Victor Klemperer

filologo e scrittore tedesco (1881-1960)

Victor Klemperer (1881 – 1960), filologo e scrittore tedesco.

Victor Klemperer nel 1952

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  • Ciò che qualcuno vuole occultare, o agli altri, o a se stesso, perfino ciò che racchiude entro di sé inconsciamente, la lingua lo porta alla luce. (p. 27)
  • La lingua nazista in molti casi si rifà a una lingua straniera, per il resto quasi sempre al tedesco prehitleriano; però muta il valore delle parole e la loro frequenza, trasforma in patrimonio comune ciò che prima apparteneva a un singolo o a un gruppuscolo, requisisce per il partito ciò che era patrimonio comune e in complesso impregna del suo veleno parole, gruppi di parole e struttura delle frasi, asservisce la lingua al suo spaventoso sistema, strappa alla lingua il suo mezzo di propaganda più efficace, più pubblico e più segreto. (p. 32)
  • Il Duce [...], per quanto in lui si avvertisse lo sforzo fisico volto a caricare di energia le sue frasi, con cui cercava di dominare la folla sottostante, pareva tuttavia nuotare nella corrente sonora della sua lingua madre, le si abbandonava totalmente nonostante le sue pretese di dominio, e anche quando scivolava dall'oratoria nella retorica rimaneva un oratore la cui fisionomia non si deformava in smorfie spasmodiche. Invece Hitler, anche quando adottava il registro della lusinga e del sarcasmo – i due registri che di preferenza alternava – parlava, meglio, gridava sempre in maniera spasmodica. Anche nello stato di massima eccitazione si può mantenere una certa dose di calma e di dignità, un autocontrollo, un sentimento di armonia con se stessi e con gli altri. Tutto questo è mancato fin dall'inizio a Hitler, retore assoluto, consapevole e per principio. (pp. 75-76)
  • In ogni rivoluzione, politica o sociale, artistica o letteraria che sia, agiscono sempre due tendenze: in primo luogo il desiderio di qualcosa di totalmente nuovo, per cui si tende a sottolineare l'acuto contrasto con quanto era stato valido fino a quel momento, poi però anche il bisogno di riallacciarsi a una tradizione che fornisca una legittimazione. Non si riesce a essere assolutamente nuovi, si ritorna a dei valori contro cui ha peccato l'epoca che si vuole distruggere, si ritorna all'umanità o alla nazione o alla morale o alla vera essenza dell'arte ecc. ecc. Ambedue queste tendenze si rivelano con chiarezza nell'imposizione o nel mutamento di un nome. (pp. 99-100)
  • Come manifestazione di avversione sociale, basata su motivi religiosi ed economici, l'antisemitismo è comparso in tutti i tempi e fra tutti i popoli, ora qui, ora là, in forme ora più attenuate, ora più violente; sarebbe assolutamente ingiusto imputarlo proprio ai tedeschi ed esclusivamente a loro. (p. 164)

Bibliografia modifica

  • Victor Klemperer, LTI. La lingua del Terzo Reich. Taccuino di un filologo, a cura di Elke Fröhlich, traduzione di Paola Buscaglione Candela, Giuntina, Firenze, 2011. ISBN 978-88-8057-072-1

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