Felice Tocco
filosofo italiano
Felice Tocco (1845 – 1911), filosofo e storico della filosofia italiano.

Citazioni di Felice Tocco
modifica- Da Socrate in poi nessuna vita di filosofo può pareggiarsi a quella del solitario olandese [Baruch Spinoza], dove tanto più appare maestoso l'accordo tra pensiero ed essere, quanto più stridente è il contrasto tra l'ira velenosa dei suoi accusatori e la serena intrepidezza dell'accusato. [1]
L'eresia nel Medio Evo
modifica- Il sistema cataro si può riassumere in questi brevi tratti. Dacché il mondo ribocca di mali non può essere tutto opera di uno spirito buono e provvidente. Le cose buone, che non sono certo le sensibili, le ha create Iddio; ma le cattive, le vane, le transitorie non le fece lui, bensì uno spirito perverso che stampò nel loro disordine l'impronta della malvagità sua. (Libro I, cap. I, pp. 73-74)
- I Catari riconoscono due soli principii, il Dio del bene e quello del male, e all'infuori di questi non ammettono altre divinità. Onde Cristo si deve considerare come un angelo, o se vogliamo un arcangelo, che scende in terra per ricondurre nella diritta via gli smarriti fratelli. Quest'opinione evidentemente riproduce l'arianesimo, e per questo rispetto i catari furon chiamati ariani, sebbene fossero pochissimi i punti di contatto tra cotesti eretici, ed i catari oltre alla dualità di natura tra Padre e Figliuolo insegnassero altresì essere il corpo di Cristo affatto apparente non reale. (Libro I, cap. I, pp. 81-82)
- Il primo punto [...] dell'insegnamento di Valdez è la povertà volontaria, principale mezzo di salute. I Patarini ed i Catari sull'autorità degli stessi testi evangelici avean sostenute le medesime dottrine, facendone un'arma potente contro la simonia del clero. Ma mentre i Catari obbligano anche i perfetti a vivere del lavoro delle proprie mani, e vietano severamente l'accattonaggio, il Valdez lo predica, e lo inculca col suo esempio come severa prova di umiltà. Per questa ragione i seguaci dell'apostolo lionese accanto alla denominazione di Poveri di Lione si gloriano di portare quella di Umiliati. (Libro I, cap. II, pp. 167-168)
- È strano che Gioacchino nel principio del suo apostolato fosse ancor laico, e par che non avesse nessuna fretta a prendere gli ordini. Né questo è un fatto isolato nella sua vita; che nella sua peregrinazione per la Palestina, sebbene avesse fatto voto di castità, e vestita la bianca tunica del frate, pure tornò laico quale era partito. E tornato in patria, benché si chiudesse per un anno nel monastero sambucinese[2], pure né si fece frate, né prese gli ordini. E quando più tardi fu fatto abate di Corazzo[3] non vide l'ora di fuggire dal convento e tornare a predicare all'aere aperto. Questi fatti hanno certamente un nesso fra loro, né può darsi che il ritardo di Gioacchino a prender gli ordini sia accidentale. (Libro II, cap. I, pp. 268-269)
- Questi bisogni [dei francescani] ben comprese frate Elia, il quale innamorato dell'arte avea fatto costruire in onore del santo mendico [Francesco] uno dei più splendidi monumenti della rinata architettura[4]; cultore dei buoni studii ne volea promosso l'amore nel nuovo sodalizio; scaltro conoscitore degli uomini non schivava i potenti ma ben presto avea saputo entrare nelle grazie del Papa e dell'Imperatore. Intorno a quest'uomo più pratico che mistico si strinsero quanti volevano interpretata la regola in modo da non impedire il moto d'espansione del nuovo sodalizio. (Libro II, cap. II, pp. 436-438)
- Che il novo generale [frate Elia] sentisse altamente del suo ufficio, né in dignità si credesse da meno di altri, lo dice il Salimbene, che narra questo aneddoto, del quale egli stesso fu testimone, che venuto il potestà di Parma per far visita al generale francescano, questi non si mosse dal suo posto, né rispose come dovea al saluto dell'ospite cortese. II Salimbene, appartenente al partito opposto a frate Elia, non è certo una fonte da accogliere a chiusi occhi [...]. Nè mi meraviglierei che e nel fatto che narra e nel giudizio che fa dell'alterigia di frate Elia il cronista fosse poco esatto, ma questo è fuor di dubbio, che il nuovo generale voleva che l'autorità sua fosse tenuta in grande rispetto; né tollerava che altri ridicesse sui suoi disegni, o ricalcitrasse ai suoi ordini. (Libro II, cap. II, pp. 438-439)
- [... ] il generale [frate Elia] governava con mano di ferro la travagliata società, e correva diritto alla sua mèta senza lasciarsi sviare da rimostranze. E per togliere ogni ragione al partito intransigente, chiese ed ottenne dal Papa una interpetrazione della regola, che rispettasse la lettera sacrificandone lo spirito. (Libro II, cap. II, p. 440)
Note
modifica- ↑ da Biografia di Benedetto Spinoza in Rivista d'Italia, anno II, vol. I, 15 febbraio 1899; citato in Vincenzo Iannuzzi, La filosofia di Spinoza, Napoli 1953.
- ↑ Abbazia di Santa Maria della Sambucina, presso la cittadina di Luzzi, provincia di Cosenza.
- ↑ Abbazia di Santa Maria di Corazzo, in località Castagna, frazione di Carlopoli, provincia di Catanzaro.
- ↑ La basilica di San Francesco d'Assisi.
Bibliografia
modifica- Felice Tocco, L'eresia nel Medio Evo, G. C. Sansoni Editore, Firenze, 1884.
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