Franca Viola
attivista italiana, prima donna a rifiutare il matrimonio riparatore
Franca Viola (1947 – vivente), prima donna italiana a rifiutare il matrimonio riparatore.
Intervista di Tano Gullo, la Repubblica, 22 aprile 2002.
- [Signora Viola è consapevole che col suo rifiuto ha dato il via alla riscossa delle donne del Sud, fino allora sottomesse e senza voce?] Capisco di avere fatto una cosa importante solo quando me lo dicono gli altri. Per me ho fatto la cosa più normale del mondo: rifiutare di sposare un uomo che non amavo e nei cui confronti covavo un grande risentimento per le violenze che mi aveva inferto. Le sembra così eroico?
- [Francamente sì, considerando i tempi. Non è che le donne negli anni Sessanta in Sicilia potessero esprimersi liberamente.] È vero. I tempi erano difficili. C'era la paura che dopo il rapimento e la violenza la donna fosse disonorata e quindi destinata a rimanere zitella per tutta la vita».
- [Lei non ha temuto di restare sola per sempre?] Si, ma non me ne fregava niente. Avrei preferito mille volte vivere da nubile a casa dei miei genitori piuttosto che sposare un uomo che mi ispirava brutti sentimenti.
- [Oggi crede ancora nell'amore?] Più di prima. Ho avuto la fortuna di incontrare Giuseppe, un uomo meraviglioso. Ogni giorno del nostro matrimonio è stato, ed è, felice. Lui sì che ha fatto un gesto più importante del mio. Io non ho fatto altro che reagire a un torto. Lui, invece, ha sfidato la mentalità del paese, mettendosi contro tutti. Anche contro la morte.
- [La morte?] Non dimentichi chi era la gente contro cui ci siamo ribellati. Sì, ha rischiato la vita. Lui è il vero eroe e non io.
- [Il suo rapitore [Filippo Melodia], dopo la condanna e il carcere, nel 1978 è stato ucciso vicino a Modena. Lei ha avuto più a che fare con i Melodia?] Mai.
- [Dopo il matrimonio lei si è eclissata. Ha cambiato quattro case.] Non sono mai fuggita da nessuno. Non ho nulla di cui vergognarmi. Le case le ho cambiate per motivi di comodità.
- [Ma il paese [Alcamo] ha ancora rapporti difficili con lei. Nessuno dice di conoscerla, nessuno vuole ricordare. Forse lei è lo specchio che mette a nudo la cattiva coscienza del paese?] Non lo so, lo chieda a loro. Io parlo solo con gli amici. Quelli con i quali sabato sera esco, per la pizza, la cena, come tutte le famiglie normali. Diciamo che ho evitato che la mia vita diventasse un qualcosa da esporre. Non ho mai voluto speculare su quello che mi è accaduto. Per questo ho sempre rifiutato interviste e apparizioni in tv. Non c' è nulla di eroico nella mia vita.
- [Eppure la sua storia è diventata un film «La sposa più bella». Lo ha visto?] Sì, ma la trama non era fedele, c'era qualche spunto. Sono compiaciuta di essere stata interpretata da Ornella Muti, una bellissima donna. Ma allora mi adirai e molto perché nel film la protagonista si chiamava Francesca, come me, che in quegli anni ero su tutti i giornali. Mi sentii ferita e protestai con la produzione. Mi dissero che era il nome vero di Ornella Muti, che infatti si chiama Francesca, così non potei adire le vie legali. Le rivelo un retroscena: la parte dovevano darla alla sorella della Muti, Luisa, popolare attrice di fotoromanzi, ma proprio per evitare querele scelsero Ornella-Francesca. Da lì cominciò la sua carriera.
Intervista di Concita De Gregorio, la Repubblica, 27 dicembre 2015.
- Il Signore mi ha dato una grazia grande: non ho mai avuto paura di nessuno. Non ho paura e non provo risentimento.
- Per me la mia vita è stata la mia famiglia. Stamattina sono andata a trovare mia madre, che vive qui accanto, da sola. Ha 92 anni, è lucidissima. Per prima cosa mi ha detto: Franca, ti ricordi che giorno è oggi? È il 26 mamma, sì. Per lei il 26 dicembre è il giorno del mio rapimento e il giorno della morte di mio padre. Lo sa che mio padre è morto 18 anni dopo il mio rapimento, lo stesso giorno alla stessa ora? È stato in coma tre giorni, io pensavo: vuoi vedere che aspetta la stessa ora. E infatti: è morto alle nove del mattino, l'ora in cui entrarono a casa a prendermi. Ha aspettato, voleva dirmi: vai avanti.
- Quando andai da Paolo VI ero giovane, tante cose non le capivo. Adesso che sono vecchia mi piacerebbe andare da Papa Francesco e consegnare a lui i miei ringraziamenti al Signore per la vita meravigliosa che mi ha dato. Ma lo faccio qui, se me lo consente lo faccio attraverso di lei. Ho il peccato dell’orgoglio, è vero, ma non quello della presunzione. Il Papa non può certo conoscere una storia così vecchia, una piccola storia siciliana. Come fa. Ha tantissime cose molto importanti da fare, in tutto il mondo. Un compito enorme. Infatti lo penso e lo prego. Tanto, prego per lui.
- [Sui suoi sequestratori] Quando li incontro per strada, càpita, abbassano lo sguardo. Non fu difficile decidere. Mio padre Bernardo venne a prendermi con la barba lunga di una settimana: non potevo radermi se non c’eri tu, mi disse. Cosa vuoi fare, Franca? Non voglio sposarlo. Va bene: tu metti una mano io ne metto cento. Questa frase mi disse. Basta che tu sia felice, non mi interessa altro. Mi riportò a casa e la fatica grande l’ha fatta lui, non io. È stato lui a sopportare che nessuno lo salutasse più, che gli amici suoi sparissero. La vergogna, il disonore. Lui a testa alta. Voleva solo il bene per me. È per questo che quando ho letto quel libro sulla mia storia, "Niente ci fu", mi sono tanto arrabbiata. Non è quella la mia storia, per niente. Mio padre non era un padre padrone: era un uomo buono e generoso. Lo scriva.
Citazioni su Franca Viola
modifica- Cinquant’anni fa, alle nove del mattino, Franca aveva 17 anni e 11 mesi. Era la ragazza più bella di Alcamo, figlia di contadini. Filippo Melodia, nipote di un boss, la voleva per sé. Lei si era promessa a Giuseppe Ruisi, un coetaneo amico di famiglia. Melodia e altri dodici della sua banda bussarono alla porta e rapirono lei e il fratello Mariano, 8 anni. Li portarono in un casolare in campagna. Dopo due giorni lasciarono andare il bambino, dopo sei portarono Franca a casa della sorella di Melodia, in paese. La legge diceva, allora, all’articolo 544 del codice penale, che il matrimonio avrebbe estinto il reato di sequestro di persona e violenza carnale. Reato estinto per la legge, onore riparato per la società. Doveva sposare Melodia, insomma: era scritto. Ma Franca non volle. Fu la prima donna in Italia – in Sicilia -– a dire di no alla “paciata”, la pacificazione fra famiglie, e al matrimonio riparatore. Ci fu un processo, lungo, a Trapani. Lei lo affrontò. Un grande giudice, Giovanni Albeggiani. I sequestratori furono tutti condannati. Melodia è morto, ucciso da ignoti con un colpo di lupara, molti anni dopo. Gli altri sono ancora lì, in paese. (Concita De Gregorio)
- Riemerge dal rifugio in cui era scomparsa 37 anni fa, all'improvviso. Eccola Franca Viola sulla soglia mentre rientra con una tazzina vuota del caffè che ha appena portato a Piera, amica dirimpettaia. La casa è una moderna palazzina di Alcamo, 45 mila abitanti. La facciata grigio perla ben rifinita e i balconi curati sono spia di un benessere solido. La ragazza che nel 1965 stupì l'Italia rifiutando le nozze riparatrici con il rapitore stupratore, Filippo Melodia, rampollo di una famiglia mafiosa, e che fece il primo passo nell'impervio sentiero del cambiamento delle donne siciliane, oggi è una bella signora di 56 anni. Figura snella, denti bianchissimi, sorriso solare, capelli biondi raccolti sulla nuca, occhiali dorati, vestiti sobri per l'ozio domenicale. Franca Viola sfoglia il libro di Marta Boneschi («Di testa loro», Mondadori) che la indica tra le 10 donne che hanno fatto il Novecento e accetta di parlare della sua storia nel tinello della casa vicina, «Da me no, non voglio disturbare i miei...». (Tano Gullo)
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