e squisita dignità d'animo; aveva cioè le doti che mancavano generalmente agli scrittori dell'età sua, e che erano le meglio adatte per il rinnovamento letterario italiano. Nessuno poté vantarsi d'aver avuto da lui a prezzo d'oro e di favori il lenocinio di una rima, l'adulazione di un verso. Nessuno poté dire d'aver preso a giuoco il prete Passeroni, mentre gli abati ed i poetucci erano l'ordinario trastullo delle mense patrizie. Bensì egli, facile allo scherzo, al frizzo, all'allegria, satireggiò di santa ragione, canzonò spietatamente i vizi ed i viziosi dell'età sua, gli amorucci arcadici, e le donne civettuole. Il virtuoso prete di Lantosca[2] al degradato carattere italiano contrapponeva un fiero e dignitoso contegno.
- In Milano, egli viveva solingo in una povera cameretta. Una vecchierella gli recava acqua, e gli faceva il letto: per tutto il resto, ei provvedeva da sé. Ridotto per qualche tempo al solo profitto delle sue messe, il suo vitto era pane bollito e poche frutta. Limpida acqua gli spegneva la sete. In sul finire della vita, il suo vestire era divenuto quasi cencioso. Eppure nessuno sentì mai l'abate Passeroni dolersi della sua povertà, né egli pensò mai a levarsela di dosso, come avrebbe potuto con tutta facilità, imbrancandosi allo stuolo di quegli abati leziosi, che erano delizia e vanto delle doviziose famiglie patrizie.
- Sino alla morte, il Passeroni si mantenne letterato di virtù pura e intemerata, non vinta dalle dure prove della povertà: ammonitore severo, ma sempre cortese, delle corruttele dell'età sua, che desiderò migliorata, non lasciando di fare quanto da lui dipendeva perché riuscisse tale. Il volgo in parrucca dei letterati suoi contemporanei lo guardò con sorriso compassionevole: ma gli fu di ristoro il caldo affetto che gli portò Giuseppe Parini, il quale lo volle giudice de' suoi versi, e lo salutò suo maestro. La sua memoria non deve essere lasciata in oblio negli annali dell'Italia redenta.
Note
modifica- ↑ Citato in Salvatore Battaglia, Grande Dizionario della Lingua Italiana, XXI, Unione Tipografico-Editrice Torinese, Torino, 2002, p. 243. ISBN 88-02-05983-7
- ↑ Lantosque (in italiano e in occitano Lantosca), comune francese del dipartimento delle Alpi Marittime, regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra.
Fonti
modificaBibliografia
modifica- Thomas Benfield Harbottle & Philip Hugh Dalbiac, Harbottle – Dictionary of quotations French and Italian, S. Sonnenschein Editore, Londra, 1904. (Disponibile su Wikisource) (L'autore nell'indice del libro)
- Giancarlo Passeroni, Rime, Antonio Agnelli Regio Stampatore, Milano, 1775. (Disponibile su Archive)
Altri progetti
modifica- Wikipedia contiene una voce riguardante Gian Carlo Passeroni
- Wikisource contiene una pagina dedicata a Gian Carlo Passeroni
- Commons contiene immagini o altri file su Gian Carlo Passeroni