Franco Alfano (compositore)
compositore italiano (1875-1954)
Franco Alfano (1875 – 1954), compositore italiano.
Citazioni su Franco Alfano
modifica- Quest'opera [L'ombra di Don Giovanni del 1913] viene dopo il profondo lavoro di scavo e rassodamento compiuto con la sinfonia [Prima Sinfonia del 1910] ed a quella si riallaccia direttamente, pur mantenendosi in quel campo lirico, nel quale Alfano sa raccogliere i più bei fiori della sua sensibilità. Quello che ci pare innanzi tutto in essa è la da quantità della musica. (Più tardi ne vedremo la qualità ch'è, se così si può dire, di primo ordine.) Non c'è momento in cui il musicista ceda le redini dell'interesse al poeta; il dramma lirico c'è ed ha situazioni che si dicono comunemente teatrali. Alfano avrebbe potuto sfruttarle, mettendosi le mani in tasca e lasciando che i gesti dei personaggi e le loro grida s'incaricassero di avvincere l'attenzione del pubblico. Ma per far questo occorreva non essere un musicista, come è il nostro; ma semplicemente un arruffianato conoscitore di platee e di ribalte. Alfano ci ha dato ad ogni pagina flutti di musica, tutto trasformando, tutto interpretando; di un dramma poetico ha fatto un dramma musicale. Prima la musica, poi il teatro: o l'una e l'altra cosa insieme, ma senza compromessi.
- Se altri musicisti si sono dedicati con più o meno fortuna alla musica orchestrale, anche Alfano ha maturato la sua espressione sinfonica: e dalla suite folkloristica in quattro tempi, attraverso alla sinfonia è giunto alle partiture dell’Ombra e di Sacùntala. Il progresso è rilevante: queste due ultime opere ci presentano decisamente un Alfano più sereno e più padrone e dominatore dei suoi mezzi. Ma il musicista non ha perduto la sua giovinezza e la sua forza; gli anni non hanno indebolito l'irrompente musicalità di chiara sorgiva mentre gli apportavano l’esperienza e la severità dell’autocritica. La vena non è rimpicciolita, ma ha lasciato nel suo letto molti ciottoli e terra che si trascinava via dalla polla: è divenuta più limpida e più pura.
- Un critico bolognese ha detto acutamente che in Alfano c'è quasi un senso figurativo di poesia. Questa musica è pervasa di poesia, è essa stessa una poesia musicale per cui tutto si distacca dalla materia e pare trasfigurarsi. Soltanto che non svanisce: il musicista rimane musicista e non suggerisce – come altri – sentimenti poetici: li crea. Non si contenta di iniziarvi alla religione, della poesia, ma ve l'esprime con i suoi mezzi sonori; ve la figura: è come se egli parlasse per versi musicali creando nello stesso tempo l'atmosfera entro cui essi vivono e si chiamano a vicenda.
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