Evelina Santangelo
scrittrice e traduttrice italiana
Evelina Santangelo (1965 – vivente) scrittrice e traduttrice italiana.
Citazioni di Evelina Santangelo
modifica- Una catastrofe, nel significato etimologico del termine, è un capovolgimento, qualcosa che mette in discussione tutto radicalmente, scompagina l'esistenza, il modo di stare al mondo, la natura stessa del mondo in cui accade.
È un paradosso. Ormai è chiaro a tutti, tranne ai vari negazionisti, che isolare una questione dall'altra (migrazione, cambiamento climatico, pandemia) è un modo del tutto insensato di affrontare La Catastrofe (che è proprio l'intreccio inscindibile di tutti questi disastri: ambientali, sanitari, sociali, umanitari...), eppure ci comportiamo come degli accecati che alimentano la cecità per salvarsi, o meglio per salvare il mondo così com'è, come lo abbiamo fatto: a immagine e somiglianza di appetiti di vario genere interiorizzati come bisogni. Per questo penso che soltanto le nuove generazioni, nuove classi dirigenti sensibili ai grandi temi di questo tempo, potranno non arroccarsi nell'idea di salvare il passato, le cose così come stanno, ma avere il coraggio di capovolgere tutto, abitando la catastrofe per inaugurare un modo del tutto nuovo e sostenibile di stare al mondo.[1]
Intervista di Patrizia La Daga, leultime20.it, 13 luglio 2015.
- Io non me la sento mai di dire cosa dovrebbe fare uno scrittore. Credo che la letteratura sia un posto di totale libertà, dove non ci sono regole e in cui quello che conta è l'acume dello sguardo e la capacità di dare forma alle intuizioni. L'importate è che ci sia quella che Balzac chiamava "la doppia vista", ovvero la capacità di non fermarsi alla rappresentazione delle cose, ma di andare oltre con l'immaginazione per offrire nuove visioni.
- Prima di cominciare a scrivere parto da un groviglio di intuizioni, idee e scene che coltivo nella mia dimensione interiore per vedere la tenuta e la forza della storia. Nel frattempo mi documento. Per Non va sempre così ho guardato tantissima Tv degli anni '50 e '60 per capire che ruolo attribuire all'interno del romanzo a quell'epoca storica in cui si pensava che l'Italia, ridotta in macerie, materiali ma non spirituali, aveva voglia di futuro. Questo mi ha permesso di capire che l'Italia non è stata sempre un paese senza voglia di futuro e senza slancio. Dopo la ricerca sui brevetti ho cominciato a scrivere.
- Avendo una figlia e una famiglia da gestire scrivo a casa, in orario di lavoro, dalle otto del mattino alle quattro del pomeriggio. Nei momenti più critici mi ritaglio dieci giorni in "ritiro" in una casa al mare che ho in Sicilia e sto senza Internet, senza contatti col mondo. Mi eclisso e lavoro giorno e notte.
- Ho sempre pensato che fare lo scrittore significasse non affidare all'espressione orale, sempre un po' approssimativa, i propri pensieri. Per questo per me il passaggio dalla scrittura alla fase di promozione del romanzo è sempre un po' traumatico, anche se capisco che è necessario.
- Io non sopporto la mistificazione in tutte le sue forme: nelle parole, nel modo di essere, nei rapporti con gli altri, trovo il mascherarsi davvero respingente. E poi non amo le persone giudicanti. Trovo che entrambi siano vizi del nostro tempo.
Note
modifica- ↑ Dall'intervista di Marco Marino, Perdere i sensi, perdere noi stessi, intervista a Evelina Santangelo, treccani.it, 28 marzo 2021.
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