Boris Zajcev

poeta russo
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Boris Zajcev (1881 – 1972), poeta russo.

Boris Zajcev (1905)
  • Queste navi e questo mare di marzo, allora come oggi dello stesso color lilla rischiarato dalla luce del sole, queste navi a Genova portavano anche ricchezza, più probabilmente ai mercanti genovesi, dinastia combattiva, astuta, un po' rozza e spietata, conservatasi qui per circa cinquecento anni, che ha eretto in abbondanza palazzi, monumenti, teatri, la borsa, il cimitero e altro ancora, e tutto a gloria di una vita brillante, sazia, materiale.
  • Entriamo in città. Ribolle e rumoreggia di un frastuono instancabile, gioioso e solare. Sembra che qui ognuno sia forte e allegro. Tutti sono avvolti dall'aura dei mari lontani, del sole, del vigore e di un'insopprimibile vitalità. Sono tutti felici qui? La domanda è strana, ma si pone. Non sono quelli che hanno delle difficoltà o soffrono a dare il tono alla vita; questo tono è di trionfo e giubilo.
  • Guardando le case, agiate e ricche, ma non attraenti, gli uomini vivaci e energici, ma privi di quell'eleganza della razza che si trova in Toscana o nel Lazio, ascoltando la lingua - il suono d'Italia ben noto, ma come induritosi nell'incomprensibile parlata genovese - senti e dici: questa è Italia, tutto questo è Italia, ma solo in un suo aspetto, in quello che si può chiamare Afrodite Pandemos, ovvero Afrodite popolare. Qui manca infatti la raffinatezza e l'impronta elevata della cultura spirituale.
  • Siamo ricchi, sazi, soddisfatti. La misura di tutto è il denaro. Non vi è altro Dio all'infuori di quello coniato sullo zecchino d'oro: tale sembra essere il motto di Genova.
  • Il Campo Santo genovese è la valle di Giosafatte della morte e della sepoltura. Nella conca di pietra, al di là di bianche pareti e file di cipressi, c'è la città dei morti. [...] In esso manca il tono elegiaco tipico del fiorentino San Miniato, la modesta semplicità e il senso di commozione trasmesso dai nostri cimiteri di campagna. Qui gli abbracci della morte sono potenti e soffocanti.
  • Un uomo con la nostra mentalità è difficile che senta il desiderio di "stabilirsi" a Genova. Ma non si può passare oltre trascurandola, anche se non è affatto un "santuario", come altre città italiane. Il suo ritmo vivo e gioioso affascina. Non si dimentica il ribollire della sua folla, la varietà dei colori, l'immensità del mare, la foresta degli alberi maestri, i mercanti, i marinai, le donne, i navigatori, le lavandaie, i ciabattini, i tram veloci, gli splendidi negozi; e vien da pensare: ecco una città dove si respira forte e in allegria, dove il lavoro è legato al "colore", dove la ricchezza è apertamente felice, dove in genere tutto fiorisce nell'abbondanza della vita.

Bibliografia

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  • Genova; citato in Avgusta Dokukina Böbel e Caterina Maria Fiannacca (a cura di), Passi, passaggi, passioni. Scrittori, poeti, artisti russi in Liguria nel corso di un secolo (1825-1925), De Ferrari Editore, Genova, 2001, pp. 155-159

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