Filippo Cordova
Filippo Cordova (1811 – 1868), patriota e politico italiano.
Citazioni di Filippo Cordova
modifica- La Sicilia, tranne Messina e un poco anche Catania, nulla sapeva d'italianità prima del 4 aprile: seguiva al solito Palermo, che in fondo vuol sempre un re, una corte, una vita artifiziale a peso dell'isola.[1]
- Palermo ha fatto l'annessione per pudore. Poi se n'è pentita, come di un matrimonio comandato dalle circostanze. Volta e rivolta: è malcontenta e non lo vuol dire. Ma tutto il resto dell'isola, grazie a Dio, è entrata sinceramente e cordialmente nel Regno italiano.[1]
I rapporti politici tra le nazioni non hanno in verità gran bisogno di antenati. In fatto di trattati non si può cominciare dal secondo; e il primo può essere altrettanto legittimo e buono quanto il vigesimo, se con mezzi acconci è ordinato a giusto e utile fine. Nondimeno se un paese ha particolari cagioni di preferenza per una certa alleanza, se trovasi ad esempio nelle presenti condizioni del Piemonte, che esaltano il valore dell'amicizia della Gran Bretagna, non è senza pregio la testimonianza della storia a favore di tale alleanza. Sin da quando l'Inghilterra cominciò ad avere la sua parte di autorità nelle cose del Continente, La Monarchia piemontese presa continuamente ai fianchi dall'Austria e dalla Francia e soffocata sino allora dalle strette del nemico non più che dagli amplessi della potenza amica, cominciò a respirare. L'alleanza inglese aveva ed ha il pregio singolare di non far concorrenza all'estensione territoriale del Piemonte; ché anzi l'Inghilterra era interessata a favoreggiarla, adoperandola come compenso per la cooperazione dell'alleato alla sua politica generale.
Citazioni su Filippo Cordova
modifica- Ammiravano [i lodatori del ministero] l'ardimento e le dottrine del Cordova il quale osava modificare l'ordinamento della proprietà siciliana; spogliare i preti e i frati delle ricchezze inutili o superflue al culto cattolico; affrontare l'ira dell'alta aristocrazia ecclesiastica, privandola di buona parte de' suoi beni; destare malevoglienza e rancori in quell'ordine di persone arricchite a danno de' coltivatori e dell'inetto proprietario; forzare ad aver fede nella rivoluzione i possessori de' beni soggetti a canoni, affrancando i possedimenti; operare insomma un mutamento conforme ai nuovi tempi, allo stato della rivoluzione, e distruttore delle vecchie basi dell'ordine sociale. (Carlo Gemelli)
Note
modifica- ↑ a b Da una lettera a Cavour, 4 gennaio 1861, ripr. in La liberazione del Mezzogiorno e la formazione del Regno d'Italia: carteggi di Camillo Cavour, Bologna 1949-54, voll. 5, vol. IV, pp. 175-76; citato in Denis Mack Smith, Il Risorgimento italiano. Storia e testi, Gius. Laterza & Figli, 1968; edizione Club del Libro, 1981, p. 652.
Bibliografia
modifica- Filippo Cordova, Inghilterra e Piemonte, Forzani e C. tipografi del Senato, Roma, 1893.
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