Cagliari Calcio

club calcistico italiano di Cagliari
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Citazioni sul Cagliari Calcio.

Una maglia di calcio del Cagliari, stagione 1990-1991.

Citazioni modifica

  • Un giorno Scopigno mi dice: siamo pochi e gli unici ad avere mercato siete tu e Gigi [Riva]. Lui non si vuole muovere, e tu? Io qui ci sto benone, ma se mi date via accetto solo l'Inter. Affare fatto. Arrivano in cambio Domenghini, Gori e Poli più ottocento milioni, mica poco. E senza di me il Cagliari vince il suo primo scudetto. Io il primo con l'Inter, l'anno dopo, quando mi ero trasformato in prima punta. (Roberto Boninsegna)
  • Una terra, un popolo, una squadra. Sei parole per dire tutto del Cagliari. (Xavier Jacobelli)

Daniele Conti modifica

  • Ho deciso di terminare qui la mia avventura con il Cagliari perché, pur sentendomi ancora un calciatore fisicamente integro, ho avuto il dubbio di non essere più in grado di garantire, come ho fatto sinora, quella dedizione mentale, nel senso più ampio del termine, che questa maglia merita a prescindere dall'importanza di una partita e dalla categoria. Una scelta sofferta, la più sofferta, maturata sei mesi fa.
  • Ho il Cagliari tatuato sulla spalla e nel cuore e anche se volessi non potrei mai levarmi di dosso questi colori. E vedere i miei figli indossare quella maglia nelle giovanili rossoblù mi rende felice, un bambino come loro.D'ora in poi non sarà più la stessa cosa. Ogni tanto, magari, per consolarmi rivivrò i miei gol ascoltando le radiocronache di Vittorio Sanna. Magari da solo, perché so già che mi verrà da piangere. Anche se poi, più che i gol, il record di presenze o la fascia da capitano (che per me rappresentano comunque un onore immenso), spero che la gente ricordi soprattutto il mio amore incondizionato per questa maglia e per questa terra. Ho dato tutto me stesso per il Cagliari e il Cagliari ha trasformato la mia vita in un sogno.
  • La mia Nazionale è il Cagliari. Sono troppo legato a questi colori e a questa terra.
  • Mi mancheranno, invece, i brividi che provavo ogni volta che indossavo la maglia del Cagliari prima di entrare in campo. E mi mancheranno loro, i tifosi, la carica, l'incitamento. In questi anni ho potuto toccare con mano la passione incondizionata dei ragazzi della Nord.

Gigi Riva modifica

  • Quando giocavamo a Milano, a Torino, c'erano cinque-seimila sardi che arrivavano dalla Germania, dalla Svizzera, dalla Francia. Mi dispiace di non aver tenuto tutte le loro lettere, ne basterebbe una o due per far capire perché abbiamo amato Cagliari, la Sardegna. Tutti, non solo io. E nessuno di noi giocatori era sardo. Ma eravamo un gruppo forte, solido, senza che nessuno ci avesse mai chiesto di fare gruppo. Rappresentavamo tutta l'isola, lo sapevamo e ci piaceva.
  • Quando vedevo la gente che partiva alla 8 da Sassari e alle 11 lo stadio era già pieno, capivo che per i sardi il calcio era tutto. Ci chiamavano pecorai e banditi in tutta Italia e io mi arrabbiavo. I banditi facevano i banditi per fame, perché allora c'era tanta fame, come oggi purtroppo. Il Cagliari era tutto per tutti e io capii che non potevo togliere le uniche gioie ai pastori. Sarebbe stata una vigliaccata andare via, malgrado tutti i soldi della Juve. Dopo ogni partita spuntava Allodi che mi diceva "Dai, telefoniamo a Boniperti". Ma io non ho mai avuto il minimo dubbio e non mi sono mai pentito.
  • Ricordo una manifestazione per farmi restare. E ricordo un'anziana signora, lì, in mezzo ai tifosi. Non sapeva di calcio, ma sapeva che non avrei mai tradito. E fu anche quello a convincermi.
  • Vorrei dire di un traguardo che la politica non ha mai raggiunto. Sono orgoglioso di quello che ho fatto, che abbiamo fatto, negli anni d'oro del Cagliari, tra il '68 e il '72. Oltre che un'affermazione sportiva importante, la nostra è stata una vittoria sociale. Allora della Sardegna si parlava solo come terra di banditi. [...] battendo a San Siro l'Inter o il Milan sapevamo di rendere meno depressi e un po' più orgogliosi migliaia di emigrati. Abbiamo ricevuto tante lettere anche dall'estero: operai, minatori, commercianti sardi sparsi per l'Europa ci scrivevano per dirci che si sentivano riscattati. Sono felice di aver contribuito a quella stagione. [...] negli anni della storia autonomistica, la politica sarda non ha mai fatto nulla di simile, non ci ha mai fatto sentire riscattati, orgogliosi.

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