Anna Maria Mori

giornalista e scrittrice italiana

Anna Maria Mori (1936 – vivente), giornalista e scrittrice italiana.

Citazioni di Anna Maria Mori modifica

Da Le signore grandi firme, Patrizia Carraro, Firenze, Guaraldi, 1978

Intervista di Patrizia Carraro ad Anna Maria Mori

  • Fin da piccola mi è stato detto che era importante essere autonoma economicamente: poteva capitare di non sposarsi, di doversi separare, di trovare un uomo senza soldi... e poi c'era l'esempio di mia madre.
  • Il mio primo vero articolo non lo scrissi per un giornale, ma per me: quando la Callas smise di cantare all'improvviso e fece il gesto di grande rivolta, non mi ricordo dove né quando, io ero a letto con l'influenza e scrissi un articolo di profonda solidarietà per lei. Se vuoi, ebbe inizio allora il mio discorso femminista.
  • Un giorno, andando a Firenze a pagare una tassa universitaria, conobbi una donna straordinaria, un'ebrea reduce dal campo di concentramento di Bergen Belsen, dove aveva perduto tutta la sua famiglia, marito, figli, fratelli. Questa donna era alla sua settima laurea: annegava il suo dolore continuando a studiare, non possedeva altro che una valigia piena delle sue tesi di laurea. Io la intervistai e fu il mio primo articolo per Annabella.
  • [A proposito dell'esperienza ad Annabella] A me non interessava partecipare all'ideologia di un direttore e di un editore che vogliono un «femminile» per venderlo, che usano le donne come mercato, riconfermandole continuamente nel loro ruolo tradizionale. Ai miei tanti direttori dicevo sempre: voi mi chiedete un cinismo nei confronti delle donne che non posso avere perché, guarda caso, sono donna anch'io.
  • Le donne sono fondamentalmente disobbedienti perché appartengono al mondo della quotidianità, perché si misurano costantemente con la vita. L'uomo è più obbediente perché tende a identificarsi col potere, con le sue ragioni «superiori».
  • Zincone è uno che ha sempre fatto su un quotidiano come II Corriere della Sera delle inchieste tipicamente femminili, dalla parte degli altri. Non a caso: i vecchi, i matti, i giovani, gli emarginati, le borgate, le donne. Quando l'ho intervistato per la radio Zincone mi ha detto che il ruolo del giornalista è di farsi portavoce di chi ufficialmente non ne ha. E invece normalmente il giornalista cosa fa? Dà voce a chi ne ha troppa.

Incipit di Bora modifica

La fotografia è in bianco e nero: il bianco si è fatto giallino e il nero sfuma, in un grigio che è quasi verde. I bordi dell’istantanea sei per nove corrono a riccioli e piccole onde aguzze all’immagine, raccontando l’indulgere di anni lontani all’ornamento e al decoro, forse inutili, certamente innocenti.

Al centro della foto, una bambina. Una bambina sospesa tra cielo e prato, quasi divisa a metà là dove, dietro di lei, il cielo e il prato si incontrano e si scontrano, grigio più chiaro l’uno e grigioverde un po’ stinto l’altro, lasciando spazio all’immaginazione che colorerà l’uno di azzurro, e l’altro del verde bruciato dell’estate.

La testa della bambina è ritagliata nel cielo, i suoi piedini grassi, ben stretti nei sandaletti di cuoio con il cinturino e la fibbia di metallo da un lato, poggiano sul prato: la foto racconta anche di un alito di vento che piega disordinatamente l’erba più alta, qualche margherita e un paio di soffioni, ma la bambina, come tutta la gente del posto, li conosce solo come «bugie».

Bibliografia modifica

Anna Maria Mori, Nelida Milan, Bora, Marsilio Editori, Venezia, prima edizione digitale 2021. ISBN 9788831799782

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