Bruno De Marchi

arbitro di calcio italiano

Bruno De Marchi (1925 – 2007), arbitro di calcio italiano.

Gol fantasma, De Marchi nel '67 sfavorì la Juventus

Intervista di Bruno Oliveti, Messaggero Veneto, 18 marzo 2005.

  • [Sul gol fantasma non assegnato a Virginio De Paoli in Lazio – Juventus del 22 dicembre 1967] La palla aveva colpito la grossa corda che allora sosteneva la rete. Si era indurita come il legno a causa della pioggia e del gelo. Ero convinto che fosse finita sulla traversa. Vidi De Paoli esultare. Cercai conforto nel guardalinee, che però non mi fece alcun gesto convenzionale. Rimasi quindi fermo sulla mia posizione e fui immediatamente accerchiato dai giocatori bianconeri, uno dei quali mi giurò su sua moglie e sui suoi due figli che la palla era entrata. Al rientro negli spogliatoi mio padre, ex arbitro, mi disse: "Te gà fat na monada" ["hai fatto una stupidaggine" in dialetto pordenonese]. Mi resi conto di avere effettivamente sbagliato. Comunque seppi anche che quel giocatore della Juve era scapolo e senza figli...
  • Qualche anno prima [del 1967] non concessi un gol a [Gianfranco] Petris, ala pordenonese della Fiorentina, un gol contro il Milan. La sfera sbatté sulla traversa e poi sulla linea bianca. Francamente non vidi nulla. Optai per il non gol. Il Milan vinse al Franchi [all'epoca "Comunale"] e montò la contestazione. Lasciai lo stadio, scortato, dopo due ore. Presi il treno a Bologna per rincasare, ma mi fermai a Monselice: era l'ora in cui la Rai trasmetteva un tempo della partita principale. Ero curioso di sapere se avevo visto giusto o no. Il telecronista Nando Martellini disse che i miei occhi non videro ciò che invece era stato chiaro per i 40 mila spettatori del Franchi. In quel bar ricevetti più improperi che allo stadio, ma fortunatamente nessuno mi riconobbe. Il giorno seguente, però, una moviola mi diede ragione: la palla non era entrata. Martellini, dalle colonne del Radiocorriere, mi definì "l'arbitro dall'occhio fotoelettrico". La soddisfazione mi costò una damigiana di merlot al bar sotto casa.
  • [«Nessuno tentò mai di corromperla?»] Assolutamente no. Ricordo che una volta, per Natale, ricevetti una cassa di bottiglie di vino da un dirigente del Milan. Non ci dormii la notte. Mia moglie mi consigliò di rifiutare il regalo, perché nessuno faceva niente per niente. Dopo un paio di giorni decisi di rispedire al mittente le bottiglie. Vuote, però...

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