William C. "Buster" Bailey (1902 – 1967), clarinettista e sassofonista Jazz americano.

  • [Riferito a Bessie Smith] Non facevamo nessuna prova per i dischi di Bessie. Ci recavamo insieme all studio, situato nei pressi di columbus Circle, senza che nessuno di noi avesse mai provato i pezzi che dovevamo registrare con lei. Arrivavamo allo studio, e Flatcher ci dava la tonalità. Questo, a proposito, succedeva non soltanto con Bessie, ma con quasi tutte le cantanti di Blues. Le cantanti potevano avere con sé qualcosa di scritto su un pezzo di carta, magari per ricordarsi la strofa, ma non c'era mai scritta una nota di musica... Noi suonavamo vicino all'imbuto. Sapete come si incideva in quei tempi. Ci spostavamo di qua e di la finché non trovavamo un buon equilibrio e poi suonavamo un pezzo due o tre volte, ma non incidevamo mai più di due matrici dello stesso pezzo. In una seduta realizzavamo soltanto due facce, però in quell'epoca guadagnavamo di più di quanto non si guadagni ora.[1]
John Kirby e Buster Bailey, Washington D.C., ca. maggio 1946.
Fotografia di William P. Gottlieb.
  1. N. Shapiro e N. Hentoff, Hear Me Talkin' to Ya, Rinehart e CO., Londra, 1955.

Bibliografia

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  • Arrigo Polillo, Jazz: La vicenda e i protagonisti della musica afro-americana, Mondadori, 1975. ISBN 978-88-04-42733-9

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