Emilie Haavi

calciatrice norvegese

Emilie Bosshard Haavi (1992 – vivente), calciatrice norvegese.

Emilie Haavi (2013)

Valentina Forlin, ultimouomo.com, 4 marzo 2024.

  • [«Hai giocato tutta la carriera in Norvegia, cosa ti ha spinta a cercare un'esperienza altrove?»] Dopo aver giocato nove anni nella stessa squadra avevo bisogno di cambiare. Ero il capitano, avevo tanta responsabilità ed ero anche un po' stanca, sentivo che volevo pensare un po' di più a me stessa. Oltretutto avevo quasi 30 anni e sentivo di voler fare un'esperienza diversa. Sono stata un periodo negli Stati Uniti ma ho avuto un infortunio quindi volevo rimettermi in gioco. Non è stato semplice scegliere di venire in Italia ma sentivo che era quello che volevo. [«È stato difficile trasferirti qui?»] All'inizio sì. La cultura è molto diversa, io stessa prima di venire qui ero diversa, un po' più precisa e inquadrata. Quando sono arrivata qui mi sono accorta quanto la vita sia vissuta in modo più lento e rilassato sotto qualsiasi punto di vista, un mood diverso rispetto a quello a cui sono sempre stata abituata. Inizialmente questa cosa un po' mi stressava, devo ammetterlo.
  • Quando sei sola in un Paese molto diverso dal tuo le persone sono importanti perché dopo gli allenamenti e le partite sono quelle con cui passi la maggior parte del tempo. [...] Stare bene con loro è importante perché mi aiuta a stare bene in campo.
  • Il calcio in Italia è molto diverso rispetto alla Norvegia. Qui è una cosa importante che interessa a tutti ed è stato strano per me vedere che, andando in centro a Roma, una città grandissima, qualcuno mi chiedesse una foto.
  • [«Chi era Emilie prima di arrivare a Roma e chi è Emilie oggi?»] Dal punto di vista personale oggi sento di aver imparato a vivere di più nel presente, prima ero molto più meticolosa e avevo sempre bisogno di organizzare tutto, soprattutto il mio tempo. Diciamo che ora vivo più alla giornata. Dal punto di vista calcistico invece sento di essere migliorata individualmente ma sempre per rimanere a servizio della squadra. Nelle ultime stagioni giocate in Norvegia sentivo che fosse un po' tutto sulle mie spalle, qui a Roma invece sapere che le cose non dipendono solo da me e che ci sono tante compagne che possono fare la differenza mi fa giocare con più serenità.

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