Enrico Conci

politico italiano (1866-1960)

Enrico Conci (1866 – 1960), politico italiano, padre di Elisabetta Conci.

Enrico Conci

Citazioni di Enrico Conci modifica

  • Applicandomi agli inizi della mia vita universitaria allo studio della lingua inglese [...] restavo particolarmente impressionato da un proverbio che diceva essere l'uomo tanto più felice quanto meno egli si occupa di affari pubblici ('men are more happy the less they are involved in pubblic affairs'): malgrado quel monito le mie occupazioni di gran lunga preponderanti sono sempre state di natura pubblica». [...] Se tuttavia mi sono determinato a dedicarmi alla vita pubblica, lo ho fatto solo ritenendo di compiere un preciso dovere.[fonte 1]
  • Signori! badate che non esistono i popoli per le istituzioni, ma bensì le istituzioni per i popoli; badate che la causa nostra è buona e santa; badate che se per la forza materiale derivante dalla rilevante preponderanza numerica, ingiusta in se stessa, vi sarà forse dato di conservare questo organismo [la Dieta], come è attualmente, la causa nostra è sorretta dall'immensa forza morale che riposa nel concetto del giusto e dell'equo. Il popolo trentino qui leva compatto a mezzo dei suoi deputati un grido virile: Frangar non flectar, e forse a niuno, o Signori, sarà dato di spezzare la vigorosa energia! [1][fonte 1]
  • Fondandoci sui postulati del Presidente Wilson, riconosciuti ed accettati dalle potenze centrali, dichiariamo che tutti i territori italiani, finora soggetti alla monarchia austro-ungarica, nessuno eccettuato, li consideriamo come già virtualmente staccati dal suo nesso territoriale; per la qual cosa i deputati italiani hanno punto il compito di entrare in trattative col Governo e coi rappresentanti della nazionalità ancora soggetta all'Austria allo scopo di dare un nuovo assetto allo Stato. Poiché i territori italiani situati entro i presenti confini della monarchia, si devono ormai ritenere come virtualmente appartenenti allo Stato italiano, protestiamo in modo speciale contro il trattamento eccezionale, che, secondo le intenzioni del Governo, si vorrebbe usare alla città di Trieste. [2][fonte 1]
  • A nome anche dei miei colleghi di Giunta qui residenti, dichiaro che noi siamo sempre stati e siamo fautori convinti di autonomie provinciali e comunali che in alcun modo ledano la perfetta unità della Patira, e che ci sappiamo in tale convincimento all'unisono colla quasi totalità della nostra popolazione. Noi consideriamo come un nostro preciso dovere di rimanere al nostro posto, al quale siamo stati chiamati con decreto reale e dal quale solo con altro regio decreto potremo essere sollevati. Che se colla violenza ci si costringe ad interrompere la nostra attività, noi, pur subendo la momentanea coazione contro la stessa fieramente protestiamo e intendiamo ne restino affatto inalterati i diritti della popolazione e nostri.[3][fonte 1]
  • Questi obiettivi [ripristino della legalità e pacificazione] sono certo comuni a noi e al resto del partito. Noi siamo persuasi che il ritorno alla legalità e la pacificazione sia un compito storico dell'attuale Governo e che una manifestazione di fiducia del Senato sull'azione del Governo a ciò diretta potesse agevolargliela, noi unimmo il nostro voto a quello della grande maggioranza del Senato. Mirando i senatori e i deputati allo stesso scopo – ritorno della legalità e pacificazione degli animi – ed essendovi solo una disparità di vedute sul modo di raggiungerlo, non mi sembra una ragione di assoluto dissidio e sia invece perfettamente conciliabile con il concetto 'Libertas' che il partito ha assunto a proprio motto.[4][fonte 1]
  • [...] mai presi la tessera del partito fascista, quantunque insistentemente offertami; che nulla mai chiesi per me al partito o al governo fascista e nulla mai ne ricevetti, né cariche né onori, né vantaggi materiali; dovetti anzi rinunciare all'esercizio dell'avvocatura, perché per le restrizioni cui erano soggetti gli avvocati non fascisti esso mi era divenuto passivo: ho quindi le mani affatto pulite. Posso avere errato, in ispecie col non aver preveduto sviluppi che poi ci sono stati, ma chi mai non sbaglia in questo mondo? Ma non credo di avere errato a tale punto da meritare di essere dichiarato decaduto dalla carica di Senatore da me tenuta per oltre un quarto di secolo, o, ciò che è ancora più grave, di essere considerato come fautore della dittatura mussoliniana e della orrenda guerra che tante rovine ha portato a questa povera Italia! [5][fonte 1]

Citazioni su Enrico Conci modifica

  • A capo dei cattolici trentini, egli s'è palesato dapprima assolutamente contrario al nostro programma della 'provincia unica', poi si è venuto gradatamente accostando, ma in modo tale da farci nettamente persuasi che la sua nuova carica non farà che ritardarne il compimento. (Ettore Tolomei, sostenitore di un "piano di snazionalizzazione dell'elemento tedesco" in Alto Adige: Archivio per l'Alto Adige, 1921)
  • Mi felicito per la decisione dell'Alta corte in riguardo del suo illustre genitore altamente benemerito della causa nazionale. (Alcide Degasperi, telegramma a Elsa Conci, 1946)

Note modifica

  1. Dalla seduta della Dieta di Innsbruck del 21 dicembre 1900.
  2. Dalla seduta della Camera di Vienna del 25 ottobre 1918.
  3. Dalla lettera di protesta del 5 ottobre 1922 contro i fascisti che avevano occupato la Giunta provinciale.
  4. 7 luglio 1924.
  5. Dalla difesa presso l'Alta corte di giustizia per le sanzioni contro il fascismo di Roma, 1945/1946.

Fonte modifica

  1. a b c d e f Citato in Sergio Benvenuti e Andreina Mascagni, L'archivio della famiglia Conci, Archivio Trentino, quinta serie, anno XLVIII, n. 2, Trento, 1999, pp. 111-146.

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