Arkham Asylum: Una folle dimora in un folle mondo

graphic novel della Dc Comics

Arkham Asylum: Una folle dimora in un folle mondo (Arkham Asylum: A Serious House on Serious Earth), graphic novel di Batman scritta da Grant Morrison e illustrata da Dave McKean. Fu originariamente pubblicata nel Regno Unito e negli Stati Uniti dalla DC Comics nel 1989. Il sottotitolo della graphic novel è tratto dal poema Church Going di Philip Larkin.

Incipit modifica

"Ma io non voglio andare in mezzo ai matti", disse Alice.
"Oh, ma non puoi farci niente!, disse il Gatto. "Qui siamo tutti matti.
Io sono matto, tu sei matta".
"Come fai a dire che sono matta?" disse Alice.
"Per forza", disse il Gatto, "se no, non saresti venuta qui". (Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie)

Frasi modifica

  Citazioni in ordine temporale.

  • È sale. Perché non me ne spargi un po' addosso, caro? Non sono così carino che mi mangeresti?[1] (Joker)
  • Abbastanza? E come fai a misurare la follia? Certo non con il metro e il cronometro, vero? Lo sai che sei tanto carino quanto ti arrabbi? Baciami Charlie! Fammi impazzire! Però niente lingua in bocca, capito? È ancora il nostro primo appuntamento. (Joker)
  • [Guardando un'immagine del test di Rorschach] Oh. Vedo due angeli che scopano nella stratosfera, una costellazione di buchi neri, un processo biologico incomprensibile all'uomo, un ventriloquo ebreo chiuso nel bagagliaio di una Chevrolet rossa... E tu, Batman? Cosa vedi? (Joker)
  • Così mi piaci, Batman! Le parole non ti fanno paura. Mi piacciono i tipi che reggono. (Joker)
  • E il grande Drago, il vecchio serpente chiamato anche Diavolo e Satana, che inganna il mondo intero, venne messo in fuga. Come l'Arcangelo sconfisse il vecchio Drago, così io pregherò questa casa alla mia volontà. Porterò la luce nei tetri corridoi della mia infanzia. Aprirò le stanze chiuse e riempirò le sale deserte. E su tutto dominerà l'immagine del trionfo della ragione sull'irrazionale. (Dai diari di Amadeus Arkham)
  • [Barzellette dai fumetti] Allora, un tipo va all'ospedale a trovare la moglie, che ha appena avuto un bambino. Incontra il medico e gli dice: "Dottore, ero così preoccupato! Come stanno?" E il medico: "Stanno benone. Sua moglie ha partorito un bel bambino, e stanno bene tutti e due." "Lei è un uomo fortunato." Così il tipo entra nella maternità con i suoi fiori. E non trova nessuno. Nel letto di sua moglie non c'è nessuno. "Dottore?" dice. Poi si volta, e vede il medico e tutte le infermiere che ridono come pazzi. Pesce d'aprile! Sua moglie è morta, e il bambino è spastico!! (Joker)
  • La luna è così bella... [...] È un gran dollaro d'argento lanciato da Dio. Ed è caduto con la faccia segnata in su, vedete? È così che ha fatto il mondo. (Harvey Dent/Due Facce)
  • Sei lontan dal tuo nidino! Lieto che tu sia potuto venire! Ho tante cose da dirti. Credo che a questo punto tu debba sentirti piuttosto fragile. Questa casa ecco... ti fa cose alla mente. [Fuma] Dov'ero rimasto? Dove sono? Dove sarò? Ah, sì. L'apparente disordine dell'universo non è che un ordine superiore, un ordine implicito al di là della nostra comprensione. È per questo che i bambini mi interessano. Sono tutti matti, sai? Ma in ognuno di essi c'è un adulto implicito, l'ordine che nasce dal caos. O è il contrario? Conoscerli significa conoscere sé stessi. Specialmente le bambine. Le bambine bionde. Puttanelle svergognate! Oh, Dio. Dio ci aiuti tutti! A volte... A volte penso che il manicomio sia una testa. Siamo tutti dentro una enorme testa che sogna che esistiamo. Forse è la tua testa, Batman. Arkham è uno specchio. E noi siamo te. (Cappellaio Matto)
  • La casa è un organismo affamato di follia. Un labirinto sognante. E io sono perso in esso. (Dai diari di Amadeus Arkham)
  • Allarmati per la mia salute, alcuni amici mi portano all'opera... Il Parsifal di Wagner. Non capiscono? Non vedono che mi sto frantumando in mille pezzi? Tempo. Il tempo diventa... strano. Sono passati quaranta minuti da quando ho ingerito tre dosi di amanita. Per ora, nessun effetto. All'improvviso, mi convinco che la casa è viva e vuole comunicare con me. Qualcosa mi tocca la nuca, facendomi voltare. Nel loro minuscolo universo autosufficiente, due enormi e luminosi pesci pagliacci si avvicinano l'uno all'altro. E formano il segno dei pesci. I pesci! Il significato astrologico della carta della luna nei tarocchi! Mi è stata indicata la strada. Devo seguirla fino in fondo. Come Parsifal, devo affrontare la follia che mi minaccia. Devo salire da solo sulla torre oscura. Senza guardarmi indietro. E affrontare il Drago che vi abita. Ho un solo timore. E se non fossi abbastanza forte da sconfiggerlo? Che accadrebbe mai? Il fungo fa il suo effetto. Mi sento piccolo e spaunto. Forse ho sbagliato a farlo. Non lontano, chissà dove, il Drago trascina il suo terribile peso per i corridoi della casa. Vengo travolto da un'ondata di puro terrore. E il mondo esplode. Non c'è niente a cui aggrapparsi. Nessun appiglio. Fuggo, in preda al panico. Corro alla cieca per tutto il manicomio. E non posso neanche pregare. Poiché non ho Dio. Le porte si aprono e si chiudono, applaudendo la mia fuga. Le serrature sanguinano. Un coro di bambini castrati intona all'infinito il mio nome. "Arkham." "Arkham." "Arkham." Sto cadendo. Oh, madre, che albero è questo? Che ferite sono queste? Sono Attide sul pino. Cristo sulla croce. Odino sulle ceneri del mondo. Appeso all'albero per nove lunghe notti, ferito dalla lancia. Dedicato ad Odino. E a me steso. Devo vedermi allo specchio per dimostrarmi che esisto ancora. Di fuori sento il Drago farsi sempre più vicino. Striscia dopo striscia, spezzandomi le unghie, tolgo disperatamente il nastro adesivo che ricopre lo specchio. Finché mi vedo riflesso nel cristallo. E guando nei vecchi occhi che ben conosco. Mamma! Devo essere svenuto poiché è già mattina quando riapro gli occhi. Ormai incapace di distinguere dove finisca il Drago. E dove cominci io. Ma non sono forse l'eroe, l'uomo del destino? Non ho forse affrontato il Grande Drago? Dov'è dunque il mio Graal? Il mio guiderdone? La mia ricompensa finale? (Dai diari di Amadeus Arkham)
  • E all'improvviso giunge l'agognata rivelazione, sotto forma di un ricordo che la mia mente aveva rimosso. È il 1920. Gli alberi si agitano nel buio sotto un ciel inquieto. La pioggia scuote i vetri delle finestre. Perché? Perché sono venuto qui? E perché ho tanta paura? Sotto il letto, un battito di grandi ali. Non sono pazzo. Non sono pazzo. Eppure, Dio mi aiuti, lo vedo. Vedo la cosa che ha tormentato e perseguitato la mia povera mamma per tutti questi anni. Lo vedo. Ed è un pipistrello. Un pipistrello! Oh, povera madre mia! Ora capisco cosa la mia memoria voleva nascondermi. Ho la follia nel sangue fin dalla nascita. È il mio retaggio. Il mio destino. Io conterrò le presenze che si aggirano tra queste sale e queste scale anguste. Le circonderò di sbarre e mura e reti elettrificate e pregherò che non riescano mai a scappare. Sono la sposa del drago, il figlio della vedova. Ali coriacee mi avvolgono. (Dai diari di Amadeus Arkham)
  • Comprendo ora la virtù della follia; poiché questo paese non conosce leggi né limiti. Commisero i poveri fantasmi rinchiusi nella prigione euclidea della sanità mentale. Qui tutto è possibile e io sono ciò che la follia ha fatto di me. Integro. E completo. E finalmente libero. Sono Arkham. Sono a casa. Com'è giusto. (Dai diari di Amadeus Arkham)
  • Il dolce dolore di lasciarsi, carissimo. Ad ogni modo non potrai dire che non t'abbiamo fatto divertire. Divertiti, là fuori. Nel manicomio. Ma se le cose si mettessero al peggio, non dimenticarti... qui c'è sempre un posto per te. (Joker rivolto a Batman)
  • Chi se ne frega di voi? Non siete che un mazzo di carte. (Harvey Dent/Due Facce)

Dialoghi modifica

  Citazioni in ordine temporale.

  • Gordon: Ti senti bene? Lo sai che non sei obbligato ad andarci. Lascia che organizzi una squadra SWAT o qualcosa del genere.
    Batman: No. Questa è una cosa che devo fare.
    Gordon: Senti, lo posso capire che persino tu abbia paura. Insomma, con la fama che ha Arkham...
    Batman: Paura? Batman non ha paura di niente. Io sì. Io ho paura. Temo che il Joker possa aver ragione su di me. A volte... dubito della razionalità delle mie azioni. E temo che quando varcherò i cancelli del manicomio... quando entrerò ad Arkham e le porte si chiuderanno alle mie spalle... sarà come tornare a casa.
  • Joker: Senti questa: lo sai quanti bambini rachitici ci vogliono per fare un...
    Batman: Chiudi il becco.
    Joker: Oooh! Siamo nervosetti, eh? [Dandogli una pacca sul sedere] Rilassati, culo di pietra!
    Batman: Giù quelle sporche mani!
    Joker: Che c'è, ho toccato un tasto dolente? Come sta Robin? Ha già cominciato a farsi la barba?
    Batman: Sporco pervertito!
    Joker: Lo sai che con me l'adulazione non serve. Adesso sei nel mondo reale e i matti hanno conquistato il manicomio. "Ed ecco giunge il dolce aprile... che la festa dei folli cominci!"[2]
  • Batman:[Vedendo Harvey Dent/Due Facce usare un mazzo di carte] Cosa gli avete fatto?
    Ruth Adams:[3] Fatto? È in cura. Non si scordi che questo è un ospedale, e che noi siamo qui per curare la gente. Anzi, abbiamo affrontato con successo l'ossessione di Harvey... Il dualismo. Lei conoscerà certo il suo dollaro d'argento... segnato da una parte e liscio dall'altra. Harvey se ne serviva per prendere tutte le sue decisioni, come se esso rappresentasse le metà conflittuali della sua personalità. Noi lo abbiamo disabituato alla moneta e gli abbiamo dato un dado. Se prima aveva solo due opzioni, il dado gliene dava sei. Se l'è cavata così bene con il dado che abbiamo potuto passare a un mazzo di tarocchi. Ciò significa che ora dispone di settantotto opzioni diverse, Batman. Presto disporrà di una capacità decisionale completa, e non dovrà più affidarsi solo a due estremi dialettici opposti.
    Batman: Ma se adesso non riesce neanche a decidere se andare al gabinetto senza consultare le carte! Mi sembra che siate solo riusciti a distruggere la sue personalità, dottore.
    Ruth Adams: A volte si deve distruggere per poter ricostruire, Batman. La psichiatria è così.
  • Ruth Adams: Il Joker è un caso particolare. Secondo alcuni di noi, potrebbe anche essere incurabile. Anzi, non siamo neanche certi di poterlo definire propriamente pazzo. La sua ultima trovata è che sarebbe posseduto dal Baron Ghede[4], il Loa del vudù. Stiamo cominciando a credere che possa trattarsi di un disturbo neurologico simile alla sindrome di Tourette. È addirittura possibile che ci troviamo di fronte a un caso di supersanità mentale. Una nuova brillante evoluzione della percezione umana, un adattamento alla vita urbana della fine del ventesimo secolo.
    Batman: Lo racconti alle sue vittime.
    Ruth Adams: A differenza di lei e me, il Joker non sembra poter controllare le informazioni sensorie che riceve dal mondo esterno. Può affrontare un input caotico e torrenziale soltanto lasciandosene travolgere. Ecco perché certe volte è un clown dispettoso, e altre un killer psicopatico. Non ha una vera personalità. Crea se stesso ogni giorno. Si considera il signore della trasgressione, e per lui il mondo è il teatro dell'assurdo.
  • Uomo: Togliamogli la maschera. Voglio vedere la sua vera faccia.
    Joker: Oh, Cristo santo, non siate così scontati! La sua vera faccia è quella! E io voglio andare molto più in profondità. Voglio che senta delle dita appiccicose che frugano negli angoli più sporchi della sua mente. Vogliamo cominciare con un test di associazioni verbali, Ruthie?
  • Dottor Cavendish: Lo capisci, adesso? Hai capito? Tu che hai riempito per anni questa casa di povere anime folli. Tu che hai nutrito questa casa affamata. Lo capisci? Sei tu il pipistrello!
    Batman: No. Sono... Sono solo un uomo.
  • Ruth Adams: Cosa è lei?
    Batman: Più forte di loro. Più forte di questo posto. Devo dimostrarglielo.
    Ruth Adams: È pazzesco.
    Batman: Esattamente. Arkham aveva ragione: a volte è solo la pazzia a fare di noi ciò che siamo. O forse il destino.
  • Batman: Sei libero. Siete tutti liberi.
    Joker: Oh, questo lo sapevamo già. Ma tu? [mostrandogli una camicia di forza] Sei venuto a reclamare il tuo manto regale? O vuoi solo che poniamo fine alle tue sofferenze di povera creatura malata?

Explicit modifica

E non è forse la dolce mano di una mamma a scostare le tendine, e la dolce voce di una mamma a invitarti ad alzarti? Ad alzarti e a dimenticare alla luce del sole i brutti sogni che tanto ci spaventano quando tutto era buio. (Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie)

Citazioni su Arkham Asylum: Una folle dimora in un folle mondo modifica

  • Mentre il collega Superman in versione "riveduta e corretta" se la cava con qualche problemuccio morale e con un'inattesa propensione per la compagnia femminile, Batman è sempre più cupo, tormentato e afflitto, sempre più dubitoso della proprio capacità di affrontare il male, se non addirittura roso dal dubbio di incarnare il Male stesso. Quanto a Joker, il suo tradizionale avversario, scordatevi pure della macchietta di Bob Kane e di quel guittaccio di Jack Nicholson: questo Joker di "Arkham Asylum", questo Joker dai tacchi a spillo e dai capelli tinti di verde, lucido e ironico, somaticamente stravolto dalla psicosi, reca su di sé e in sé i segni del dolore e acquista a tratti una sorprendente, mesta dignità di folle. (Stefano Negrini) [5]

Note modifica

  1. In originale: Aren't I just good enough to eat?. Nella traduzione si perde il doppio significato di good.
  2. In originale: April sweet is coming in, let the feast of fools begin!
  3. È una psicoterapista dell'Arkham Asylum.
  4. Papa Ghede è la controparte "buona" del Baron Samedi, Signore della morte e del cimitero.
  5. Dalla prefazione intitolata Pipistrelli e tacchi a spillo.

Bibliografia modifica

  • Grant Morrison e di Dave McKean, Arkham Asylum, traduzione di Stefano Negrini.

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