Damon Hill

pilota automobilistico britannico

Damon Graham Devereux Hill (1960 – vivente), pilota automobilistico britannico.

Damon Hill (1993)

Citazioni di Damon Hill

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  Citazioni in ordine temporale.

  • Michael [Schumacher], nell'arco della sua carriera, è stato in grado di andare oltre i limiti praticamente sempre. L'invidia è una brutta cosa, ma bisogna essere onesti quando incontri uno più forte di te. Bisogna cercare di migliorare, perché nello sport c'è sempre qualcuno migliore di te.[1]

Da Watching the Wheels: My Autobiography, 2016; citato in Alessandro Mastroluca, motori.fanpage.it, 31 gennaio 2017.

  • C'era un elemento di volontà di continuare questa missione. [...] [È stato difficile] separare il "puro me", il forgiare una mia autentica carriera, dal ragazzo ferito determinato a rivivere la vita del padre per esorcizzare quella perdita scioccante. Durante la mia carriera sono sempre stato confuso: non sapevo se ero davvero un pilota o qualcuno cui era stata affidata una missione da completare prima di poter diventare il mio vero io.
  • Molti pensano che io sia qui [in Formula 1] perché ho un bel sorriso e un cognome famoso. E la Williams è naturalmente più incline a dare fiducia a un pilota che ha già vinto, non a qualcuno che dice di poterlo fare. Il fatto che sono alla Williams è una misura della mia determinazione ad avere successo.
  • [Dopo il ritiro] Volevo andarmene. Sentivo che mi sarebbe successo quel che era accaduto a mio padre, che c'era un incidente ad aspettarmi dietro l'angolo. Pensavo che sarei morto di lì a poco. Volevo un'altra identità, o forse volevo indietro la mia, quella vera.

Da un'intervista ad Auto Motor und Sport; citato in Natale Li Vecchi, clubalfa.it, 8 febbraio 2020.

  • Nel 1994 c'era un'attenzione politica enorme e una copertura globale impressionante dovuta anche alle tragedie che avevano caratterizzato quella stagione. Intervenne anche la FIA. Nel mezzo di tutto questo c'era un Campionato di Formula 1 combattuto da un ragazzo che tutti consideravano il numero due, contro Michael Schumacher che nessuno sapeva bene quanto fosse bravo.
  • [Sul Gran Premio del Giappone 1994] Sapevo che dovevo battere Michael [Schumacher] per mantenere vivo il campionato e quindi ero determinato a spingermi al massimo. A Suzuka le condizioni erano estreme e questo rendeva tutto ancora più impegnativo. Contro Michael sotto il diluvio, in battaglia per il Campionato del Mondo, su uno dei tracciati più difficili sento di aver guidato come chi è fuori di testa. [...] L'ultimo giro non ricordo nemmeno di essere riuscito ad avere il controllo della macchina, era quasi come se la farfalla fosse spalancata e stavo solo resistendo [...]. In realtà mi ha spaventato la situazione. Sono sceso dalla monoposto e sono rimasto davvero scioccato perché era quasi come se fossi diventato leggermente matto in macchina per andare così veloce [...]. Ero abbastanza sollevato di essere fuori dalla macchina.
  • [Sul Gran Premio d'Australia 1994] [...] non mi sarei aspettato che Schumacher mi avrebbe buttato fuori se fossi riuscito a superarlo. Tuttavia mi chiedo anche: cosa avrei fatto io nella sua posizione?
  • [...] per Michael [Schumacher] diventare il migliore rappresentava una missione di vita e penso abbia completato questo obiettivo.

Da un commento al Telegraph; citato in Valerio Barretta, formulapassion.it, 1º maggio 2024.

  • [Su Ayrton Senna] Aveva solo 34 anni quando è morto. Non c'è età, in realtà, per le dimensioni della leggenda che aveva già creato. La sua morte e le circostanze che l'hanno accompagnata – il mistero, i processi, il funerale – hanno moltiplicato la sua leggenda in modo esponenziale, conferendo alla sua vita un'aura da mitologia greca. In fondo era l'Achille del nostro sport. Sembrava che fosse sempre in guerra, con qualcosa o qualcuno. C'era una furia nella sua guida e un conflitto nella sua anima che rendevano Ayrton un concorrente assolutamente affascinante, che incuteva timore e soggezione.
  • Se devo essere sincero, pur essendo stato suo compagno di squadra alla Williams all'epoca, non posso dire di averne conosciuto l'uomo. Ho avuto la possibilità di lavorare un po' con lui, cosa che considero un privilegio molto prezioso. Posso dire che era spaventosamente veloce, ma lo sapevamo tutti [...]
  • [...] la F1 ha preso una direzione diversa dopo quel weekend, anche perché doveva farlo o sarebbe stata punita. Imola '94 è stato il momento in cui, per necessità, la F1 è cresciuta.
  • Imola 1994 è stato un momento di svolta per la F1, perché ha trasmesso il lato oscuro di questo sport direttamente nei salotti degli spettatori in una giornata di primavera altrimenti perfetta. E in quel momento il nostro sport ha dovuto guardarsi allo specchio e decidere come proiettarsi in futuro: come uno sport spericolato, insensibile, che sacrifica le persone, o come uno sport adulto, responsabile, sofisticato e disciplinato. La morte di Roland ci ha sconvolto, ma non come l'incidente di Ayrton: lui era venerato come un Dio delle corse dalla maggior parte delle sue centinaia di migliaia, se non milioni, di fan. Oltre che dall'intero Brasile.

Citazioni non datate

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  • Di sicuro Michael Schumacher ha lasciato un segno indelebile nella storia della F.1, la maggior parte sulla mia carrozzeria.[2]
  1. Da un'intervista al Times of India; citato in Hill su Schumacher: "Pochi rapporti tra noi, ma mi spiace", blogf1.it, 18 gennaio 2014.
  2. Citato in Paolo Ciccarone, Damon Hill, il Capitan Zero della Formula 1, automoto.it, 9 ottobre 2015.

Voci correlate

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