Andy McNab

scrittore britannico
(Reindirizzamento da Fuoco di copertura)

Andy McNab (1959 — vivente), pseudonimo dietro il quale si nasconde un ex-operatore dei corpi speciali britannici (SAS), noto al grande pubblico come autore di romanzi.

Incipit di alcune opere

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Crisi quattro

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I siriani non stanno tanto a menarsela se pensano che vogliate invadere il loro spazio aereo. Pochi minuti dopo aver varcato il confine, il vostro aereo verrà intercettato da tre caccia, che vi transiteranno così vicini da permettervi di salutare con la mano i piloti. Ma loro non risponderanno ai saluti: sono venuti fin lì per identificarvi a vista, e se non gli piace quello che vedono v'innaffieranno di missili aria-aria.
Identica regola non si applica, naturalmente, quando nei loro schermi radar compaiono velivoli commerciali amici, motivo per cui la nostra squadra di quattro persone aveva optato per quel particolare sistema d'infiltrazione. Se a Damasco avessero avuto la minima idea di quanto stava per accadere a bordo del nostro British Airways in servizio da Nuova Delhi a Londra, i loro caccia si sarebbero automaticamente fiondati verso di noi nel preciso momento in cui il Boeing 747 lasciava il territorio dell'Arabia Saudita.

Il ragazzo soldato

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1997, Colombia

Fergus aveva scelto con cura la postazione del campo base. Come sempre. L'estrema attenzione ai dettagli gli aveva permesso di restare vivo durante i dodici anni passati nel Reggimento e niente sarebbe cambiato adesso che si era messo in proprio.
Il fondo della giungla era un letto di fango coperto di foglie marce. Dardi di sole, intensi e accecanti come fari, perforavano il fitto tetto di foglie illuminando l'area dove quasi mancava l'aria.

Fuoco di copertura

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Helsinki, Finlandia
Lunedì 6 dicembre 1999

Giocatori che facevano sul serio, i russi. Ci fossero stati intoppi sulla tabella di marcia, mi avvertì Sergej, potevo considerarmi fortunato se mi facevano fuori nell'atrio dell'albergo. Se mi avessero fatto prigioniero, mi avrebbero portato da qualche parte a casa del diavolo, mi avrebbero squarciato lo stomaco e strappato le budella, lasciandomi lì a guardarle dimenarsi sul mio torace come tante belle anguille appena pescate, per i trenta minuti che avrei impiegato a morire. Cose che succedono, mi aveva spiegato, quando si ha a che fare con i grossi calibri del crimine organizzato russo. Ma non avevo scelta; avevo un disperato bisogno di soldi.

Lo sterminatore

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Lunedì 5 aprile 1993

Ce ne stavamo aggrappati tutti e tre al tettuccio del Bradley, il cingolato da combattimento che procedeva a salti e sbandate sul selciato sconnesso. I gas di scarico che uscivano dalla griglia posteriore minacciavano di soffocarci, ma per lo meno erano tiepidi. Se di giorno si bolliva di caldo, la notte si ghiacciava. Con la destra mi reggevo al maniglione gelato accanto alla torretta e con la sinistra stringevo la cinghia dello zaino. Avevamo percorso in volo cinquemila chilometri per mettere in azione quel congegno, e se si fosse danneggiato non c'era modo di sostituirlo. Tutto il lavoro sarebbe andato a puttane e io sarei sprofondato dritto nella merda.

Nome in codice Dark Winter

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Penang, Malesia
Domenica 20 aprile, ore 20.15

Il colossale cartello spiegava in inglese, cinese, malese e perfino in hindi che il traffico di droga era punito con la morte. E l'immagine di un cappio chiariva il messaggio per chi avesse avuto problemi a comprendere il significato delle parole. L'annuncio però ometteva che, in quel momento, in Malesia si trovava la più alta concentrazione di terroristi di Al Qaeda fuori dai territori di Afghanistan e Pakistan, una circostanza che la rendeva un Paese piuttosto improbabile come meta di vacanze.

Pattuglia Bravo Two Zero

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Poche ore dopo che le truppe e i blindati iracheni avevano varcato il confine con il Kuwait – alle 02.00 ora locale del 2 agosto 1990 – il Reggimento cominciò i preparativi per effettuare operazioni nel deserto.
In quanto membri della squadra antiterrorismo di stanza a Hereford, il mio gruppo e io non eravamo coinvolti. Restammo a guardare con occhi un po' gelosi i ragazzi della prima squadra che prendevano il loro equipaggiamento da deserto e partivano. Il nostro turno di nove mesi stava per terminare e aspettavamo il cambio con ansia; ma con il passare delle settimane cominciarono a circolare voci di un rinvio, se non addirittura di un annullamento dell'operazione. Mangiai il tacchino natalizio con rabbia e preoccupazione. Non volevo perdere quell'opportunità.

Azione immediata

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Filo spinato. Spire su spire irte di aculei d'acciaio formavano una barriera a tutte le finestre, a tutte le porte dell'edificio, a loro volta sbarrate da assi inchiodate. Non sarebbe servita a tenerci fuori. In un muro laterale c'era un piccolo accesso secondario. La lastra di ferro rugginosa che lo chiudeva era parzialmente divelta. Inserii un'asse di legno malridotta nella fessura tra metallo e parete, feci leva con tutto il peso del corpo. I chiodi cedettero. Numerose mani afferrarono l'orlo della lastra di ferro e tirarono, deformando, piegando il metallo. Uno dopo l'altro, c'incuneammo nel varco.

Bibliografia

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  • Andy McNab, Crisi quattro, traduzione di Stefano Tettamanti, TEA, 2002. ISBN 8850201990
  • Andy McNab, Fuoco di copertura, traduzione di Stefano Tettamanti, Longanesi, 2002. ISBN 8830419230
  • Andy McNab (e Robert Rigby), Il ragazzo soldato, traduzione di Stefano Tettamanti e Isabella Ragazzi, Longanesi, 2008. ISBN 9788830423626
  • Andy McNab, Lo sterminatore, traduzione di Isabella Ragazzi e Stefano Tettamanti, TEA, 2009. ISBN 9788850218967
  • Andy McNab, Nome in codice Dark Winter, traduzione di Stefano Tettamanti, Longanesi, 2005. ISBN 8846208323
  • Andy McNab, Pattuglia Bravo Two Zero. Professione: eroi, traduzione di Isabella Bolech Russo, Longanesi, 1999. ISBN 8846200764

Altri progetti

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