Elisa Longo Borghini
ciclista su strada italiana
Elisa Longo Borghini (1991 – vivente), ciclista su strada italiana.
Citazioni di Elisa Longo Borghini
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- [...] dovrei essere un po' più intelligente e razionale. Dovrei usare la testa più dell’istinto in alcuni casi: alla fine, ci sono sempre poche cicliste a giocarsi le vittorie e basta davvero poco per trasformare un podio in un successo.[1]
- [...] penso di essere una buona capitana per cui lavorare, ma penso anche di essere una atleta versatile come poche altre in gruppo. Non ho mai avuto problemi a fare da gregaria per una compagna. Sono felice se vedo una mia compagna di squadra vincere. La versatilità è uno dei punti di forza di Elisa Longo Borghini: significa essere un punto di riferimento, una persona su cui possono contare.[1]
- Mio padre ed io non esterniamo troppo i nostri sentimenti, fa parte del nostro essere montagnini, lui non viene spesso alle corse perché è impegnato a casa con mucche e fieno, ma non perde mai un secondo delle mie gare. È stato mio padre a mettermi in bici e quando ero piccola mi diceva spesso "vedrai Elisa, tu diventerai forte e vincerai tante corse", io lo guardavo negli occhi e mi chiedevo cosa stesse dicendo.[2]
- [«Famiglia sportiva, la sua»] Mio padre Nando ex tecnico nazionale del fondo, mamma Guidina ex fondista con tre partecipazioni olimpiche, mio fratello Paolo ex ciclista professionista. [«Scusi, ma allora perché il ciclismo?»] Perché mio fratello si ribellò al freddo. Sport estivo. Punto. E io l'ho seguito.[3]
Davide Bernardini, suiveur.it, 1º dicembre 2018.
- [«È più faticoso pedalare o convivere con l'idea che in molti hanno della donna nello sport?»] Ecco, pedalare ed essere donna è davvero un bel mix. È inutile girarci intorno: è faticoso, e molto. Più degli uomini, devo dire, per il semplice fatto che per la legge italiana non esistono atlete azzurre professioniste. Dobbiamo ringraziare i corpi militari, che con il loro lavoro mettono un gran bella pezza.
- Mai stata una fan di qualcuno o qualcosa, mai avuto idoli che mi hanno particolarmente influenzata. Sinceramente, guardo mio fratello Paolo. Ha saputo portare avanti con successo ciclismo ad alti livelli e famiglia. L'etica, sportiva e umana, per lui è fondamentale: e così per me.
- [«Qual è il problema principale del movimento ciclistico femminile, per te?»] Non esiste una categoria intermedia, e mi spiego. Una volta terminato il percorso delle "giovanili", una ragazza di diciotto anni si ritrova subito a pedalare con le Élite, la categoria massima. Manca questa realtà di mezzo, sia a livello di categoria sia a livello di corse ed eventi. È brutto da dire, ma le cose stanno così: tante giovani ragazze si ritrovano a correre in competizioni troppo dure per loro, firmano alla partenza con la consapevolezza che dopo un certo numero di chilometri dovranno alzare bandiera bianca. [...] così facendo si bruciano tante ragazze e anche quelle che meritano rischiano di non essere svezzate nella maniera giusta.
- Che la sfera femminile, dal punto di vista dei diritti e della parità, si collochi indietro rispetto a quella maschile mi sembra un dato di fatto: [...] le donne [...] non devono però giocare e approfittarsi di questa situazione per spingere troppo, come succede spesso e volentieri. Il mio sogno è poter vivere in un mondo dove vengono meno le etichette. Essere uomo o donna comporta delle differenze, è chiaro, è giusto riconoscerle. Ma per quanto riguarda il mondo dello sport, vorrei che ogni atleta fosse considerato per quello che è: una persona.
- [...] per me, è un privilegio poter essere un riferimento del genere. Avere le carte in regola per sfondare nel mondo dello sport non è da tutti. E non lo dico con arroganza, anzi, al contrario: è l'umiltà che mi fa dire questo, perché con un talento ci si nasce, è Gesù Cristo che ti ha voluto bene. Mi sento fortunata, ecco. E probabilmente, per una ragazza è ancora più complicato arrivare al successo nello sport. Nel mio piccolo, spero e credo di far bene, di essere da stimolo.
Intervista di Alessandra Giardini, gazzetta.it, 19 marzo 2021.
- [«Ha mai pensato che se fosse un maschio sarebbe ricca?»] Mai. Vado in bici perché mi piace, se lo facessi per soldi non farei i risultati. I miei colleghi fanno una vita dura, tanta fatica e tanti sacrifici, ma anche noi. Sarebbe ora di chiudere questa forbice, di avvicinare un po' i nostri salari ai loro. Non guadagneremo mai come gli uomini, ma non è giusto che la differenza sia di uno a venti.
- [...] il punto non è essere donna o uomo, ma essere o no all'altezza di un determinato compito. [...] Tutto parte dai bambini. Gli stereotipi si buttano giù con la cultura e l'educazione. Io sono cresciuta con due genitori che mi hanno lasciata libera. Mio padre ha sempre detto: certo, lo puoi fare, puoi fare tutto. [«Non dobbiamo diventare come i maschi per avere diritti»] Giusto. Siamo diverse, non dobbiamo snaturarci.
- È più facile insultare una donna, pensano che se è sola non reagirà.
- Se uno mi dice culona non me ne frega niente. È la strada a parlare, conta se arrivo prima in salita.
Stefano Zago, alvento.cc, 29 marzo 2024.
- Non ero preparata a tutta questa sofferenza: stop forzati, infortuni, malattie [...]. Tutte volte in cui provavo a prepararmi, in cui pensavo di farcela, il mio corpo mi diceva un no secco. Non era pronto agli sforzi che una carriera professionistica comporta, non era mai pronto. Ad un certo punto, ho dovuto lasciare la bicicletta completamente da parte. [...] quando ti alzi al mattino e sai di dover spalare letame tutto il giorno è dura.
- Siamo giovani e siamo atleti. Già il primo dato basta, talvolta, per farci sentire potenti e sin troppo sicuri della nostra forza, della nostra salute, come se niente potesse toccarci, sfiorarci, buttarci a terra. L'essere atleti accresce questa sensazione, perché sfidi la fatica, torni in bici anche con il male alle gambe, anche dopo esserti sentito sfinito, finito. Quante volte ci diciamo: "Ora mi riposo e domani esco, anche se mi fa male tutto"? Non è scontato che il giorno dopo ci trovi in salute, non è naturale questo stare bene, questo poter fare. Lo si capisce quando, pur giovane, pur atleta, non puoi più, sei fermo, bloccato. Quando si ha la sensazione che tutto sia finito.
- Ricordo il Fiandre del 2015, quell'azione senza senso, folle, che mi ha portato alla vittoria. Mentirei se non dicessi che io sogno ancora azioni così, "azioni ignoranti", come si dice in gergo. Allo stesso tempo, però, razionalmente so che in questo ciclismo, con i valori in campo, non è possibile una cosa simile. Sarà la squadra a fare la differenza: un insieme di atlete forti che dal loro essere insieme traggono ancora più forza. La squadra è il modo attraverso cui si superano le corazzate. La squadra è il mio modo di vincere.
Note
modifica- ↑ a b Da Elisa Longo Borghini intervista se stessa: «Al Tricolore emozioni contrastanti. Quest'anno sogno di vincere la Freccia Vallone», quibicisport.it, 24 gennaio 2022.
- ↑ Citato in Giorgia Monguzzi, Longo Borghini. «Il Giro era un obiettivo, ce l'ho fatta superando i miei limiti e grazie ad una grande squadra», tuttobiciweb.it, 15 luglio 2024.
- ↑ Da Benny Casadei Lucchi, "Mamma e papà sciatori doc... io non amo il freddo". Intervista a Elisa Longo Borghini, ilgiornale.it, 27 luglio 2024.
Voci correlate
modifica- Paolo Longo Borghini – fratello
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