Félix Dupanloup
vescovo cattolico francese
Félix-Antoine-Philibert Dupanloup (1802-1878), vescovo cattolico francese.
Donne dotte e donne studiose
modifica- [Lioba di Tauberbischofsheim] Quest'ammirabile vergine, che ai lumi dello Spirito Santo aggiungeva quelli accuratamente raccolti collo studio, univa alla purezza e all'umiltà (virtù le quali in un cuore valgono a custodir tutto) una tale scienza nella teologia e nel diritto canonico che divenne uno dei luminari della nascente Chiesa germanica. (cap. III, p. 10)
- Santa Radegonda non si contenta di raccogliere a Poitiers [Venanzio Fortunato] uno degli ultimi poeti romani, ma l'istruzione che per mezzo suo fa dare alle sue religiose ne forma delle scrittrici che superano ben presto il maestro: la classica purezza e l'antica eleganza rivivono negli scritti di Baudonovia[1]. Alla morte di Radegonda si rivela tutto l'incanto dell'ispirazione cristiana nell'inno che una religiosa di Poitiers improvvisa, e uno dei primi fiori della poesia novella si schiude sulla tomba della santa regina che tanto aveva amato le lettere. (cap. III, pp.12-13)
- Sotto Dagoberto[2], s. Geltrude sapeva a mente tutte le Scritture e le traduceva dal greco. Ella mandava fino al di là dei mari a cercare maestri irlandesi che insegnassero la musica, la poesia e il greco alle vergini claustrali di Nivella. Brillanti fiaccole escono da tali focolari, come Lioba fondatrice dell'abbazia di Bischofsheim, Roswitha, e s. Brigida. (cap. III, p. 14)
- Il De Maistre sostiene che una fanciulla che vuol dipingere è pazza; ma quante grandi Sante hanno avuto questa follia! S. Caterina di Bologna era una celebre miniatrice; scriveva dotti trattati, e dipingeva capolavori: componeva anche musica sacra e perfezionava gl'istrumenti: fin sul letto di morte suonava istrumenti da lei stessa ideati ed eseguiti, e suonava sì bene, che dipingevanla sugli altari con in mano la lira o viola da lei inventata. (cap. III, p. 15)
Note
modificaBibliografia
modifica- Monsig. Dupanloup, Donne dotte e donne studiose, versione di una giovinetta pratese, Tipografia di Ranieri Guasti, Prato, 1869.
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