Gaspare Pisciotta

criminale italiano (1924-1954)

Gaspare Pisciotta (1924 – 1954), brigante italiano.

Citazioni di Gaspare Pisciotta modifica

  • [Al processo di Viterbo] Eravamo un unico corpo, banditi, polizia, mafia, come Padre Figlio e Spirito Santo.[1]

Citazioni su Gaspare Pisciotta modifica

  • Aveva ragione Giuliano a non volersi muovere dalle montagne di Sagano e a dire: "No in città io non scendo, sull'asfalto scivolo". Il cerchio di morte si chiude nel febbraio del '54 all'Ucciardone. La mattina del 9 febbraio la guardia carceraria Ignazio Selvaggio porta il caffè nella cella che Pisciotta divide con un mafioso. Muore di stricnina senza aver ripreso conoscenza. La guardia carceraria e il mafioso Riolo vengono processati, assolti e uno dopo l'altro fatti sparire come testimoni pericolosi. Riolo viene freddato a Piana degli Albanesi, Benedetto Minasola che ha guidato Pisciotta a Castelvetrano finito con la lupara a San Giovanni Jato, restano in vita la madre e la sorella di Giuliano. (Giorgio Bocca)
  • Il mattino del 9 febbraio 1954, nelle carceri dell'Ucciardone, Gaspare Pisciotta, luogotenente del bandito Giuliano, viene avvelenato con una sostanza tossica mescolata con il caffè. È subito aperta un'inchiesta, vengono nominati i periti settori che dovranno eseguire la necroscopia del cadavere del Pisciotta e riferire al magistrato, entro due mesi, il risultato dell'esame. [...] In seguito si seppe soltanto che Pisciotta era stato avvelenato con una forte dose di stricnina, né altro aggiunse la giustizia. (Rosario La Duca)

Note modifica

  1. Citato in Giorgio Bocca, La Sicilia del bandito Giuliano, repubblica.it, 4 luglio 2000.

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