Caterina Bonvicini
scrittrice italiana
Caterina Bonvicini (1974 – vivente), scrittrice italiana.
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- Non ho mai provato il minimo interesse per le gemme. Se guardo un diamante nella vetrina di un museo, mi annoio dopo mezzo minuto. Tutto è successo per caso, quando ho fatto amicizia con Filippo Lotti, il direttore di Sotheby's, e ho conosciuto il capo dipartimento di gemmologia, Sara Miconi. Bisogna sempre cercare un lavoro ai propri personaggi. E subito ho pensato: Ecco, il protagonista del prossimo romanzo [Fancy red] sarà un gemmologo. E in quel preciso momento ho capito che i diamanti erano il correlativo oggettivo giusto per raccontare quello che volevo raccontare, cioè il divario fra ricchezza e miseria e che potevano portare questo discorso all’estremo. Ci sono molti tipi di diamanti, quelli colorati, che si chiamano Fancy, adesso vanno molto di moda e all'asta raggiungono cifre vertiginose. I rossi poi, sono i più i rari. Ne esistono una trentina al mondo. Per loro natura sono piccoli, e poi sono poco conosciuti, si scambiano facilmente per un rubino o uno spinello. E così sono arrivata al Fancy Red. Per rendere la gemma ancora più preziosa avevo bisogno di un colore eccezionale, come il Vivid Red.
- [La dedica del libro è "alle mie amiche scrittrici". Perché tale scelta? Pensi sia un caso che i più famosi thriller e noir siano scritti da autori maschili?] Perché le amo, le mie amiche scrittrici. E volevo metterlo nero su bianco. Gli autori di noir non c'entrano niente. Mi ricordo quando l'ho scritta. Ero in Sardegna, su un'isoletta piccolissima, fuori stagione. Mi ero ritirata lì a lavorare su Fancy Red, per non avere distrazioni. Sola, in mezzo ai gabbiani che in maggio deponevano le uova, a covare anch'io. Quando facevo una pausa, trovavo 120 messaggi delle mie amiche scrittrici e mi si apriva il sorriso. Erano sempre con me. Un giorno ho risposto con una foto dello schermo del computer: la pagina con la dedica.
- [Perché hai scelto di scrivere romanzi noir? Cosa ti permette di esprimere come scrittrice questo genere rispetto ad altri?] È bellissimo scrivere noir. Sono arrivata tardi al mio genere preferito, dopo i quarant'anni. Mannaggia, a saperlo prima. Mi sono accorta che il genere non ti limita affatto, anzi. Puoi usarlo per toccare temi scomodi e perturbanti, che poi è il dovere della letteratura. E nello stesso tempo ti aiuta a coinvolgere il lettore, per portarlo dove vuoi. Naturalmente dipende da quale tipo di noir scegli. Un thriller psicologico è molto malleabile, per esempio. Non è affatto incompatibile con la letteratura. Basta pensare a Patricia Highsmith. Se invece scegli investigatori e serial killer o il giallo all'inglese, diventa più dura combinare il genere e il letterario. Puoi anche scriverli da dio, ma le regole del gioco ti chiudono e può uscirne solo qualcosa di pop. Nulla in contrario al pop, dico solo che è una scelta di fondo molto diversa, che puoi tranquillamente fare, anche in allegria, ma sapendo che quello è.
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