Assunta Legnante
pesista e discobola italiana (1978-)
Assunta Legnante (1978 – vivente), pesista e discobola italiana.
Citazioni di Assunta Legnante
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Ci vuole passione, cosa che ho sempre avuto. Anche prima di diventare non vedente sono stata atleta, un'atleta che nutriva una grandissima passione per le proprie discipline. Questo potente carburante è rimasto con me e tuttora mi spinge.[1]
- L'attenzione c'è quando arrivano le medaglie. I tifosi si riconoscono nei propri campioni, ne condividono la storia, i successi fanno appassionare tante persone. E il movimento italiano paralimpico è molto cresciuto, cercando di avvicinarsi sempre di più allo sport olimpico, con una maggiore professionalità e ciclicità negli allenamenti.[2]
- La maggior parte delle persone pensa che la mia disciplina si riduca al prendere in mano una palla di ferro e lanciarla più forte possibile. Ma non è così, è tutto un equilibrio di forza, velocità, agilità, si lancia molto anche di gambe, serve tecnica. Un errore nel gesto può portarti a perdere mezzo metro sulla lunghezza del lancio.[2]
Giuliana Lorenzo, ultimouomo.com, 30 agosto 2024.
- [«Come è stato il primo impatto con l'atletica e poi con il getto del peso?»] Non buono, non mi piaceva, mi piacevano tutte le altre specialità dell'atletica. Facevo un po' tutto, il salto in alto, la corsa, la velocità soprattutto. Poi, c'era il getto del peso: alle comunali arrivavo seconda e già quello mi dava fastidio. [...] Mi ricordo che chiedevo come potessi battere le altre e mi spiegavano la tecnica, per me era una cosa nuova. [...] Di solito mi allenavo per strada, dietro il cimitero di Frattamaggiore, sul cemento normale. [«Per allenarsi per strada però qualcosa deve essere scattato...»] Sì, iniziavano ad arrivare i primi risultati a livello nazionale. Tutti cominciavano a dire che ero una promessa [...]. In realtà c'è voluta una batosta per far sì che diventasse la mia aspirazione più grande e un sogno olimpico. Ho preso il diploma da ragionere e avevo un altro sogno che purtroppo non si è mai avverato. Volevo iscrivermi all'ISEF, adesso Scienze Motorie. A Napoli mi avevano scartato per il mio problema agli occhi, all'epoca si facevano le visite mediche. Sul treno, di ritorno verso casa, ho chiamato la Federazione chiedendo se mi trovassero un allenatore. Volevo andare via e diventare una atleta a tutti gli effetti.
- [«[...] tu hai partecipato a una edizione dei Giochi Olimpici e poi hai fatto le Paralimpiadi. Secondo te ci sono delle differenze?»] No, non ci sono, c'è la stessa professionalità e tensione alla gara. Nel villaggio paralimpico, che poi è lo stesso che prima è stato olimpico, forse c'è un'aria un po' più frizzantina, un po' più ridanciana. Ho visto, tra virgolette, cose un po' strane: quattro non vedenti che giocano a calcio balilla e ridono con il sottofondo del rumore della pallina, oppure una squadra straniera di non vedenti che si allena a calcio a cinque, a mezzanotte, al buio... tanto a loro che cambia?! Ci sono queste cose particolari.
- [«[...] quanto fatto da atleta normodotata prima ti ha aiutata?»] Sì ma non scende in gara il curriculum, magari l'esperienza, ma non il curriculum. All'inizio sì, i primi anni, dal 2012 al 2014, quando ho fatto grosse misure [...], ero la più forte in Italia in quel periodo. Ho vissuto un po' di rendita degli allenamenti che avevo fatto in passato. Adesso no, il corpo si è adeguato alla non-visione, l'età avanza [...]. Mi sveglio ancora al mattino con la voglia di allenarmi, ho sempre il sorriso sul viso, ma il corpo è usurato, le mie povere ossa ne risentono. I risultati non possono essere quelli di anni fa. Se nel 2012-2014 vincevo con 3-4 metri di distacco nel peso, adesso se vinco già di mezzo metro o un metro è tanto.
- [...] la cultura della sconfitta va insegnata da piccoli, a scuola e va insegnata dai genitori, perché tanti ragazzi mollano uno sport proprio perché non sanno perdere.
- Sono andata incontro al mio destino. Nel 2004, l'oculista mi disse: al massimo puoi andare al circolo a giocare a carte. Ho detto no, voglio fare sport, voglio lanciare il peso, questa è la mia vita. Consapevole di quello che sarebbe potuto essere, come non poteva essere. Tanti hanno il glaucoma e continuano a fare una vita normalissima, con qualche privazione in più. Io non volevo privarmi di nulla: ho vissuto tutto a 360°, quello che dovevo vivere e adesso lo faccio. Sono andata incontro alla cecità senza paura. [«Come si arriva a questo grado di accettazione?»] Se non l'accetti che fai? Vai a finire in un mondo ancora più oscuro, della depressione, dei pensieri brutti, tanto vale accettare quello che ti è stato dato, anzi quello che ti è stato tolto ma allo stesso tempo a me è stato dato. Mi è stata regalata la possibilità di continuare a fare sport.
- Non sono un esempio, perché non sono la prima disabile non vedente che fa uno sport. Se la mia storia può essere da stimolo per dei ragazzi ben venga. La cosa bella, che comunque è cambiata in questi anni, è che adesso ci considerano degli atleti, non dei disabili, che praticano un'attività extra...
Note
modifica- ↑ Da Sausan Khalil, Intervista esclusiva ad Assunta Legnante: cuore e tenacia per continuare a sognare, diregiovani.it, 2 maggio 2017.
- ↑ a b Dall'intervista Nulla come lo sport ti fa crescere e conoscere le tue potenzialità, odiarenoneunosport.it, 20 febbraio 2020.
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