Corrado Segre

matematico italiano (1863-1924)

Corrado Segre (1863 – 1924), matematico italiano.

Corrado Segre

Giuseppe Bruno

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  • Nelle lezioni egli riusciva efficacissimo, sia per la chiarezza, sia per l'entusiasmo con cui soleva spiegare, valendosi di una voce robusta e di una mimica larga, grandiosa, con le quali dava all'insegnamento orale una vivacità singolare, simile a quella che appariva nel suo volto tanto espressivo, dai lineamenti marcati, dalla barba maestosa. Se il maestro è freddo, è raro che si riscaldino gli scolari; ma l'entusiasmo dell'insegnante riesce spesso a persuadere i giovani della bellezza e dell'importanza delle teorie: e questo accadeva al Prof. Bruno. I suoi discepoli più intelligenti s'accorgevano talvolta che la via da lui tenuta in una dimostrazione o in una costruzione non era la più breve o la più elegante: ma per lui era bello tutto ciò che era esatto, fosse semplice od intricato, derivasse da una lunga faticosa applicazione degli Elementi d'Euclide o risultasse come conseguenza immediata, luminosa, di qualche grande concetto moderno. (p. 11)
  • [Giuseppe Bruno] Egli era veramente l'uomo integro per eccellenza, tutto d'un pezzo, matematicamente esatto in tutte le sue cose. Aveva un alto ideale del dovere ed a quello si conformava in ogni sua azione ed avrebbe voluto che tutti si conformassero: maravigliandosi talvolta in modo ingenuo perché altri teneva altre vie. Fra i primi doveri di cui dava l'esempio vi era quello del lavoro; e gli accadeva uscendo di casa di rivolgere alla famiglia una raccomandazione: quella di lavorare. (pp. 11-12)
  • [Giuseppe Bruno] Espositore chiaro, minuzioso, si preoccupava sempre di presentare ai suoi interlocutori, alle assemblee, le cose e le quistioni nel modo più netto, e perciò le diceva e ripeteva spingendosi fino alla prolissità. Era aperto, schietto nell'espressione delle sue idee, sì da apparire perfino ruvido: ma la sua ruvidità di rado offendeva, perché la si sentiva derivare da una certa spontaneità ed impetuosità di carattere, e sopratutto da quella impossibilità assoluta che era in lui di piegarsi a velare od attenuare in modo qualsiasi e per qualunque motivo quello che credeva essere la verità. (p. 12)
  • [Giuseppe Bruno] Di carattere austero, chiuso, alieno da ogni sorta di complimenti, di etichette, alieno per se stesso da' più comuni divertimenti, nei quali vedeva solo uno svago per la sua famiglia, egli amava viversene tranquillo in seno a questa, occupato solo dallo studio e dall'insegnamento, senza cercare altre soddisfazioni. Sfuggiva quindi la compagnia altrui; non passeggiava mai con colleghi o con discepoli; aveva pochissimi amici. Ma ciò non dipendeva da egoismo: ché se la cerchia dei suoi intimi era tanto ristretta da non uscir quasi dalla sua famiglia, molto larga era invece quella delle persone che a lui potevano ricorrere con piena fiducia di trovarlo pronto ad aiutarli sobbarcandosi a noie e fatiche per loro servizio. Egli era il vero burbero benefico. (p. 13)

Bibliografia

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  • Corrado Segre, Giuseppe Bruno, Stamperia reale della ditta G. B. Paravia e C., Torino, 1893.

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