Salvatore Farina

scrittore e giornalista italiano (1846-1918)
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Salvatore Farina (1846 – 1918), scrittore e giornalista italiano.

Salvatore Farina

Incipit di alcune opere

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Amore bendato: racconto

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...Infine ho la coscienza di non essere perversa, e se scendo in fondo al cuore, trovo che sarei capace di far la moglie come le più brave. Ma che colpa ne ho io se quest'uomo non mi sa prendere, se non se ne dà nemmeno pensiero, se non mi ama? Non mi ama, e non solo non mi ama, ma non mi ha amato mai! Quasi quasi me lo diceva in faccia, perché è schietto ed abborre le simulazioni, il signor marito. Gli ho risposto, come andava fatto, che a me non ne importa un bel nulla e che alla fin dei conti siamo pari, perché neppure io l'amo né l'ho amato mai...

Carta bollata: racconto

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Lo chiamavano Maestro, benché egli con la superbia d'essere solamente scolaro della natura, avesse in supremo disprezzo gl'insegnamenti che un uomo può dare a un altro suo simile. Non aveva egli disertato Brera a diciott'anni, perché all'accademia, a disegnare un gesso immobile, più d'uno ha sciupato l'esistenza? Diciamo l'esistenza per dire, ma dando retta a Giusto dovremo dire che molti hanno guastato la mano, l'occhio, l'intelletto d'artista, e sono rimasti tutta quanta la vita copisti. Perciò egli aveva piantato il gesso immobile e scialbo, e dando al professore dell'asino, se n'era andato di buon passo fuori di Porta Ticinese, a empir l'occhio di belle linee mobili e di colori trasparenti.

Due amori

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Ritorno col pensiero ad un tempo molto lontano, io non aveva compiuto ancora i tredici anni, e le camerate del collegio di B** m'avevano accolto da pochi giorni in mezzo ad una nidiata di vispi fanciulletti. Ve n'erano di grandicelli, ma la più parte erano più piccini di me; così che nel primo giorno che io vi era entrato, la mia comparsa era stata causa di molte gare fra i miei nuovi compagni. E l'uno cercava guadagnarsi la mia amicizia facendo pompa del suo coraggio, e l'altro coll'astuzia delle sue gherminelle. Solo i più maturi se ne stavano ritrosi, temendo in me un rivale pericoloso.

Fante di picche. Una separazione di letto e di mensa. Un uomo felice

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Fante di picche

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A ventidue anni Donato è un bel giovane bruno; sa tirar di sciabola e di pistola, caracollare con grazia sopra un cavallo, infilar come saetta le vie di Milano sul velocipede, e sa all'occorrenza camminare a piedi senza dinoccolar le gambe per far pompa d'una disadattagine che è l'ultima parola dell'arte del perfetto cavallerizzo. A ventidue anni Donato, non ostante il contagio della città dove vive da un pezzo, si è serbato figlio e fratello tenerissimo, adora la canizie del suo vecchio padre e non immagina al mondo cosa più soave della testolina bionda della sorella.

Una separazione di letto e di mensa

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La camera che io abitava allora in via Bagutta era veramente in alto più del bisogno. Lo dicevo a me stesso quattro volte al giorno, sempre che salivo i cento e dodici gradini che mi separavano dalla folla, ma siccome quando si era su si godeva dalla finestra un magnifico panorama di tegole e di fumaioli, ci rimanevo. E poi in quattro mesi avevo fatto la conoscenza di tutti i vicini, e di solito fra i vicini d'uno scapolo ve n'è sempre qualcuno da cui dorrebbe esser lontani.

Un uomo felice

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- ... Un uomo felice!
- E contento del proprio stato?
- Così contento che non lo cambierebbe con quello di un principe...
- Secondo i principi...
A forza di ruminarci sopra, non potemmo più reggere alla tentazione, ed una bella mattina del mese di giugno il mio amico Antonio ed io ci provammo ad arrampicarci sul monte Barro, voltando le spalle al territorio di Lecco, per andare a vedere da vicino il prodigio vivente.

Bibliografia

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Altri progetti

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