A proposito di Schmidt
A proposito di Schmidt
Titolo originale |
About Schmidt |
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Lingua originale | Inglese |
Paese | Stati Uniti d'America |
Anno | 2002 |
Genere | commedia drammatica |
Regia | Alexander Payne |
Soggetto | Louis Begley |
Sceneggiatura | Alexander Payne |
Produttore | Michael Besman, Harry Gittes |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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A proposito di Schmidt, film statunitense del 2002 con Jack Nicholson, regia di Alexander Payne.
Frasi
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Warren, a te sembra giusto che questi giovanotti si prendano i nostri posti di lavoro? A me sembra una vera e propria cospirazione! [ride] Io il nostro Warren lo conosco forse da più anni di quanti molti di voi ne hanno vissuti. Warren e io veniamo da lontano, da molto lontano, dall'epoca pionieristica della Woodmen, ma questa è storia antica. E comunque io so bene cosa significa andare in pensione... e quello che voglio dire a te, ad alta voce, Warren, in modo che queste grandi genti sentano è che tutti questi bei regali laggiù non significano proprio un bel niente e neanche questa cena significa un cavolo di niente... né la previdenza sociale e la pensione significano un cavolo di niente, nessuna di queste vuote cerimonie significa un bel cavolo di niente! Quello che conta, quello che conta veramente, Warren, è la consapevolezza di aver dedicato la tua vita a qualcosa di importante, di essere stato produttivo, di aver lavorato per un'ottima compagnia, anzi... per una delle migliori compagnie di assicurazioni del nostro Paese, di aver creato una bella famiglia, di aver messo su una bella casa, di essere rispettato dalla tua comunità, di esserti creato amicizie meravigliose e durature. Se alla fine della sua carriera un uomo può guardarsi indietro e dire "io ho fatto bene il mio lavoro", allora può ritirarsi gloriosamente e godersi una ricchezza che va ben oltre quella monetaria. Perciò, voi giovani qui presenti, guardate e ammirate un vostro collega molto ricco! (Ray) [alla festa per il pensionamento di Warren]
- A un bambino come te chissà come sembrerà vecchio uno di sessantasei anni, a dire il vero sembra parecchio vecchio anche a me, perché quando mi guardo allo specchio e vedo le rughe intorno agli occhi e la pelle cascante sul collo, i peli nelle orecchie e i capillari scoppiati nelle caviglie, non riesco a credere che quello sono io. Quando ero bambino pensavo che forse ero speciale, che in qualche modo il destino mi avesse scelto per diventare un grand'uomo. Non dico come Henry Ford o Walt Disney o gente del genere, però... insomma... qualcuno di abbastanza importante. Ho preso una laurea in economia e statistica e avevo intenzione di farmi una mia azienda che sarebbe poi diventata una multinazionale, quotata in borsa, sai? Magari tra le prime cinquecento citate dalla rivista Fortune e io sarei diventato famoso. Però, non so perché, non è andata esattamente così. (Warren) [scrivendo una lettere a Ndugu]
- Helen e io siamo sposati da quarantadue anni. Ultimamente, ogni notte, mi ritrovo a farmi la stessa domanda: "chi è questa vecchia che vive in casa mia?" Perché ogni piccola cosa che lei fa mi irrita tanto? Come tira fuori le chiavi dalla borsetta molto prima di arrivare alla macchina, come sperpera i nostri soldi per le sue ridicole collezioni, come butta via alimenti ancora in ottimo stato solo perché la data è scaduta... e la sua mania... la sua mania di provare nuovi ristoranti [...] e il modo in cui mi interrompe quando cerco di parlare. [...] Detesto il modo in cui si siede e anche l'odore che emana. Ha insistito per anni che io mi sedessi sul water quando urino: la mia promessa di alzare la tavoletta, di asciugare il bordo e dopo di richiudere il coperchio non l'ha mai accettata, no! (Warren) [scrivendo una lettere a Ndugu]
- Caro Ndugu, spero che tu sia seduto perché purtroppo devo darti una brutta notizia: dall'ultima volta che ti ho scritto mia moglie Helen, la tua madre adottiva a distanza è improvvisamente mancata per un embolo cerebrale. Il funerale è stato splendido e con grande partecipazione di gente. Jeannie è venuta da Denver col suo amico e alcuni parenti hanno affrontato lunghi viaggi arrivando da posti lontani. È stato molto commovente da ogni punto di vista, mancavi soltanto tu. Però adesso che la grande animazione si è spenta e il fumo si è diradato, eccomi qua, solo con i miei pensieri ad aggirarmi in questa grande vecchia casa. Mi pare di averti detto nella lettera precedente che facevo l'attuario presso la Woodmen, compagnia di assicurazioni mondiale. Se di un uomo mi si fornisce l'età, la razza, la professione, il luogo di residenza, lo stato civile e la cartella medica, io so calcolare, con un margine di errore minimo, quanti anni quell'uomo potrà vivere. Analizzando me stesso, ora che mia moglie è morta, c'è un 73% di probabilità che io muoia entro nove anni a condizione che non mi risposi. Io so solo che devo impiegare al meglio il tempo che mi resta da vivere. La vita è breve, Ndugu, e io non posso permettermi di sprecare un minuto di più. (Warren)
- Helen... che cosa pensavi di me nel profondo del cuore? Davvero ero io l'uomo col quale volevi stare? Davvero? O eri invece delusa e troppo carina per darlo a vedere? Ti perdono la storia con Ray, te la perdono. È stata tanto tempo fa e... io so di non essere sempre stato in regola con te. Io ti ho deluso. Mi dispiace Helen, mi puoi perdonare? Mi puoi perdonare? (Warren) [rivolgendosi al cielo]
- I parenti storcevano il naso perché l'ho allattato fino all'età di quasi cinque anni, ma io dico, be', date un po' un'occhiata al risultato: io l'ho tirato su sensibile e devoto da bambino ed è rimasto sensibile e devoto da uomo... ed è anche piacevole all'aspetto, benché sia la madre a dirlo. Tu non sei d'accordo? (Roberta) [a Warren]
- Lo so, siamo tutti ben poca cosa di fronte all'universo e suppongo che il massimo che uno possa sperare è di fare qualche volta la differenza. Ma io quando mai ho fatto la differenza? C'è una cosa al mondo che è migliorata grazie a me? Quand'ero a Denver ho provato a fare la cosa giusta, cercando di convincere Jeannie che stava facendo un grosso sbaglio, ma non ci sono riuscito. Così adesso è sposata con quell'imbecille e io non posso farci più niente. Io sono debole e sono anche un fallito. È inutile nasconderselo. Relativamente presto morirò, forse tra venti anni o forse domani. Non ha importanza. Una volta morto e con me anche tutti quelli che mi hanno conosciuto, sarà come se non fossi neanche mai esistito. Ha mai fatto la differenza per qualcuno la mia vita? Per nessuno che io ricordi, nessuno, per nessuno. (Warren) [scrivendo una lettere a Ndugu]
Dialoghi
modificaCitazioni in ordine temporale.
- John: Tu non hai una foto di tua figlia?
Warren: Ehm, no... non qui con me, io non ce l'ho, no.
John: Non porti la sua foto nel portafoglio?
Warren: No, ci porto quella di George Washington sui dollari! [John e Vicki ridono] - Vicki: Warren... ti dispiace se faccio un'osservazione?
Warren: Cioè?
Vicki: Be', non hai per niente perso il buonumore nonostante tutto quello che hai passato di recente e lo so che ti ho appena conosciuto però io ho un certo istinto per le persone... e quello che tu mi comunichi è che, a dispetto della tua allegria e del tuo bell'atteggiamento positivo... dentro di te... sei triste, amareggiato.
Warren: Be', occorre un certo riassestamento quando si perde una moglie.
Vicki: Sì, ma c'è qualcosa di più... io avverto qualcosa che va oltre il dolore e il lutto, qualcosa di più profondo.
Warren: Cioè cosa? Non so...
Vicki: Io ti conosco appena però... credo che sia rabbia. Eh, sì, rabbia e non lo so, forse... paura, solitudine.
Warren: Be', la sento la solitudine.
Vicki: Vedi, io l'ho capito.
Warren: Te la posso dire una cosa?
Vicki: Ti ascolto!
Warren: Io ti conosco da appena un'ora circa eppure sento che tu riesci a capirmi meglio di quanto mia moglie Helen abbia mai fatto, nemmeno dopo quarantadue anni di matrimonio. Quarantadue anni... Magari se avessi conosciuto prima una donna come te...
Vicki: Oh, che tristezza mi fai! Che tristezza in quello che hai appena detto, Warren!
Caro Signor Warren Schmidt,
il mio nome è Suor Nadine Coutier dell'Ordine del Sacro Cuore. Lavoro in un piccolo villaggio vicino alla cittadina di Mbeya in Tanzania. Uno dei bambini di cui mi occupo è il piccolo Ndugu Umu, il ragazzo che lei ha adottato a distanza. Ndugu è un bambino molto intelligente e molto affettuoso. È un orfano. Di recente ha avuto bisogno di cure mediche per un'infezione agli occhi, ma adesso sta meglio. Gli piacciono tanto i meloni e gli piace tanto disegnare. Ndugu e io vogliamo informarla che egli riceve tutte le sue lettere. Ndugu spera che lei sia felice nella vita e in buona salute, egli pensa a lei tutti i giorni e desidera tanto che lei sia felice. Ndugu ha soltanto sei anni e non sa leggere, né scrivere però ha fatto un disegno per lei. Egli spera che a lei piaccia il suo disegno.
Suor Nadine Coutier
[lettera letta da Warren con la voce di Suor Nadine. Warren osserva il disegno e si commuove]
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