Apollo del Belvedere
statua marmorea risalente al periodo post-ellenistico
Citazioni sull'Apollo del Belvedere.
- Contansi a milioni le belle creature della vita che non vissero mai, e son milioni le forme che, fuori d'ogni sesto e misura, vivono la vita, serena ed immortale, dell'arte. [...]. Voi così non vedrete, col Taine, un giovane lord inglese nell'Apollo del Belvedere, che Winkelmann cosparse di fiori, e leva in alto come cosa immateriale la bellissima testa dal candido corpo giovanile, leggiero e casto come non fu mai forma umana. (Vittorio Spinazzola)
- È innegabile che l'Apollo del Belvedere produca in noi una assai vivida impressione come di una teofania, cioè di una improvvisa apparizione di un dio tra i mortali. (Pericle Ducati)
- Il corpo d'Apollo offre un assoluto contrasto con quelli degli dei e dei giganti del fregio di Pergamo. Là i muscoli sono indicati tutti, come se l'artista si compiacesse nel dar loro uno speciale risalto; qui, invece, lo scheletro è coperto di carne, e sulla carne si vede l'epidermide e più si scorge l'eleganza che la forza. (Salomon Reinach)
- Il dio, di giovanile, elegante bellezza, è rappresentato nell'istante posteriore al gettito di una delle sue infallibili freccie; la figura è nello schema successivo alla totale tensione del corpo e dello spirito nel colpire con l'arco. Trionfante è lo sguardo dalle ciglia un po' corrugate; leggermente gonfie di sdegno sono le narici; dalla bocca leggermente schiusa si avverte l'accelerato respiro; vi è un movimento un po' turbato dell'animo, raffrenato tuttavia dalla essenza soprannaturale del dio. Ed il braccio sinistro è ancora disteso, ma si è già leggermente ripiegato, ed Apollo, pur indirizzando lo sguardo sul nemico già raggiunto dalla freccia, si reca altrove verso altri avversari, implacabile nella sua ira, ammantato da calma apparente. (Pericle Ducati)
- La testa dell'Apollo del Belvedere presenta caratteri che si collegano alla scuola di Scopa. Il dio ha lanciato una freccia e il suo sguardo è corrucciato; ma è al tempo stesso appassionato ed inquieto. Gli dei, nell'arte ellenistica, non conoscono più la serenità olimpica; anche se vittoriosi ed onnipotenti, sono afflitti da qualche cura. (Salomon Reinach)
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