Yehuda Ha-Levi

rabbino di origine sefardita, fu filosofo, teologo, medico e poeta

Yehuda Ha-Levi (1080 – 1141), rabbino, medico, teologo, filosofo, poeta e scrittore spagnolo ebreo.

Citato in Antonio Belli, Storia della letteratura ebraica biblica e postbiblica modifica

  • Pur ieri beveva la terra, | con sete di giovane ardore, | la pioggia d'autunno: una sposa | che trepida attende l'amore. | Ma or che, d'aiole dorate | fiorita la candida vesta, | per lei primavera è venuta, | somiglia a una sposa ridesta | che rida sui pinti tappeti, | che goda dei lini preziosi, | che al collo ammirando rinnovi | di gemme i monili vezzosi. | La gonna distende vivace | di occhi gemmanti variata: | qui rossi, là verdi, là gialli | la bocca le suggono ambrata. | Da dove i colori e la luce | commisti ha rapiti e i tepori? | Scintillano gocce di stelle, | raggianti, cangianti fulgori, | Scendiamo col vin nel verziere! | Ei brilla nel calice schietto, | in mano riluce e scintilla, | rifulge e fiammeggia nel petto. | È il sole che sprizza dai vetri! | L'acchiappino svelti i bicchieri! | Del bosco pei freschi meandri | perdiamoci e i verdi sentieri! | Andiam! ci beamo! ridenti | la terra c'impregna gioiosa | di freschi profumi, di gocce | di pioggia, la più rugiadosa. | Le lacrime della rugiada | l'allegran di pianto glorioso, | son veli di perle lucenti | che adornano un petto vezzoso.[1] (pp. 302-303)
  • O Ebron! o visïoni, memorie onnipresenti, | raccolte della terra sui più santi ornamenti! | Abarim! Ha Hahar! dove, raggianti cori, | sta sepolta dei Giudici la gloria e dei Dottori! | O mia vita, o mio spirto! Della terra il fortore | sarebbe a me più aulente del più soave odore; | la gocciola di pioggia, raccolta nel cammino, | sarebbe a me preziosa più del balsamo fino! | oh!, santo, santo è Dio; poss'io per le contrade | proceder nudo e scalzo, di Dio sopra le strade! (p. 304)
  • Dolce sulla mia lingua m'è il Suo amore, | quando l'altero cuor si piega umile, [...] | O Padre mio, fa che di nuovo il Tempio | sorga, raccogli la tua greggia amica, | della gazzella ascolta il lamentoso | grido e mantieni la promessa antica; | nella Tua piena maestà gioioso | muovi, Diletto mio, così discendi | come nei giorni antichi, ov'io dimoro | e sopra me nella tua gloria splendi![2] (p. 305)

Note modifica

  1. Canto dedicato all'amico Ischaq ben Yalton. Cfr. Storia della letteratura ebraica biblica e postbiblica, p. 302.
  2. Traduzione di Armando Sorani.

Bibliografia modifica

  • Antonio Belli, Storia della letteratura ebraica biblica e postbiblica, Nuova Accademia Editrice, Milano, 19613.

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