Clay Shirky

scrittore statunitense

Clay Shirky (1964 – vivente), scrittore e consulente statunitense.

  • Le biblioteche pubbliche, le scuole, i musei e tutte quelle cose che ci piacciono tanto e che oggi associamo alla rivoluzione industriale, sono nate in un momento preciso: quando le persone si sono riprese dalla sbronza collettiva e hanno capito che il fatto di essere in tanti non rappresentava un problema, ma un vantaggio. Hanno cominciato a vederlo come un enorme surplus civico, qualcosa che potevano pianificare.[1]
  • Chi si chiede dove troviamo il tempo non capisce che in realtà Wikipedia è solo un piccolo progetto, una minuscola parte di quella che Tim O'Reilly chiama "l'architettura della partecipazione". [...]
    Un mese fa ero a cena con degli amici. Uno di loro mi ha raccontato che, mentre stava guardando un dvd con sua figlia di quattro anni, all'improvviso lei è andata dietro alla tv e ha infilato le mani tra i cavi. Il papà le ha chiesto: "Che stai facendo?". E lei, facendo spuntare la testa da dietro lo schermo: "Sto cercando il mouse".
    Lo sa anche un bambino di quattro anni: uno schermo senza mouse è uno schermo rotto. È inutile perdere tempo con uno strumento che non ti include. [...]
    A quel punto tutti insieme ci chiederemo: "Se usiamo un po' del nostro surplus cognitivo e lo impieghiamo qui, riusciremo a costruire qualcosa di buono?". Sono certo che la risposta è sì.[1]
  • Il mio prossimo libro sarà “Wikipedia Brown”, parlerà di un giovane detective che risolve i crimini facendo fare tutto il lavoro ai suoi amici.[2]
  • Se tutti i suoi utenti più entusiasti smettessero di tenerci, Wikipedia sparirebbe nel giro di una settimana, travolta da vandali e spam. Se in questo momento avete accesso a Wikipedia, vuol dire che anche oggi i buoni hanno vinto.[3]
Clay Shirky nel 2010
  1. a b Da Milioni di cervelli all'opera (Gin, Television, and Social Surplus), Internazionale, 3 luglio 2008.
  2. Citato in Il prossimo libro di Shirky, quasi, ilpost.it 17 giugno 2010.
  3. Da Buon compleanno Wikipedia, Internazionale, n. 881, 21 gennaio 2011

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