Fedele Lampertico

economista, scrittore e politico italiano

Fedele Lampertico (1833 – 1906), economista, scrittore e politico italiano.

Vicenza, monumento a Fedele Lampertico

Citazioni di Fedele Lampertico modifica

  • [Giammaria Ortes] [...] per lo più piacevagli rinchiudersi in sé stesso e ad un amico, ch'era a Potsdam, scriveva non invidiargli il piacere di essere col re, ma vivere con pochi amici ed avere del quacchero. Anzi, quando fu a Berlino, non si curò nemmeno di vedere il gran Federico[1] e a Roma, per vedere il papa, aspettò la settimana santa; ma non volle essere presentato né a lui né ai suoi ministri. (da Giammaria Ortes e la scienza economica al suo tempo, G. Antonelli e L. Basadonna Editori, Venezia e Torino, 1865, p. 30)
  • [Giammaria Ortes] Persuaso profondamente delle sue opinioni disprezza il plauso e gli onori; de' suoi libri non imprime che pochi esemplari, e si stizza se i giornali ne fanno parola, ma vuole che si dieno con riguardo all'intelligenza e allo studio più che alle qualità e ai titoli, preferendo le biblioteche a quelli che gettano i libri; memore forse di ciò che narra egli stesso, che al P. Grandi[2] alcuno, ricevutone in dono il libro matematico delle parabole e iperboli, gliene aveva poi discorso come d'un libro di retorica. (da op. citata, p. 31)

Incipit di alcune opere modifica

Il credito modifica

Si è detto che il credito sia un trovato dell'età nostra, e che dai popoli dell'antichità e del medio evo non poté essere conosciuto. E si è risposto con tutta verità, che in un senso assai largo il credito è stato sin dalle origini il primo vincolo d'ogni umano consorzio, e che inoltre le operazioni di credito, che si praticano oggigiorno, tutt'altro ch'essere una novità, venivano praticate dai Romani, dai Greci, e più in là se vi piace, ed in modo che se n'era formata una professione, come un'altra qualsiasi delle più necessarie al viver civile.

L'Italia e la Chiesa modifica

Il dissidio fra L'Italia e la Chiesa (così è chiamato dallo stesso Leone XIII) dipende da due cause diverse.
Risale in parte alle leggi degli Stati Sardi in materia ecclesiastica cominciando da quella del 9 aprile 1850 abolitiva del fòro ecclesiastico, nota comunemente per legge Siccardi, dal Ministro di Grazia, Giustizia, e del Culto, che la avea propugnata.
In parte dipende dalla incorporazione dello Stato Pontificio nel Regno d'Italia in seguito ai plebisciti del 1860 per la Romagna, per le Marche, per l'Umbria, ed al plebiscito di Roma e delle Provincie Romane nel 1870.

La proprietà modifica

Le molteplici posse del mondo economico traggono in ogni età virtù informativa da quelle condizioni di civiltà, in cui si esercitano. Esse quindi partecipano del carattere dominante nelle istituzioni, da cui trovansi circondate, e si coordinano perciò nel corso del tempo al vivere patriarcale, all'autorità teocratica, ai privilegi feudali, al predominio del principato. Via via che per le industrie ed i traffici si viene accrescendo e la copia ed il giro della ricchezza e dei beni, il progresso economico acquista un carattere più speciale, determinato cioè da elementi non tanto morali o politici, quanto di ordine assolutamente economico. Ed in vero dove riscontrasi la nota più caratteristica, il distintivo principalissimo dell'economia odierna? Certo, in quel tesoro di forze, che i trovati meravigliosi delle scienze e delle arti mettono a disposizione di essa, e che spetta ad essa di convertire in energie attuali, in potenze vive. Designasi colla denominazione di capitale, in questa denominazione compendiandosi le grandi creazioni e i fieri contrasti, in mezzo cui sorge l'odierno assetto economico.

Note modifica

  1. Federico II di Prussia (1712–1786), detto Federico il Grande.
  2. Il monaco camaldolese Luigi Guido Grandi (1671–1742), matematico e filosofo italiano.

Bibliografia modifica

  • Fedele Lampertico, Il credito, Fratelli Treves Editori, Milano, 1884.
  • Fedele Lampertico, L'Italia e la Chiesa, Uffizio della Rassegna nazionale, Firenze, 1890.
  • Fedele Lampertico, La proprietà, Fratelli Treves Editori, Milano, 1876.

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