Chiesa di San Donato (Genova)
edificio religioso di Genova
Citazioni sulla chiesa di San Donato di Genova.
- Dopo avere lanciato un'occhiata al campanile romanico di San Donato, con i suoi tre ordini di finestre e la stramba struttura ottagonale, simile a una quercia ridotta a minerale fossile che descrive anch'esso una storia millenaria, mi avvio lungo Stradone Sant'Agostino, verso casa. (Bruno Morchio)
- E meraviglia, come una fontana ricca di spruzzi, come offerta del meglio, si offre al sole il campanile.
Fiore di sasso ricamato in cielo.
Gioia d'archi e colonne e di profili che si fan vedere. Sono otto i volti, diversi per chi guarda, ma saldi nell'invito. (Vito Elio Petrucci) - In S. Donato a Genova (al principio della navata sin.) uno dei suoi [di Quentin Messys] capolavori: una ricca Adorazione dei magi, sui laterali S. Stefano con un donatore e la Maddalena, con sfondo paesistico nel genere del Patenier. Qui, come sempre nelle opere del Messys, la durezza degli antichi Fiamminghi si scioglie e diventa grazia soave dei lineamenti e dei movimenti; i volti sono pallidi, come liberati da un incubo, col sorriso della convalescenza; i colori perdono la luce cristallina di prima e diventano morbidi nei paesaggi e nei riflessi; l'amore per il particolare prezioso si rivolge a nuovi problemi, p. es. alla riproduzione perfetta di certe materie, come le colonne di diaspro, l'oro dei gioielli ecc. (Jacob Burckhardt)
- La luce delle tue monofre è, al tramonto, duellar di spade mentre gli ori ardono nella povertà come candele, e la quiete, che scopri nei gridi dei bambini ai loro giochi, ha un che di magico: sapore di profondo, di fresco pozzo scavato al centro di tumultuose vie. I pensieri son limpide sorgenti ed i proponimenti larghi echi. (Vito Elio Petrucci)
- Passando davanti alla chiesa di San Donato O'Flaherty si allontanò di qualche passo e alzò la testa, in contemplazione del campanile romanico ottagonale. La pioggia gli cadeva sul volto e sulla barba e sembrava lavare via dai suoi occhi preoccupazioni e dispiaceri. Quasi che quello spettacolo lo ripagasse di tutta la merda che nella vita gli era toccato vedere, passando da una guerra all'altra, da un massacro all'altro. [...]
«È meraviglioso», declamò spalancando le braccia in un ampio gesto teatrale e sputacchiando acqua piovana. «Non sembra neanche opera dell'uomo, ricorda una quercia millenaria.» (Bruno Morchio)
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