Enrico Canfari

calciatore, dirigente sportivo e arbitro di calcio italiano (1877-1915)

Enrico Canfari (1879 – 1915), calciatore e dirigente sportivo italiano.

  • Il F.C. Torinese ci invitò a giocare contro di lui, ed a noi non parve vero di poterci cimentare con dei veri giocatori benché di costituzione e statura poco rassicuranti. Furono batoste come squadra, ma individualmente, per il grande esercizio nel palleggio, non sfigurammo affatto. Messi in questa via, formato l'undici, cominciammo ad accettare sfide e a lanciarne, finché per affermarci al cospetto del pubblico torinese bandimmo un torneo. Per l'occasione ci voleva una divisa, ma come? Di cottone, di flanella, di maglia? Alla fine, la scelta: un parcalle sottile e roseo che portammo poi, sbiadito all'inverosimile, sino all'anno 1902...[1]
  • L'anima juventina è un complesso modo di sentire, un impasto di sentimenti, di educazione, di bohemien, di allegria e di affetto, di fede alla nostra volontà di esistere e continuamente migliorare.[2]
  • Orgoglio infinito, la Juventus è la mia patria.[3]
Enrico Canfari

Note modifica

  1. Dopo la prima gara del Foot-Ball Club Juventus in Campionato Federale nel 1900; citato in Juventus Football Club: La Storia - Dagli inizi al 1mo Scudetto, Juventus.com.
  2. Da un documento autografo citato dalla rivista ufficiale Hurrà il 26 dicembre 1915.
  3. Citato in Storiche citazioni di juventini veri, Tuttosport, edizione impresa, 2 dicembre 2009.

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