Barbara Demick

giornalista statunitense

Barbara Demick (... – vivente), giornalista e scrittrice statunitense.

Intervista di Eleonora Barbieri, ilgiornale.it, 9 ottobre 2024.

  • Quando ero in Cina, il Tibet era la parte più misteriosa del Paese: le uniche notizie arrivavano o dalla propaganda di stato o dagli esuli. Ma noi giornalisti vogliamo vedere proprio quello che non vogliono farci vedere... E Ngaba era il luogo più difficile da raccontare. [...] Ngaba è l'enigma della resistenza tibetana: è molto complicato arrivarci ed è dove sono cominciate le autoimmolazioni. È nella parte est dell'altopiano, quindi ci sono da sempre più contatti con il governo cinese ed è una regione di confine, dove i conflitti sono quasi naturali.
  • Il 1958 a Ngaba è come il 2001 [...]. Quando si parla di Tibet, la gente ha in mente solo Lhasa e il Dalai Lama, ma il Partito comunista cinese arrivò prima a Ngaba e brutalizzò la popolazione: gli attacchi e i maltrattamenti peggiori sono avvenuti proprio lì. [...] Un periodo difficile per via del Grande balzo in avanti e della carestia di massa che ne seguì, anche a causa dell'impostazione molto ideologica: ai tibetani era proibito cucinare in casa e raccogliere le loro erbe ed erano costretti a vivere in camerate. I cinesi han non sapevano nulla del Tibet: pretendevano di coltivare riso sull'Altopiano... Quanto allo yak, che è la fonte primaria di carne, non sapevano come allevarlo. E, quando la popolazione opponeva resistenza, gli han erano brutali: di qui i massacri. Una percentuale altissima di tibetani morì.
  • [Su Ngaba] Gli anni '50 sono stati un bagno di sangue. [...] le persone venivano braccate e uccise come lupi, le prigioni erano delle fosse scavate nella terra. Oggi però su quest'area c'è un livello di pressione continua: senza che venga quasi versata una goccia di sangue, la popolazione è totalmente controllata. C'è una dittatura perfetta.
  • Il buddismo tibetano è una religione ma è anche cultura: i monasteri, che tante volte sono stati chiusi dai cinesi, sono allo stesso tempo musei, scuole, mercati, biblioteche. Oggi la Cina ha ristretto il numero di persone ammesse nei monasteri e i monaci devono mostrarsi fedeli al Partito. Lo stesso vale per gli impiegati pubblici, che sono moltissimi: insegnanti, autisti di bus, poliziotti subiscono tutti questa limitazione e a loro sono proibiti i simboli del buddismo tibetano. Per loro è difficile scegliere: divento un insegnante e obbedisco alle regole del Partito oppure resto libero ma senza lavoro? È dura vivere una vita normale.
  • In altri Paesi repressivi, e ne conosco diversi, se non sei legato alla politica puoi vivere; per i tibetani è molto dura anche solo essere normali.
  • Negli anni Trenta l'Armata Rossa cinese, nella sua Lunga marcia si diresse sempre più verso ovest, fino ad arrivare a Ngaba. A quel punto i soldati cinesi non avevano più provviste e iniziarono a mangiare le scorte dei tibetani; finché scoprirono che le statuette votive nei templi erano fatte di farina e burro, così iniziarono a mangiare quelle... È come divorare una cultura e per me è un simbolo della relazione fra la Cina e i tibetani.

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