Arringhe dalle poesie

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Raccolta di arringhe tratte dalle poesie.

  • Farete grazia all'orator novizio, | ch'è pavido davanti a tal sapienza; | e se il vostro favor sarà propizio | mostrerò con la storia e con la scienza | che il metterlo nel culo in conclusione | l'organo aiuta della digestione. || Era quell'ora in cui l'afa opprimente | fa nell'ombra cercar dolce ristoro; | l'ora in cui acuto ogni desir si sente | e che tramuta ogni mortale in toro; | l'ora in cui l'uomo, per segrete vie, | ha più tendenza a far le porcherie.
  • Però di questa grave congettura | il Creatore non se n'è occupato; | e vi sfido a trovar nella Scrittura | un passo dove il culo sia citato. | Sarà per pudicizia, ma per me | c'è una ragione logica, e cioè: || che il cazzo non ha occhi già si sa, | onde non c'è ragione sufficiente | di farne un caso di moralità | se un cieco sbaglia l'uscio d'un ambiente; | per ascriverlo a colpa bisognava | che avesse avuto gli occhi anche la fava. || E molto più nel sesso femminino | dove questi due buchi spalancati | all'uno l'altro stan così vicino | che chissà quanti mai si son sbagliati, | e quanti mai mariti in capo all'anno | sono andati nel culo e non lo sanno.
  • Spero che il vecchio ed irrisorio motto | non vorrete applicare al mio cliente: | "restar senza quattrini e il culo rotto" | o l'altro detto ritirare in ballo | che fa: "fuor del mio culo è sempre fallo".