George Macaulay Trevelyan

storico e scrittore britannico
(Reindirizzamento da G. M. Trevelyan)

George Macaulay Trevelyan (1876 – 1962), storico britannico.

George Macaulay Trevelyan nel 1926

Citazioni di George Macaulay Trevelyan

modifica
  • L'educazione [...] ha creato una vasta popolazione di gente che sa leggere ma non sa riconoscere ciò che vale la pena di leggere.[1]
  • Il Cosenz, napoletano di nascita ma settentrionale di temperamento, quieto, modesto, dallo sguardo benigno dietro gli occhiali, freddo in battaglia quanto Bixio era bollente, già famoso fra i difensori di Venezia, entrò al servizio di Garibaldi e divenne da quel momento il suo buon angelo e in politica e in guerra.[2]

Garibaldi e la difesa della Repubblica Romana

modifica
  • Garibaldi a casa sua non era stato allevato nelle idee di liberalismo o di libertà per l'Italia. Suo padre e sua madre erano sinceramente religiosi e indifferentemente conservatori, e i marinai nizzardi non erano stati tocchi dal Carbonarismo. Fu durante i suoi viaggi nel Levante ch'egli s'imbatté per la prima volta in uomini appassionati di libertà e non fu che di là dal mare ch'egli per la prima volta incontrò dei patriotti italiani, esuli, da cui apprese che aveva una patria sanguinolente. Anch'egli come i Greci aveva una patria per cui battersi! Che pensiero! Anzi che passione! Si impadronì di lui nella prima giovinezza, come un primo amore – rivelazione di vita. (cap. 1, p. 17)
  • Il capo, e si potrebbe anche dire il creatore del partito democratico romano, era Angelo Brunetti, cuor d'oro e testa leggiera, un mercante di vino e di cavalli, più noto sotto il nome di Ciceruacchio datogli nell'infanzia da sua madre e dalle comari amiche, a causa dell'adiposità sua per cui rimase famoso tutta la vita. Uomo del popolo, bello e robusto, mezzo Cleonte e mezzo Rienzi, meritatamente amato dai suoi concittadini già un pezzo prima che si desse alla politica, aveva tutte le caratteristiche dei famosi vinai e carrettieri romani che costituivano una specie di aristocrazia democratica o una casta a parte della pittoresca popolazione medievale propria alla Roma di quei giorni. (cap. 4, p. 79)
  • Ignorante, semplice, entusiasta, arguto, gentile, scevro di scaltrezza o malizia, Ciceruacchio parlava alla plebe con la naturale eloquenza da piazza; in principio il suo tema era la bontà del Papa (e Pio IX non poteva avere amico più sincero), poi con il passar dei mesi cominciò a parlare piuttosto dei cattivi consiglieri che soffiavano all'orecchio del Papa, e alla fine, dell'antica grandezza di Roma, delle virtù repubblicane e delle vittorie riportate prima che esistesse un Papa. (cap. 4, p. 79)
  1. Da English Social History, 18; citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013. ISBN 9788858654644.
  2. Da Garibaldi e i Mille, traduzione di Emma Bice Dobelli, Nicola Zanichelli, Bologna, 1910, pp. 108-109.

Bibliografia

modifica

Altri progetti

modifica