Derek Warwick
pilota automobilistico britannico
Derek Stanley Arthur Warwick (1954 – vivente), ex pilota automobilistico britannico.
Intervista di Ludo van Denderen, gpblog.com.
- [...] non sono mai riuscito a raggiungere, probabilmente, il mio potenziale. Se penso che avrei potuto vincere dei Gran Premi? Sì. Avrei potuto essere un campione del mondo? Beh, sono le persone speciali ad essere campioni del mondo. Quindi forse avrei potuto, forse no. Penso che avrei potuto, ma sono di parte.
- [Sulla Toleman TG181] L'81 con la Toleman fu piuttosto difficile. L'auto era davvero una scatola di merda. [...] Era un'auto progettata da Rory Byrne, che è diventato uno dei migliori progettisti della Formula Uno. Ma il concept era sbagliato. Non avevamo abbastanza soldi.
- Quando guardo i piloti ora, vorrei ricordare loro che sono fortunati. Sono in un mondo di sicurezza. Sono in un mondo di affidabilità. E molti di noi avrebbero pagato fior di quattrini per essere a bordo delle auto da Gran Premio di oggi. È stato un periodo pericoloso. È stato un periodo difficile. Ma come dicevano i miei team in quei momenti difficili, è un modo per formare il carattere.
- Sei lì con Carlos Reutemann, Alan Jones, Piquet, Arnoux, Peroni, Villeneuve, Lauda e Prost. Sono piloti iconici. [...] Provo la stessa cosa per i piloti di oggi? Non ne sono così sicuro. Ma sì, erano tutti personaggi. Avevamo tutti rispetto l'uno dell'altro perché sapevamo di essere in un periodo molto pericoloso per i piloti di Gran Premio. Non pericoloso come il decennio precedente o quello prima ancora, ma comunque era ancora pericoloso. Credo che nei miei 11 anni in Formula Uno siano stati uccisi circa 13 piloti. Non solo in Formula Uno, ma in quello che io chiamo sport motoristico di alto livello, compreso mio fratello minore. Sapevo bene quanto fossero pericolose le corse automobilistiche.
- Quando Villeneuve rimase ucciso [nel Gran Premio del Belgio 1982], fui il primo ad arrivare sulla scena. Ho aiutato a tirarlo fuori dalle recinzioni senza casco. Quel giorno mi ha insegnato a creare una piccola cassaforte nella parte posteriore della mia testa dove rinchiudere delusioni e tragedie. Una persona come Gilles, ho dovuto metterla nella mia cassaforte. Non voglio dire che non mi sia emozionato. Ricordo che quando sono arrivati i medici sono saltato in macchina [...]. Poi, quando sono arrivato ai box, ho pianto a dirotto. Quindi non sono a corto di emozioni. Ma ci sono dei momenti in cui devo chiudere le cose in me stesso. [...] Domenica mattina mi sono alzato, ho fatto la doccia e mi sono preparato per la gara. E Rhonda mi disse: "Cosa stai facendo?". Le dissi che era il giorno della gara. Ancora oggi non capisce quanto io sia dolce e delicato nella vita di tutti i giorni. [...] Insomma, una personalità un po' sdoppiata. A quei tempi, dovevi averla come parte del tuo equipaggiamento per sopravvivere.
- Sono una delle persone più generose del mondo. Ma sono anche una delle persone più egoiste [...] che si possano incontrare. Ti do la mia vita, ti do tutto, ma se ho bisogno di fare qualcosa, se voglio fare qualcosa, niente mi fermerà. Questa è la parte egoista di me. La Formula Uno era la parte egoista di me.
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