Ferruccio Busoni
pianista, compositore e direttore d'orchestra italiano
Dante Michelangelo Benvenuto Ferruccio Busoni (1866 – 1924), pianista, compositore e direttore d'orchestra italiano.
Citazioni di Ferruccio BusoniModifica
- Questo geniale e infaticabile lavoratore, nei suoi giovani anni si lasciò – al pari di Bizet – influenzare dalle teorie Wagneriane. Massenet è orientalista per eccellenza e ce lo dimostrano le danze, le quali nel Re di Lahore raggiungono un'importanza artistica. (citato in Piero Faggioni, prefazione a Jules Massenet, Don Quichotte, Stagione Lirica 1985-86, E. A. Teatro San Carlo, Napoli 1985, p. 13)
Scritti e pensieri sulla musicaModifica
IncipitModifica
In questi giorni, in cui ogni musicista rivolge, più del solito, i suoi pensieri a Mozart, ho scritto i seguenti aforismi. Per quanto soggettivi e poco esaurienti essi si presentino, tuttavia aiutano a fissare le caratteristiche dell'immagine più o meno compiuta del "divino Maestro" che tutte le persone colte portano in sé. Vi mando queste note nella forma semplice in cui nacquero.
CitazioniModifica
- Penso di Mozart: egli è finora la più compiuta apparizione di talento musicale che si sia avuta.
- Il puro musicista guarda a lui, beato e disarmato.
- La sua breve vita e la sua fertilità portano la sua perfezione all'altezza del fenomeno.
- La sua bellezza mai offuscata preoccupa. Il suo senso formale è quasi super-umano.
- La sua arte è simile al capolavoro di uno scultore, è un'immagine finita da qualsiasi lato la si contempli.
- Egli ha l'istinto dell'animale: si pone il compito in corrispondenza alle proprie forze fino all'estremo limite di queste: mai al di là.
- Non osa nulla di pazzamente temerario.
- Egli non trova senza cercare, e non cerca ciò che sarebbe introvabile, forse introvabile per lui.
- Possiede mezzi straordinariamente ricchi, ma non li spreca mai.
- Può dire molto ma non dice mai troppo. È appassionato, ma si attiene alle forme cavalleresche.
- Porta in sé tutti i caratteri, ma solo come descrittore e ritrattista. Insieme all'indovinello offre la soluzione.
- Le sue misure sono sorprendentemente esatte, ma si lasciano misurare e calcolare.
- Ha in suo potere luce e ombra: ma la sua luce non offende mai, e la sua tenebra lascia vedere ancora chiari i contorni.
- Nella situazione più tragica ha ancora pronto un tratto di spirito, in quella più allegra può inserire una parola erudita.
- La sua abilità gli permette di essere universale.
- Può trarre ancora qualcosa da ogni calice, perché non ne ha mai vuotato alcuno sino in fondo.
- Sta così in alto, che vede più lontano di tutti, e per ciò fa apparire tutto un poco più piccolo.
- Il suo palazzo è smisuratamente grande, ma egli non esce mai dalle sue mura.
- Attraverso le sue finestre vede la natura; la cornice delle finestre è anche la cornice di quella.
- Giocondità è il suo carattere più spiccato: infiora anche la cosa più spiacevole di un sorriso.
- Il suo sorriso non è quello di un diplomatico o di un attore, ma quello di un animo puro e tuttavia d'un uomo di mondo.
- Il suo animo non è puro per mancanza di conoscenza. Non è rimasto semplice e non è diventato raffinato.
- È pieno di temperamento senza essere nervoso idealista senza diventare immateriale, realista senza bruttezza.
- È altrettanto borghese quanto aristocratico; mai contadino o sedizioso.
- È un amico dell'ordine; miracoli e diavolerie conservano le loro 16 o 32 battute.
- È religioso in quanto religione si identifica con armonia.
- In lui antichità e rococò si uniscono in modo perfetto, pur senza che ne risulti un'architettura nuova.
- L'architettura è l'arte più prossima alla sua.
- Non è demoniaco né trascendentale; il suo regno è di questa terra.
- Egli è il numero finito e perfetto, la somma tratta, una conclusione, non un principio.
- È giovane come un giovinetto e saggio come un vecchio mai invecchiato e mai moderno, portato alla tomba è sempre vivo.
- Il suo sorriso così umano ci illumina e splende ancora in noi.
BibliografiaModifica
- Ferruccio Busoni, Scritti e pensieri sulla musica (Berlino, gennaio 1906), Ricordi, Milano 1954.
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