Discussione:Lucio Anneo Seneca
La frase "Io sono un uomo e non considero nulla che sia umano estraneo a me." è di Terenzio... è un errore o è stata pronunciata anche da Seneca? --Freeronin2 08:57, 5 apr 2007 (UTC)
- Non ti so rispondere. Se entro una settimana nessuno ti risponde, metti una richiesta al bar linkando questa pagina--Gacio dimmi 11:59, 5 apr 2007 (UTC)
- I sospetti sono fondati: pare che quel aforisma lo si trovi attribuito ora a Terenzio, ora a Seneca. E accade spesso che un autore citi l'altro, senza necessariamente spacciare per suo il lavoro di altri: prendiamo ad esempio Franklin Delano Roosevelt, che al suo discorso per il New Deal citò le parole di Gaio Giulio Cesare alla moglie Calpurnia, «Non dobbiamo aver paura che della paura stessa». Il presidente non ignorava che l'avesse già detto il console romano, anzi, avendolo studiato ad Harvard, con tutta probabilità, lo citò consapevolmente. Non si può declamare l'altrui impunemente. Soprattutto quando si tratta di frasi di questo calibro, «Cogito ergo sum» (Renatus Cartesius, Principia Philosophiae, §7)...
(Mi sono perso negli esempi)... Tra Terenzio e Seneca è nato e morto per primo Terenzio, il quale deve aver detto quella frase per primo. Donde il mio consiglio di attribuire la frase a Terenzio, e semmai di inserirla come citazione-nella-citazione anche dal filosofo, con un link all'originale di Terenzio, del tipo «c.f.r.». --M1ka1L 12:27, 5 gen 2008 (CET)- Non ho capito dove hai visto questa frase in questa voce. Quella frase è di Terenzio (a meno che ci sia qualcuno ancora prima); Seneca cita molto. Se si trova un punto dove cita Terenzio, si può scrivere nella voce, come è stato fatto nell'esempio di M1ka1L. Nemo 10:12, 6 gen 2008 (CET)
- I sospetti sono fondati: pare che quel aforisma lo si trovi attribuito ora a Terenzio, ora a Seneca. E accade spesso che un autore citi l'altro, senza necessariamente spacciare per suo il lavoro di altri: prendiamo ad esempio Franklin Delano Roosevelt, che al suo discorso per il New Deal citò le parole di Gaio Giulio Cesare alla moglie Calpurnia, «Non dobbiamo aver paura che della paura stessa». Il presidente non ignorava che l'avesse già detto il console romano, anzi, avendolo studiato ad Harvard, con tutta probabilità, lo citò consapevolmente. Non si può declamare l'altrui impunemente. Soprattutto quando si tratta di frasi di questo calibro, «Cogito ergo sum» (Renatus Cartesius, Principia Philosophiae, §7)...
Ho modificato la traduzione della frase :" Numquam felix eris dum..." perché era davvero troppo libera. So che la traduzione che c'era è la più diffusa, ma non vuol dire che sia la più esatta.
Bibliografica errata
modificaCiao, non sono un utente Wiki ma ci tengo a riportare che la nota bibliografica a piè di pagina è errata
"Lettere a Lucilio, introduzione di Luca Canali, traduzione e note di Giuseppe Monti, cronologia a cura di Ettore Barelli" è del 1974 e non del 1975. Come riportato qui http://www.anticalibreria.it/pagina.php?module=ecommerce&action=scheda&id_product=44214 e confermato qui http://www.maremagnum.com/showPage.php?template=HOME&item_field=title&masterPage=HOME-risultati-ricerca.html&results=HOME-risultati-ricerca.ihtml&noresults=noResults.ihtml&autore=&parolechiave=&search=Lettere+a+Lucilio&sortByOrder=lastMod%3ADESC&recordsReturned=20
Ci tengo a dirlo perchè ho perso una serata intera a cercare quel libro del 1975...! Quindi mi permetto di cambiare, sperando di non sbagliare!
Senza fonte
modifica- Abbiamo davanti agli occhi i peccati degli altri uomini, ma i nostri li portiamo sulla schiena.
- Alla sapienza non si può nuocere; il tempo non la cancella; nessuna cosa la può sminuire.
- Anche in uno stato oppresso c'è la possibilità per un uomo saggio di manifestarsi, e in uno fiorente e felice regnano la sfrontatezza l'invidia e mille altri vizi che rendono inerti.
- Anche nel dolore v'è un certo decoro, e lo deve serbare chi è saggio.
- Ascoltami: verso la morte sei spinto dal momento della nascita. Su questo e su pensieri del genere dobbiamo meditare, se vogliamo attendere serenamente quell'ultima ora che ci spaventa e ci rende inquiete tutte le altre.
- Che differenza c'è se ci cade addosso il casotto delle sentinelle o un monte? Nessuna. Eppure c'è chi teme di più quest'ultima evenienza, sebbene entrambe siano ugualmente mortali: abbiamo più paura delle cause che degli effetti.
- Che giovano a quell'uomo ottant'anni passati senza far niente? Costui non è vissuto, ma si è attardato nella vita; né è morto tardi, ma ha impiegato molto tempo per morire.
- Che stupidi sono questi mortali.
- La libertà è l'affrancamento dalle passioni.
- Ci vuole altrettanta magnanimità per riconoscere un favore ricevuto che per renderlo.
- Ciò che è dato con orgoglio ed ostentazione dipende più dall'ambizione che dalla generosità.
- Come è dolce aver estenuato e abbandonato le passioni!
- Come mai ad alcuno qualche cosa può parer sicura, se il mondo stesso è continuamente scosso, e se anche le sue parti più solide traballano?
- Credimi, quella era un'età felice, prima dei giorni degli architetti, prima dei giorni dei costruttori.
- Da un uomo grande c'è qualcosa da imparare anche quando tace.
- Dev'essere proposito eguale dell'insegnante e del discepolo: che uno voglia giovare e l'altro apprendere.
- Di tanto in tanto è bello anche far pazzie.
- Dipenderai meno dal futuro se avrai in pugno il presente.
- Dovunque c'è un uomo, c'è l'occasione per fare del bene.
- È di gran sollievo pensare che il male che ti è accaduto, tutti prima di te l'han sofferto, e tutti lo soffriranno.
- È l'animo che devi cambiare, non il cielo sotto cui vivi
- È necessario imparare tanto a lungo quanto a lungo si vive.
- È questione di qualità, piuttosto che di quantità.
- Esistono diritti non scritti, ma più sicuri che tutti gli scritti.
- Gran parte della libertà consiste nel saper dominare l'appetito.
- Ho vissuto abbastanza; ora, sazio, aspetto la morte.
- I dolori leggeri concedono di parlare: i grandi dolori rendono muti.
- I mali incerti sono quelli che ci tormentano di più.
- I piaceri del palato sono simili ai ladri egiziani, che strangolano con un abbraccio.
- Il libro ti muta nell'essenza.
- Il miglior rimedio per la rabbia è l'indugio.
- Il mondo è eterno, ma le sue singole parti non sono sempre uguali.
- Il più potente è colui che ha se stesso in proprio potere.
- Il sole splende anche sui malvagi.
- La calamità è l'opportunità della virtù.
- La filosofia non respinge né preferisce nessuno: splende a tutti.
- La lealtà comprata col denaro, dal denaro può essere distrutta.
- La morte è il non-essere. Dopo di me accadrà ciò che è stato prima di me. Se prima non abbiamo sofferto, vuol dire che non soffriremo dopo. Siamo come una lucerna che, spegnendosi, non può stare peggio di quando non era accesa. Solo nel breve intermezzo possiamo essere sensibili al male.
- La morte pareggia tutto.
- La solitudine è per lo spirito ciò che il cibo è per il corpo.
- La verità non muore mai.
- La vita è come una commedia: non importa quanto è lunga, ma come è recitata.
- L'applauso della folla è la prova dell'empietà di una causa.
- Le difficoltà rafforzano la mente, come la fatica rafforza il corpo.
- Lieve è il dolore che permette di prendere una decisione.
- L'ubriachezza non è altro che volontaria follia.
- L'uomo è un animale sociale, le persone non sono fatte per stare da sole.
- Mi distruggerò, (ma) non mi piegherò.
- Frangar, non flectar.
- Nessuna azione sarà considerata innocente, a meno che la volontà non lo sia stata, perché l'azione è stata dettata dalla volontà.
- Nessuno è più infelice che la maggior parte di quelli che sono generalmente ritenuti felici.
- Nessuno ha più gusto all'ingiuria di colui che è più vulnerabile ad essa; ma questo gusto è contagioso, e domani qualcun altro riderà di colui che oggi si prende gioco di me.
- Niente costa di più di ciò che si è comperato con le preghiere.
- Niente è così stupido ed infelice quanto attendersi una disgrazia. Che follia, anticiparsi il male prima che questo capiti!
- Non chi ha poco è povero, ma chi desidera più di quello che ha.
- Non credere che si possa diventare felici procurando l'infelicità altrui.
- Non dobbiamo cercare di vivere a lungo, ma di vivere abbastanza; vivere a lungo dipende dal destino, dalla nostra anima vivere quanto basta.
- Non è mai poco quello che è abbastanza.
- Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.
- Non puoi fuggire le necessità, ma le puoi vincere.
- Nulla è eterno e solo poche cose sono durevoli.
- Nulla è più contrario alla guarigione del cambiare spesso i rimedi.
- Ogni criminale è il boia di se stesso.
- Ogni crudeltà nasce da durezza di cuore e debolezza.
- Ogni male ha la sua compensazione. Meno è il denaro, meno i problemi; meno i favori, minore è l'invidia. Perfino in quei casi che ci fanno uscir di senno, non è la perdita in se stessa che ci angustia, bensì la nostra valutazione della perdita.
- Ogni volta che sono stato tra gli uomini sono tornato meno uomo.
- Penso tra me e me quanti sono gli uomini che esercitano il corpo e quanto pochi quelli che esercitano la mente; quanta gente accorre a un passatempo inconsistente e vano, e che deserto intorno alle scienze; che animo debole hanno quegli atleti di cui ammiriamo i muscoli e le spalle.
- Per fare ciò che si vuole bisogna nascere re o stupidi.
- Perché ti stupisci se viaggiare non ti serve? Porti in giro te stesso. Ti perseguitano i medesimi motivi che ti hanno fatto fuggire.
- Perdona sempre gli altri, mai te stesso.
- Proprio come sceglierò la mia nave quando mi accingerò ad un viaggio, o la mia casa quando intenderò prendere una residenza, così sceglierò la mia morte quando mi accingerò ad abbandonare la vita.
- Punizione per alcuni, per altri un dono e per molti, un favore.
- Qualche volta anche il far qualche pazzia non dispiace.
- Ricordati di spogliare gli avvenimenti dal tumulto che li accompagna e di considerarli nella loro essenza: capirai che in essi non c'è niente di terribile se non la nostra paura.
- Sarà quel che dev'essere; ma ciò che è una necessità per chi si ribella, è poco più che una scelta per chi vi si adatta di buon grado.
- Se guardiamo un pezzo di legno perfettamente diritto, immerso nell'acqua, ci sembra curvo e spezzato. Non ha importanza che cosa guardi, ma come guardi: la nostra mente si ottenebra nello scrutare la verità.
- Se la felicità consistesse nella sensualità, le bestie sarebbero più felici dell'uomo; l'umana felicità invece ha sede nell'anima, non nel corpo.
- Se un uomo non sa verso quale porto è diretto, nessun vento gli è favorevole.
- Si può capire il carattere di una persona dal modo in cui accoglie le lodi.
- Sii servo del sapere se vuoi essere veramente libero.
- Siate persuasi che è ben difficile essere sempre il medesimo uomo.
- Spesso è inutile e vana la volontà non di chi intraprende cose facili, ma di chi vuole che siano facili le cose che ha intraprese.
- Spesso vogliamo una cosa e preghiamo per un'altra, senza ammettere la verità neanche agli dei.
- Una donna o ama o odia; non ha una via di mezzo. Il pianto della donna è menzogna. Negli occhi della donna vi sono due tipi di lacrime, le une provocate dal vero dolore, le altre indotte dalla scaltrezze. Una donna che pensa sola, pensa cose cattive.
- Una mente notevole possiede un regno.
- Usa le orecchie piuttosto che la lingua.