Filiberto Gherardo Scaglia
conte di Verrua
Filiberto Gherardo Scaglia conte di Verrua (1561 – 1619), diplomatico e scrittore italiano.
Avvertimenti politici per quelli che vogliono entrare in corte del signor conte di Verrua
modificaNell'eleggere un Padrone, credi che tutti li estremi son viziosi, cioè eleggere un ignobile, od un Principe grande. Quello, perché anco nella fortuna si conserva basso e sordido; e l'altro, per la grandezza, non istima i servitori; e se qualcheduno ne diventa ricco, è caso singolare, né da tirarsi in conseguenza: onde quando si possa fare elezione di Padrone che sia nobile per nascita sarà bene, ma che questa nobiltà sia nel mediocre.
Citazioni
modifica- Nelle Corti, dove tu servi, non aver nessuno per confidente né amico. E perché non si può stare senza un amico, potrai eleggerne uno di fuora con matura considerazione, il quale, tra le altre qualità, abbia questa principalissima, che non possa mai pretendere interesse col tuo Padrone. (III)
- È gran dubbio appresso di me, se metta conto farsi stimare per da poco, o pure speculativo nelle Corti. Quello è negletto dal Padrone, e quest'altro più tosto temuto, che amato; ma in ogni evento più eligibile è l'esser temuto, che sprezzato. (V)
- Osserva diligentemente l'inclinazione del Padrone, e trasformati in quella quanto puoi, e se qualcuna è viziosa, cerca di onestarla con qualche vocabolo, perché tutti i vizi hanno vicine le virtù; e questo piacerà sommamente al Padrone. (X)
- In una Corte ove il Padrone si diletti tenere molti spioni, io non trovo più sicura via, che giuocar di largo, perché è impossibile, che, parlando, non s'inciampi, e che le parole non siano riportate; presta però onore alli suddetti spioni, né mostrar di averli sospetti. (XII)
- Ricordati nelle Corti di esagerar sempra la fede, la bontà e le leggi dell'amicizia, perché, quando per avventura non l'osservassi, la impressione acquistata importa sommamente a non far credere i tuoi mancamenti. (XIII)
- Dove tu vedi due servitori uniti, che siano grandemente favoriti, non pensar mai di potere ascendere, se per qualche via non cerchi prima di disunirli, perché ognuno di loro viene poi alla volta sua per congiangersi teco. (XV)
- Quanto più spesso puoi, commemora la grazia, e i benefizi ricevuti dal Padrone, e fallo con gente che glielo possano ridire; e se le grazie son poche, amplificale eziandio contro quello che senti, perché questa gratitudine piace sopra modo. (XXV)
- Quando il tuo Padrone vuol sapere tutti i tuoi pensieri, parole, pratiche, costumi, ed operazioni, abbi per certo, che non pretende altro che sapere i tuoi difetti per tenerti sotto, e in ogni caso poter essere creditore, ed onestare la sua ingiustizia. Però quando capiti in un Padrone di questa sorte, raccomandati a Dio, che n'hai di bisogno. (XXIX)
- Nuoce similmente la libertà di parlare a chi ha grado principale nella Corte, e pretende di camminare a dignità Ecclesiastica; ed io conosco due valentuomini tornati a dietro per la sola libertà di lingua. (XXXVI)
- Nessun Padrone può patire intrinsecamente che un servitore sia più uomo da bene, o più intelligente di lui; e se nell'estrinseco l'onora, nell'intrinseco lo maledice. (XXXIX)
- Tutte le cose del mondo sono simili in questa parte, che bisogna donare a chi comanda, altrimenti t'inganni il passar avanti; e volendoti sostentare col merito, conseguirai l'onore nell'estremo della vecchiaja, se pure allora ti sarà conceduto. Beato però chi col donare può accelerare la sua fortuna. (XL)
- Come tu vedi un Padrone largo a offerire e a promettere, passalo per uomo che ti mancherà presto nelle mani, e che si spargeranno le sue parole al vento. (XLIIIL)
- Non ti fidar mai d'una persona, che tu abbia offeso perché è verissima la sentenza, che l'offeso non perdona mai. (LXIV)
- Il religioso fa voto di povertà, castità ed obbedienza, e il cortigiano bisogna che lo faccia di pazienza. (LXX)
- Tutte le passioni immoderate ci portano danno alla vita civile, ma nessuna è più perniciosa dell'iracondia. (LXXI)
Bibliografia
modifica- Filiberto Gherardo Scaglia, Avvertimenti politici per quelli che vogliono entrare in corte del signor conte di Verrua, a cura di Domenico Carutti, in Miscellanea di storia italiana, Stamperia Reale, Torino 1862.