Carlo Alberto Pasolini

militare italiano

Carlo Alberto Pasolini (1892 – 1958), militare italiano.

Citazioni su Carlo Alberto Pasolini modifica

  • Mio padre soffriva, ci faceva soffrire: odiava il mondo che aveva ridotto a due, tre dati ossessivi e inconciliabili: era uno che batteva continuamente, disperatamente, la testa contro un muro. La sua agonia vera durò molti mesi: respirava a fatica, con un continuo lamento. Era malato di fegato, e sapeva che era grave, che solo un dito di vino gli faceva male, e ne beveva almeno due litri al giorno. Non si voleva curare, in nome della sua vita retorica. Non ci dava ascolto, a me e a mia madre, perché ci disprezzava. Una notte tornai a casa, appena in tempo per vederlo morire. (Pier Paolo Pasolini)
  • [...] passionale, sensuale e violento di carattere: era finito in Libia, senza un soldo; così aveva cominciato la carriera militare; da cui sarebbe poi stato deformato e represso fino al conformismo più definitivo. Questo non lo poté accontentare e quindi lo angosciò sempre, fino a una forma quasi paranoidea negli ultimi anni, al ritorno dalla sua terza guerra. Aveva puntato su di me, sulla mia carriera letteraria, fin da quando ero piccolo, dato che ho scritto le prime poesie a sette anni: aveva intuito, pover'uomo, ma non aveva previsto, con le soddisfazioni, le umiliazioni. Credeva di poter conciliare la vita di un figlio scrittore col suo conformismo. L'inconciliabilità lo ha fatto impazzire: nell'atto stesso di capire non capiva più niente [...] E ci esasperava, ruggiva, smaniava, era al mondo per soffrire, e quanto ci ha fatti soffrire, me e mia madre! (Pier Paolo Pasolini)
  • Quando, alcuni anni dopo la guerra, Carlo cominciò a manifestare i primi segni di squilibrio – sindrome paranoidea la definì un medico – e le sue scenate in casa non si esaurivano più nello smarrimento di una permanente ubriachezza, Pier Paolo cercò una spiegazione al di fuori del suo amore frustrato per Susanna. Me ne accennò una sola volta. Quando a Bologna ci fu il processo contro Andrea Zaniboni, presunto attentatore della vita di Benito Mussolini, Carlo Pasolini, presentatosi come testimone, aveva dichiarato non soltanto di riconoscere il giovane attentatore ma di aver deviato con un colpo al suo braccio la traiettoria dello sparo. Una testimonianza falsa com'era falso tutto il processo [...]. (Nico Naldini)

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