Genova Thaon di Revel

militare e politico italiano (1817-1910)

Conte Genova Giovanni Battista Thaon di Revel, abbreviato in Genova di Revel (1817 – 1910), nobile, militare, patriota, politico, diplomatico e storico italiano.

Genova Thaon di Revel (1871)

Il 1859 e l'Italia centrale. Miei ricordi

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  • Ben si comprende quanta fosse l'agitazione e l'ansia in Savoia e Nizza. Eransi naturalmente formati due partiti, i quali si distinguevano in Savoyards e Niçards quelli che volevano rimanere uniti alla monarchia di Vittorio Emanuele, e Savoisiens e Niçois quelli che erano per l'annessione alla Francia. Nello stesso numero del Giornale Ufficiale si leggeva: che le truppe sarde al loro imbarco a Villafranca erano state salutate con immense acclamazioni dalla popolazione di Nizza dolente della loro partenza. Poche linee dopo, lo stesso giornale narrava dell'accoglienza entusiastica ricevuta dai Francesi a Nizza! Era ben naturale tale divergenza d'opinioni di fronte ad una situazione così eccezionale ed impreveduta! Così ostica al sentimento nazionale! (cap. IX, p. 117)
  • Cavour parlò [alla Camera] con abilissima convenienza, senza irritare gli oppositori, lodandone anzi i generosi sentimenti. Senza dirlo chiaramente, esponeva la necessità della situazione. Era egli possibile che Napoleone [III] fosse sceso in Italia per combattere l'Austria, e rischiata una guerra generale non voluta dalla nazione francese, unicamente per ingrandire il regno di Sardegna? Lo spirito nazionale italiano aveva bensì prodotto un impulso unanime ed irresistibile, ma se Napoleone non avesse ricevuti compensi, avrebbe ben presto represso ogni idea d'annessione unitaria col suo esercito tuttora stazionato in Italia, e sarebbe stato volonterosamente coadiuvato da tutto le altre potenze, meno l'Inghilterra. Se prima si contentava della Savoia, ora che la Toscana aveva pure voluto unirsi, egli aveva chiesto anche Nizza. (cap. IX, p. 118)
  • Vittorio Emanuele il 1º aprile indirizzava alla Savoia e Nizza un proclama, in francese, nel quale annunziava il trattato conchiuso colla Francia. Diceva che per quanto gli fosse doloroso separarsi da quelle provincie, aveva dovuto riconoscere giusta la domanda dell'Imperatore [Napoleone III] suo alleato, di fronte ai cambiamenti territoriali avvenuti, ed ai sacrifizi sofferti per la causa italiana. Non poteva neppur dissimularsi le affinità di lingua e di razza. Però tale cessione non sarà imposta, essa deve dipendere dal libero consenso delle popolazioni. Per accertare tale libertà, essersi già ritirati gli impiegati estranei. Raccomandava una dignitosa calma. Sarebbero accolti come fratelli dai Francesi, e finiva: "Faites que votre reunion à la France soit un lien de plus entro deux nations dont la mission est de travailler de concert au developpement de la civilisation." Ritengo che non vi fu mai compilazione più difficile di quella di questo proclama. (cap. IX, p. 119)

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