Eros Damasco (–), scrittore italiano.

Incipit di Il baratto 01

modifica

Nel Seicento a Napoli c'erano piazze agghindate e fastose, derelitti ai bordi di marciapiedi, che drenavano la ghiaia sconnessa dalle ruote di sonori carri, che chiedevano insistentemente l'elemosina, per Dio datemi un soldo, uno solo, mostravano le mani dirute e volontariamente ferite, con rimontanti cicatrici, in segno dell'infamia o di una miseria assoluta, neanche un dente talvolta in bocca, c'erano pasticcieri noti in tutto il Regno, le sfogliatine lussureggianti alle vetrine, vecchie che passeggiavano forse per l'ultima volta nella loro vita, attraversavano via Vesuvio, entravano da un droghiere, compravano del burro, salivano le scale del vicolo delle sarte e una volta tornate a casa talvolta morivano sole, con qualche raro funerale pomposo dopo due giorni per quelle più benestanti. C'erano cavalli bai e cani da presa che giunsero dalla Corsica il cui sangue andò a mescolarsi all'antico molosso pugnace dei romani e cani da pastore che erano detti mastini, bianchi ed altissimi. Belle signore a volte tagliavano la prospettiva di un'intera piazza. Appoggiati alle vecchie scalinate di una chiesa, sant'Eligio Maggiore che verso il crepuscolo pareva una grotta verticale nella maschera di vuoto del suo barocco impossibile, alcuni ragazzi avrebbero potute scorgerle assorbire fotoni di luce confezionati da un sole alla deriva, impregnate di una luce fosforescente. Le si vedeva sospinte nelle carni nivee, gli occhi di un bell'acceso, le ciglia lunghe.

Bibliografia

modifica
  • Eros Damasco, Il baratto 01: la funzione del delitto, Alberto Gaffi editore in Roma, 2006. ISBN 9788887803617