Gary Marcus

Gary F. Marcus (1970 – vivente), docente e psicologo del linguaggio statunitense.

Sono umano?

Oggi è possibile realizzare macchine che ingannano le persone, almeno per brevi periodi, ma sono vittorie effimere, e non sembrano portarci nemmeno nelle vicinanze dell'intelligenza vera e propria.
Il problema è che a questo gioco è troppo facile barare. Si può «vincere» limitandosi a imbrogliare e fingere ignoranza. Come in parte aveva previsto lo stesso Turing, il trucco per vincere consiste soprattutto nel non rispondere alle domande. Se il giudice le chiede «Provi dei sentimenti?», per vincere la macchina deve mentire. È contorto, ma non è una bizzarra eccezione: è la regola. Il sistema per passare il test di Turing è ingannare.
Nel 2014, per esempio, un chatbot chiamato «Eugene Goostman» ha «superato», per così dire, il test di Turing fingendo di essere un sarcastico tredicenne di Odessa, in Ucraina, che non dava mai una risposta diretta. Alcuni degli esaminatori sono stati ingannati (circa un terzo, il che viene considerato una vittoria di misura). (p. 76)

Chiunque cerchi di programmare una macchina perché capisca il linguaggio si rende rapidamente conto che praticamente ogni frase è ambigua, e spesso per più di un aspetto. Il nostro cervello se la cava così bene in questo compito che in genere non lo notiamo.
Prendiamo la frase: «Il pallone sfondò il tavolino perché era fatto di polistirolo». A rigore, la frase è ambigua: che cosa era fatto di polistirolo, il pallone o il tavolino? Qualunque ascoltatore umano capisce che deve trattarsi del tavolino, ma ciò richiede conoscenze di scienza dei materiali oltre alla comprensione del linguaggio, e questo è ancora molto al di là della portata delle macchine. (p. 79)

Come ogni altro campo, l'intelligenza artificiale ha bisogno di obiettivi chiari. Il test di Turing è stato un buon inizio: ma è venuto il momento di elaborare una nuova generazione di prove ed esami. (p. 79)