Cristina Annino

scrittrice, poetessa e pittrice italiana (1941-2022)

Cristina Annino, all'anagrafe Cristina Fratini (1941 – 2022), scrittrice, poetessa e pittrice italiana.

Citazioni su Cristina Annino

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  • Quando mi hanno scritto che era morta Cristina Annino poco dopo aver compiuto gli ottant'anni, non ho potuto fare a meno di pensare che la sua morte assomigliava alle sue poesie: antisentimentale, stridente, non consolata né consolatoria.
  • I suoi temi erano inamovibili, quotidiani e bizzarri allo stesso tempo: la madre vedova ritratta nella sua gigantesca piccolezza, con un amore che rasentava la crudeltà; il cane vitalissimo a cui mancava una zampa, il suo "cane dei miracoli"; e poi Madrid, la città d'elezione di cui rimpiangeva il periodo franchista, non per fede politica ma per voglia di pulizia, di disciplina, di luce senza sbavature. Sugli uomini aveva idee che ora, col clima di fluidità imperante, sarebbero inconcepibili ma anche trenta o quarant'anni fa erano un bel po' controcorrente: si innamorò di un generale spagnolo che la recluse e dovette fuggire dalla finestra, poi in Italia si sposò con un militare macho e gelosissimo che odiava le sue poesie e vedeva rivali dappertutto (perfino io dovetti cambiare numero di telefono per sfuggire a quei deliranti monologhi aggressivi). Un amore vero, masochista, cannibale, su cui Cristina scrisse un romanzo (Connivenza amorosa) forte e completamente trascurato dai critici.
  • Io non la conoscevo quando Aldo Rostagno mi portò un fascicolo di versi dicendomi che erano di una sua amica; rimasi colpito dal fatto che fossero tutti scritti con un io lirico maschile e all'inizio mi convinsi che fosse un escamotage di quel burlone di Aldo per farmi leggere in realtà versi suoi – poi una sera mi presentò Cristina e scoprii che non era nemmeno lesbica: un suo gemello, mi spiegò, era morto durante il parto e lei si era data come missione di scrivere per conto del gemello mai nato. Decisi di includere una parte di quei versi nell'antologia einaudiana che stavo curando: mi colpivano la metrica puntuta, volontaristica e obbligata allo stesso tempo, la totale indistinzione tra animato e inanimato, il suo realismo ateo e senza pietà, le metafore tese al massimo del consentito ma senza nessuna esibizione sperimentale.
  • Ormai ho rinunciato a convincere la critica mainstream che si tratta di una delle voci più interessanti degli anni Settanta e Ottanta e Novanta del secolo scorso; forse il modo per farle pian piano conquistare il posto che le spetta è quello di antologizzarla – scegliendo magari per ora i versi più accessibili: quelli sulla madre sia in vita che in morte, alcuni di quelli sul marito violento, una misteriosa poesia su un'usanza filippina di divorare il cervello di scimmia. E le sue amiche spagnole. È morta sola, senza amici e con un bizzarro amore lontano, di cinquant'anni più giovane di lei. 

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