Csaba dalla Zorza

scrittrice italiana

Csaba Alessia dalla Zorza (1970 – vivente), personaggio televisivo, conduttrice televisiva e scrittrice italiana.

Citazioni di Csaba dalla Zorza modifica

  Citazioni in ordine temporale.

  • Tornare a scoprire il cibo vero è la cosa più moderna che ci sia. Purché ragù, paste e arrosti siano più veloci da preparare, più leggeri e più belli di quelli di quaranta o cinquant'anni fa, per adattarsi ai ritmi contemporanei.[1]
  • Apparecchiare la tavola mi viene naturale quanto schiacciare la frizione mentre cambio la marcia al volante. [«E se non si ha la posata giusta?»] Non importa. Se non possedete il famoso cucchiaio da dessert, semplicemente non mettetelo in tavola.[1]
  • [«I requisiti di un'eccellente padrona di casa?»] Pazienza e tolleranza. Quando si invitano persone nella propria dimora, più che conoscere a memoria il libro delle buone maniere, sapere l'abito giusto da indossare, dove deporre il cestino del pane, si deve aver voglia di condividere il proprio spazio con gli altri.[2]

L'anti-Clerici

Dall'intervista di Nicoletta Melone, A nº 41, p. 197; citato in leifoodie.it, 6 ottobre 2010.

  • [«Lei è una specie di anti-Clerici»] In tutti i sensi. A partire dalla taglia di reggiseno.
  • [Sull'origine del nome Csaba] Era il nome di un ciclista ungherese che mio padre ammirava molto. Era convinto che sarei stata un maschio. Poi il nome, visto che finiva per A, è rimasto.
  • [«Davvero per lei il frigo conta quanto l'armadio?»] Una persona si può valorizzare con un bel trucco, una bella pettinatura, un bell'abito. Lo stesso avviene a tavola. È la lezione di Jacqueline Kennedy. Lei era elegante anche con i Capri e la camicetta bianca: questione di portamento.

"Lo street food? È come innamorarsi a prima vista"

Intervista di Giorgia Cannarella, finedininglovers.it, 28 febbraio 2017.

  • [«Il pregiudizio più comune su di lei?»] Che non cucino davvero io. Invece a casa mia cucino ogni giorno. Quando mi metto il grembiule ed entro nella cucina sto bene, non mi sento mai costretta. Cucinare non rende la donna di serie B: il gesto è sia maschile che femminile, il problema ce lo facciamo noi donne, mentre non ho mai visto un uomo sentirsi inferiore perché cucinava, anzi.
  • [«L'esperienza di street food più memorabile della sua vita?»] L'anno scorso ero a Yantai, in Cina, per i Gourmand Wourmand World Cookbook Awards. Siamo andati a vedere quella che chiamano la Costa Azzurra cinese — niente a che vedere con quella originale, ovviamente, ma il cibo era francamente pazzesco. Ho mangiato ravioli cinesi seduta sul marciapiede, con le bacchette, intingendoli nella salsa di soia e bevendo un intruglio di brodo teoricamente vegetariano. Le condizioni igieniche dei banchetti erano spaventose, però ho guardato questi ravioli ed erano così polposi, così belli sudati... quando mangi qualcosa in strada non lo progetti: è come innamorarsi a prima vista, lo vedi e te lo concedi.
  • [«Com'è nata la sua passione per il cibo?»] Da bambina ho avuto un'alimentazione molto "spartana": mia madre era toscana, mangiavamo fave e pecorino, castagnaccio, cantucci. Quando avevamo ospiti diceva sempre "Tanto poi ci vuole un attimo a mettere via". È stato un imprinting psicologico importante: non ho mai pensato che cucinare fosse qualcosa che mette in disordine, mi è sempre piaciuto ricevere e apparecchiare.
  • Regola numero uno: non sperimentare ricette nuove con gli ospiti. Regola numero due: non strafare. Una serata semplice, in amicizia, in cui fate tutto con le vostre mani, sarà sicuramente un successo.

«Sono meno snob di quello che pensate...»

Intervista di Isabella Fantigrossi, corriere.it, 19 novembre 2019.

  • Non posso vivere circondata dal brutto. Tra un servizio di piatti e un vestito nuovo ho sempre scelto il primo. Sono ossessionata dalle ceramiche. È da quando sono ragazza che mi piace vivere così, mangiare sempre con la tovaglia, in sala e non in cucina, apparecchiare con cura, anche per colazione.
  • Non esco mai di casa senza fare il letto, non lascio mai i piatti sporchi nel lavandino e non mangio mai, ma proprio mai, primo e secondo con le stesse posate. Mia mamma mi dice sempre che sarei dovuta nascere negli anni Cinquanta. Ma allora sarei stata solo una delle tante. E invece io voglio far capire alle donne di oggi che ci si può occupare della casa senza sentirsi sminuite. Per avere successo non ci si deve trasformare in un uomo.
  • La casalinga che sono non è mia nonna che non aveva scelta. Io ho deciso di lavorare, di avere la mia indipendenza economica e allo stesso tempo di pensare alla famiglia. Non è un cedimento ma una doppia conquista. Difficile? Certo che lo è. Io non ho fatto tv per anni perché volevo allattare i miei bambini piccoli. L'hanno fatta altre al posto mio. E ci ho sofferto anche molto. Ma non sono pentita: crescere i figli è un impegno ma se lo si fa con passione è il compito più bello.

"Il galateo è come la grammatica: può essere noioso ma è un atto di gentilezza"

Intervista di Eleonora Cozzella, repubblica.it, 28 gennaio 2021.

  • Non sono migliore degli altri perché a tavola metto il tovagliolo a sinistra, ma se c'è il modo giusto per posizionare il tovagliolo, mettiamolo in pratica. È come l'uso del congiuntivo. La grammatica è come il galateo: può essere noiosa, ma poi quando senti parlare bene una persona con proprietà di linguaggio è un piacere ascoltarla. Ecco, le buone maniere, come la grammatica, sono un modo di dedicare attenzione ai rapporti con il prossimo.
  • L'educazione è una forma di gentilezza, una piccola rivoluzione nella quotidianità. Il nostro vivere contemporaneo ha molto brutto, siamo imbruttiti, abbrutiti, irascibili, intolleranti. Coltivare la gentilezza è un antidoto a tutto questo. E riguarda tutti, a prescindere dalla posizione sociale o condizione economica. Anzi, proprio i ricchi, spesso arroganti, che pensano che a loro sia tutto concesso, dovrebbero praticarla di più. Chi ha tanto dovrebbe essere ancora più gentile con chi ha meno.
  • A scuola non avevo mai le merendine, ma torte fresche, ero un po' la sfigata perché la merendina era chic. In 40 anni il mondo si è ribaltato. E adesso è più "in" avere la merenda fatta in casa.
  • La cucina deve essere senza genere. La famiglia è dove c'è un piatto caldo la sera. Cosa importa se sono due uomini o due donne se c'è amore, se si cucina col cuore? Ne sono convinta.
  • Il lusso è il tempo. Non posso pensare che il lusso sia un oggetto.

"Io 'troppo composta'? Sì ma so trasgredire e fare cose che nessuno si aspetterebbe..."

Intervista di Francesco Canino, ilfattoquotidiano.it, 12 aprile 2021.

  • Diciamo che per certi aspetti sono maniacale. Una volta, dopo poche settimane di messa in onda [di Cortesie per gli ospiti], un ragazzino mi riconobbe per strada e disse alla madre: "Guarda, c'è la signora esperta di cucchiaini". Ancora oggi mi domandano quale sia il mio vero lavoro. [«E lei cosa risponde?»] Che sono una scrittrice di libri di cucina prestata alla tv.
  • [...] sono un'autodidatta, tra i 25 e i 30 anni mi sono fatta una cultura di bric-à-brac, spaiato, tessuti e abbinamenti. Ci sono donne che collezionano scarpe, io servizi di piatti e tovaglie. Sono attenta alle buone maniere e alla ricerca del bello.
  • [«Se lo ricorda il provino per Cortesie per gli ospiti?»] Mi è rimasta impressa la faccia del regista quando dissi: "Questa tavola è apparecchiata in modo sbagliato". I bicchieri erano posizionati male, i cucchiaini erano sbagliati. Tornando a casa, dissi a mio marito: "A chi vuoi che interessi come si apparecchia la tavola?". Invece mi chiamarono per altri due provini e mi presero. [«Secondo lei perché l'hanno scelta?»] Perché ero riuscita a dare un senso diverso, forse curioso, a una cosa semplice. [...] Ho solo fatto riscoprire la voglia di tirare fuori dalle credenze il "servizio buono".
  • Vengo da una famiglia mediamente borghese — non nobile, come ho letto da qualche parte — in cui si apparecchiava bene tutti i giorni. Mia nonna e mia mamma ci hanno sempre tenuto a una tavola curata: non ho mai visto i tovaglioli di carta, per dire.
  • Mi dispiace che ci siano persone che pensavo che sia rigida, noiosa, una che non si gode la vita. Io dico sempre che chi conosce bene il codice stradale è quello che quando sgomma si diverte di più. Sono una persona che può tranquillamente uscire dai binari delle regole e divertirsi, ma non vado alla cieca.
  • [«C'è una critica che l’ha infastidita?»] No, ma mi fa ridere quando le persone pensano che io sia una che vive di superficialità e di tovaglie di fiandra. La gente pensa di conoscere davvero un personaggio guardandolo in tv o sui social, mentre ognuno di noi lì mostra solo ciò che vuole.

Note modifica

  1. a b Dall'intervista di Sara Tieni, Sul set di The Modern Cook con Csaba dalla Zorza, lacucinaitaliana.it, 18 aprile 2021.
  2. Dall'intervista di Elvira Carella, Csaba dalla Zorza: "La cucina? Amore per gli altri", ilgiorno.it, 4 giugno 2021.

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